GIOCHI OLIMPICI INVENALI UN FUTURO INCERTO TRA CAMBIAMENTO CLIMATICO, GEOPOLITICA ED ECONOMIA DELLO SPORT

12 settembre 2024

Articolo di riferimento:  Effetto s(ci)erra

19 Novembre 1999

Con la ennesima rinuncia di alcuni Paesi tradizionalmente legati allo sport invernale  - Svezia e Svizzera – a candidarsi per l’organizzazione dei Giochi Olimpici invernali del 2030, la questione del futuro della manifestazione è tornata ad essere protagonista di un acceso dibattito.
In un contesto così d’attualità e così in evoluzione, caratterizzato da cambiamento climatico, tensioni e sfide economiche, l’opportunità di organizzare i Giochi sembra essersi fatta più difficile: una vera e propria percezione di un bivio.
La discussione è più che mai necessaria, ponendo l’obiettivo di indagare le nuove dinamiche appena delineate che stanno influenzando la gestione di uno degli eventi sportivi agonistici ed espositivi più iconici al mondo.
L’effetto serra, che già influisce pesantemente sul settore dello sci alpino, non si limita a ridurre la durata delle stagioni invernali ed a rendere le condizioni meteorologiche più imprevedibili. Sta anche cambiando la geografia degli sport invernali. Le località che un tempo erano considerate sicure ed affidabili per ospitare grandi eventi sportivi si trovano ora ad affrontare inverni sempre più miti, con stagioni sciistiche più brevi e meno neve naturale.
Questo non solo aumenta i costi per garantire le condizioni necessarie per le competizioni, ma rende anche l’organizzazione dei Giochi Olimpici meno sostenibile sia dal punto di vista ambientale che finanziario.
Tradizionalmente ospitare i Giochi Olimpici è stato considerato un modo per dare slancio all’economia locale e nazionale, attrarre turisti e migliorare le infrastrutture. Tuttavia negli ultimi anni questa prospettiva è stata messa in discussione. I costi di organizzazione sono aumentati in modo esponenziale, mentre i benefici economici si sono spesso rivelati inferiori alle aspettative.
Il caso di Milano-Cortina 2026, ad esempio, dimostra come anche le località più idonee debbano affrontare enormi sfide finanziarie. 
Il ritiro di Paesi come Svezia e Svizzera suggerisce come il rapporto tra costi e benefici stia diventando sempre più sbilanciato, scoraggiando anche la nazioni con una lunga tradizione di sport invernale.
In apertura si è accennato alla percezione di trovarsi innanzi ad una sorta di bivio. Un esempio concreto lo pone la geopolitica. Cerchiamo di spiegarlo.
E’ chiaro che il modello attuale di candidatura e organizzazione necessita di una riforma per diventare più sostenibile e in linea con le nuove realtà climatiche ed economiche. In seno al Comitato Olimpico Internazionale c’è la consapevolezza che affinché i Giochi Olimpici Invernali continuino ad essere una celebrazione degli sport di montagna, nell’imporre modelli di sviluppo sostenibile si dovrà “sostenere” in modo concreto quelle regioni che rappresentano il cuore e l’anima degli sport invernali e che però  presentano risorse limitate ed in genere economie in difficoltà nel Vecchio Continente. 
Norvegia a parte, dove abbonda il petrolio. Ed è proprio sul cosiddetto “oro nero” che si palesa una grande novità sul panorama dell’organizzazione degli sport invernali. 
Il Regno dell’Arabia Saudita, che nel Febbraio dell’anno 2029 ospiterà nella progettando città di Neom (Distretto di Tabuk) i Giochi Asiatici Invernali, si candiderà con ogni probabilità alla organizzazione dei Giochi Olimpici Invernali edizione 2038. 
La candidatura saudita, regione notoriamente calda e senza tradizione invernale, indica una trasformazione radicale nel modo in cui vengono concepiti i Giochi degli Sport della neve e del ghiaccio. Al Comitato Olimpico Internazionale la scelta di “appoggiare” o meno uno Stato che sta investendo somme spropositate in settori come il turismo sportivo e gli eventi internazionali, al pari dei più piccoli regni confinanti degli Emirati Arabi, del Qatar e del Bahrain.
Attrarre sempre più il principe saudita Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd all’interno dei circuiti internazionale dello sport business potrebbe significare mitigare la concentrazione del suo regno dalla costante del “sangue e arena”. Il condizionale è d’obbligo, considerato che le aperture del CIO verso Vladimir Putin  (Giochi Olimpici invernali di Sochi 2014) non hanno contribuito a rendere trasparente e costruttivo il dialogo fra Occidente e Federazione russa.

Ludovica GUGLIOTTA
12 Settembre 2024









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