C’è stato, c’è e ci sarà chi vota per l’espressione artistica del pattinaggio di figura stile Bolchoi e chi vota per quella stile Broadway. Per motivi culturali o per motivi di opportunismo, ma comunque “umani”. Poi un giorno arriverà in giuria la robotica ed allora sarà un altro discorso.
La disapprovazione dei verdetti, situazione non rara nelle competizioni internazionali, il pubblico la manifesta a caldo all’atto della consegna dei premi agli atleti contro il capo di giuria presente sul ghiaccio.
Poi c’è solo il muro di gomma di quell’“io l’ho vista così!” da parte di ciascuno dei giudici contestati, che vengono inghiottiti dalla federazione mondiale guidata dall’italiano Ottavio Cinquanta, la Isu di Davos. Essa dopo ogni “suo” evento (Europei, Coppa del mondo e Mondiali) lava gli eventuali panni sporchi in casa, sospendendo i giudici in malafede, ma non rivoluzionando le classifiche. Fatto viceversa avvenuto in Salt Lake City.
Perchè? C’è innanzitutto un discorso giuridico. Ai Giochi Olimpici la Isu non ha piena capacità di agire, ma è un organo del Cio e, come tale, sottoposta a doveri e controlli. Non è un caso che la richiesta di indagini immediate dopo la gara dell’artistico a coppie sia arrivata dal Comitato olimpico canadese, e non già dalla federghiaccio.
Forma a parte, veniamo ai contenuti.
Ci sono tre cose da sapere:
1) insieme con la Fifa (quella del football) la Isu è tra le federazioni mondiali più ricche e potenti, e ciò grazie ai proventi delle vendite del prodotto pattinaggio alle tv di Usa e Canada;
2) l’industria nordamericana dell’ice skating con il suo indotto è uno dei più grandi business sportivi, e questo ha dell’incredibile se si pensa che, pattini a parte, gli atleti in pista non sono sponsorizzati. Un dato su tutti: nel solo distretto di Detroit (la provincia di Torino) ci sono qualcosa come 150 patinoire affollate dall’alba al tramonto;
3) l’industria di Stato russa dell’ice skating è in bolletta.
Alla luce di quanto sopra, ecco i due aspetti della vicenda “skategate” che ha caratterizzato le recentissime Olimpiadi di Salt Lake City:
- economico: potete comprendere il ritorno in termini di consumi (noleggio pista e programmi tv) di una medaglia d’oro nordamericana vinta in casa;
- politico: fuori dal ghiaccio lo scontro vero è quello tra Nordamerica ed Europa; i nordamericani si chiedono in sostanza perchè uno sport la cui fortuna economica è legata al loro mercato continua ad essere governato da presidenti europei, e forse in prospettiva da uno giapponese dopo il Congresso Isu in Kyoto del prossimo giugno.