Sidney 2000 ai raggi "lire"

6 Ottobre 2000

E' possibile leggere in chiave economica

i risultati dell'Italia in Sydney?

Il tentativo merita perchè si è trattata

della prima spedizione olimpica non

sostenuta in via esclusiva dalle entrate

delle scommesse sportive.

A parte gli sponsor tecnici, cioè i fornitori

di beni e di servizi, l'Italia ha dovuto

infatti fare ricorso a nuovi introiti, a

partire dai finanziamenti Bnl garantiti

dallo Stato.

Un intervento quello governativo

destinato a creare un precedente

che, perdurando la crisi dei concorsi

pronostici sportivi, potrebbe portare a

soluzioni rivoluzionarie (gestione della

pratica sportiva extra preparazione

olimpica fuori dal Coni).

Ricordiamo poi l'accordo di sponsorizzazione

del Comitato olimpico

nazionale con la televisione di Stato

(Rai), che segue quello con la Telecom

limitato soltanto ad alcune federazioni.

Un abbinamento forse più di immagine

che di sostanza (10mdi), ma che

rappresenta una novità sul panorama

internazionale.

Importato invece dalla Francia il

modello di "adozione" di singoli sportivi,

che non diventano testimonial come

nei rapporti di sponsorizzazione personale,

da parte di grandi gruppi dell'economia

nazionale: Bnl ha coperto i

costi della preparazione di cinque atlete

(Alfridi, Gelisio, Idem, Scapin e Sensini).

Una sorta di mecenatismo in chiave

moderna da sviluppare.

Ma tutte le strategie di ricerca di

partnership, scoperte per necessità

dal mondo sportivo italiano in questa

occasione, sono ormai fondamentali

per quelle discipline olimpiche (la maggiore

parte) "non televisive", soprattutto

in un momento come quello odierno

dove la old economy ristagna e quella

new per adesso sembra usare piuttosto

che sostenere lo sport.

Ed allora forse non è un caso se l'Italia

ha avuto rendimenti elevati negli sport,

soprattutto individuali, inquadrabili

a livello gestionale tra le occupazioni

paramilitari e dopolavoristiche (scherma,

tiro, nuoto, judo, marcia, canoa e

canottaggio...). Essa ha invece deluso

là dove gli investimenti vanno oltre le

attrezzature e gli affitti dell'impiantistica,

ed in generale in quelle attività dove

l'esercito non arriva, ed il professionismo

ha alzato il livello di specializzazione

e quindi quello dei relativi costi; due

situazioni che, negli sport di squadra

(basket, calcio, ciclismo...), in Italia vengono

affrontate dai club rispettivamente

con manodopera straniera e/o con

gli introiti dei diritti televisivi.









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