Il successo dell’operazione “Coni
Servizi Spa” della scorsa settimana
dipende dall’effettivo potere di iniziativa
in capo alla neonata società per
affrontare la questione che, per impotenza
politica e/o giuridica, il Comitato
olimpico non ha risolto: assicurare la
copertura dei costi dell’apparato centrale
e quelli dell’attività agonistica
azzurra di alto livello (Europei, Mondiali
ed Olimpiadi).
Riassetto finanziario. Innanzitutto
la Spa potrà nascere solo se a fronte
dei debiti ereditati dal Coni saranno
iscritte nel bilancio di apertura attività
“certe” in aggiunta al milione di euro
di capitale sociale che l’azionista unico
(il Ministero dell’Economia) ha deciso
di stanziare. Un pareggio contabile che
potrebbe essere raggiunto grazie all’assorbimento
del patrimonio immobiliare
del Comitato olimpico rivalutato per
l’occasione, ma che non basterà per le
banche creditrici (Bnl in testa); all’azionista
la scelta: ipotecare gli immobili od
utilizzare parte dei suoi fondi speciali
per un piano di rientro concordato.
Riassetto economico. La ricetta di
Tremonti per una gestione “aziendale”
dei dicasteri sulla carta si addice al caso:
1) ottenere il massimo rendimento dai
servizi resi, sfruttando condizioni di privilegio:
per il ministero si tratterà allora
di intervenire sull’altra sua partecipata,
l’Agenzia dei giochi, per riequilibrare
le lotterie a favore di quelle sportive; 2)
tagliare i costi attraverso lo strumento
della devolution: di fatto ci si avvia
sempre più verso il finanziamento dello
sport di base a carico delle Regioni,
mentre l’attività agonistica federale già
si autofinanzia con la tassazione degli
affiliati. A carico del Ministero dell’Economia
rimarrebbe quindi come detto
la copertura dei costi di struttura e di
quelli dell’attività azzurra. L’obiettivo a
medio/lungo termine è quello di far
fronte con i proventi delle scommesse.
Oggi tuttavia le soluzioni sono altre:
spostare una quota dei circa 2.800
dipendenti ereditati dal Comitato olimpico
in altri settori della pubblica amministrazione,
ed utilizzare parte dei fondi
speciali assegnati a ciascun dicastero
dalla Legge Finanziaria.
In ogni caso la delicata redistribuzione
annuale di risorse fra le federazioni,
in base a seri budget di previsione e
non al numero dei tesserati, proprio
per la logica del controllo di gestione
tipica della prassi amministrativa aziendale
non può vedere estranea la Coni
Servizi Spa. Viceversa la competenza
in materia rimane in esclusiva al Coni,
che fra l’altro elegge i vertici della Spa.
Un intreccio di competenze, frutto di
compromessi, che potrebbe minare alla
base la riforma.