Stretta di mano solo un ricordo

15 Settembre 2000

Il "caso Batistuta" trattato la scorsa

settimana ci offre l'opportunità di parlare

delle sponsorizzazioni personali degli

sportivi, i cui contratti sono diventati

ormai una scienza trasversale del diritto

commerciale.

La loro stesura oggigiorno impegna

staff di avvocati e giuristi universitari di

livello internazionale.

Dalla stretta di mano fra atleta ed

azienda degli anni Settanta a sancire

l'accordo racchiuso quasi sempre in una

pagina scarsa, siamo arrivati alle trenta

e più di media dei contratti che legano

alla ditta uno sportivo di fama mondiale,

gioielli di complessità.

Una mania tutta anglosassone. Ma

la prassi ha ormai varcato la Manica, ed

intanto lo sviluppo della rete (internet)

renderà superata in parte la materia,

costringendo i firmatari ad introdurre

nuove clausole. E pagine.

Condizioni e deroghe particolari a

parte, la traccia dei contratti è standard.

Negli accordi di sponsorizzazione

tecnica vengono elencati i diritti

dell'azienda: le modalità dell'uso della

immagine e del nome dell'atleta, con

le obbligazioni in capo a questo ultimo

in termini di disponibilità e di impiego

del materiale, la durata del rapporto

ed i casi di rottura dello stesso (per

esempio per doping o comportamento

anti-sportivo).

Seguono le prestazioni a favore dello

sportivo (testimonial): le forniture gratuite

dell'equipaggiamento, i compensi

fissi e quelli legati ai risultati agonistici,

più i rimborsi di spesa del caso.

La cifra del rapporto naturalmente

è la materia del contendere. E' ormai

prassi consolidata che dopo un exploit

di rilievo l'atleta batte cassa, non solo

in termini di stipendio, per un aumento

del compenso a parità di obbligazioni.

Presso Adidas France, che ogni anno

rinnova oltre 200 contratti, vige il diritto

alla privacy sull'importo dei premi

come in Nike France.

D'altronde la concorrenza invita alla

prudenza, anche per mascherare i contraccolpi

di fatti negativi (un incidente

del testimonial ad inizio di stagione),

mentre dall'altra crea delle situazioni

paradossali. Alcuni esempi? Per la campagna

promozionale Sydney 2000 il

Comitato olimpico francese, sponsorizzato

da Adidas, ha dovuto fare a

meno della immagine dei principali

atleti (probabili medagliati in Australia)

equipaggiati dalla marca rivale Nike,

mentre la bandiera della spa Milan, il

calciatore Paolo Maldini in quota Nike

quanto a calzature, si è visto amputare

spesso i piedi nel servizio fotografico

di lancio del merchandising rossonero

firmato da Adidas.









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