Una babele di Coni

12 Luglio 2002

Il successo dell’operazione “Coni

Servizi Spa” della scorsa settimana

dipende dall’effettivo potere di iniziativa

in capo alla neonata società per

affrontare la questione che, per impotenza

politica e/o giuridica, il Comitato

olimpico non ha risolto: assicurare la

copertura dei costi dell’apparato centrale

e quelli dell’attività agonistica

azzurra di alto livello (Europei, Mondiali

ed Olimpiadi).

Riassetto finanziario. Innanzitutto

la Spa potrà nascere solo se a fronte

dei debiti ereditati dal Coni saranno

iscritte nel bilancio di apertura attività

“certe” in aggiunta al milione di euro

di capitale sociale che l’azionista unico

(il Ministero dell’Economia) ha deciso

di stanziare. Un pareggio contabile che

potrebbe essere raggiunto grazie all’assorbimento

del patrimonio immobiliare

del Comitato olimpico rivalutato per

l’occasione, ma che non basterà per le

banche creditrici (Bnl in testa); all’azionista

la scelta: ipotecare gli immobili od

utilizzare parte dei suoi fondi speciali

per un piano di rientro concordato.

Riassetto economico. La ricetta di

Tremonti per una gestione “aziendale”

dei dicasteri sulla carta si addice al caso:

1) ottenere il massimo rendimento dai

servizi resi, sfruttando condizioni di privilegio:

per il ministero si tratterà allora

di intervenire sull’altra sua partecipata,

l’Agenzia dei giochi, per riequilibrare

le lotterie a favore di quelle sportive; 2)

tagliare i costi attraverso lo strumento

della devolution: di fatto ci si avvia

sempre più verso il finanziamento dello

sport di base a carico delle Regioni,

mentre l’attività agonistica federale già

si autofinanzia con la tassazione degli

affiliati. A carico del Ministero dell’Economia

rimarrebbe quindi come detto

la copertura dei costi di struttura e di

quelli dell’attività azzurra. L’obiettivo a

medio/lungo termine è quello di far

fronte con i proventi delle scommesse.

Oggi tuttavia le soluzioni sono altre:

spostare una quota dei circa 2.800

dipendenti ereditati dal Comitato olimpico

in altri settori della pubblica amministrazione,

ed utilizzare parte dei fondi

speciali assegnati a ciascun dicastero

dalla Legge Finanziaria.

In ogni caso la delicata redistribuzione

annuale di risorse fra le federazioni,

in base a seri budget di previsione e

non al numero dei tesserati, proprio

per la logica del controllo di gestione

tipica della prassi amministrativa aziendale

non può vedere estranea la Coni

Servizi Spa. Viceversa la competenza

in materia rimane in esclusiva al Coni,

che fra l’altro elegge i vertici della Spa.

Un intreccio di competenze, frutto di

compromessi, che potrebbe minare alla

base la riforma.









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