Venti di crisi sul calcio di C

5 Febbraio 1999

Il crollo del Totocalcio che da più di

un anno interessa l'Italia investe anche

le aziende del calcio professionistico

più deboli sul mercato: quelle della

serie C. Un dato sembra confermare

l'involuzione. Da tempo la quota mensile

Totocalcio-Totogol che viene ripartita

tra le 90 industrie affiliate (36 di C1 e 54

di C2) si era stabilizzata sui 5,3 miliardi

di lire. Nel dicembre scorso essa è scesa

a 3 miliardi. Cresce il rischio di indebitamente

dell'intero settore (federazione

compresa) per fare fronte ai costi del

personale.

I rimedi a questo preoccupante

panorama non sono facili per la Lega

di Firenze.

1) Ridurre il numero delle società,

creando una divisione C d'élite, ha un

senso solo se legato ad un progetto

più ampio e lungimirante di formazione

professionale di giovani calciatori

in carriera: tetti sull'età degli atleti e

sulle retribuzioni (un rigido salary cap

all'americana), abolizione dei meccanismi

di promozione e di retrocessione

sul campo e premi in denaro ai sodalizi

meglio classificati in rapporto alle risorse

disponibili segnalate nei rapporti

trimestrali alla Covisoc. Per intenderci

una sorta di campionato Usa universitario

da dove i grandi club attongono

manodopera qualificata.

2) Vendere i diritti tv del pacchetto

serie C ad un network nazionale.

L'accordo siglato venerdì scorso in

Milano con il neonato Rai sport satellite

(canale gratuito visibile con decoder

digitale e parabola) va in quella direzione.

Ma facciamo due conti in tasca

al network: un budget di spesa annua

di 25miliardi, di cui 1/3 per il personale,

1/3 per la tecnologia ed 1/3 per l'acquisizione

dei diritti tv. Quanto potrà offrire

di questi 8 miliardi una rete che nasce

per assicurare la copertura televisiva

agli sport minori soffocati da quelli forti

(calcio in testa) a livello Auditel? Alla

Lega in teoria non rimane che "ricomprare"

la maggiore fetta possibile di

spazi del palinsesto procacciando spot

pubblicitari alla Sipra. Un compito duro

considerato la limitatezza del mercato

italiano della tv digitale.

3) Minacciare uno sciopero dei campionati

contro il concorso SuperEnalotto.

Senza la partecipazione della Lega di

serie A e B una sfida boomerang per il

presidente Mario Macalli.









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