Riforma Visco? Da riformare

22 Gennaio 1999

Ad oltre un anno dalla sua entrata

in vigore, la riforma tributaria Visco del

no-profit nel settore sportivo ha fortemente

deluso. Perchè?

Per il legislatore della grande riforma

fiscale (1971/73) diffondere la pratica

sportiva senza ritorno economico

(motivazione ideale) era una attività

socialmente utile: le entrate da soci

(mezzo) erano quindi meritevoli di

essere detassate, anche in presenza di

proventi esterni non prevalenti tuttavia

rispetto alle prime.

Il principio entra in crisi allorchè:

1. per diffondere la pratica sportiva il

sodalizio è costretto a svolgere attività

economiche "strumentali" prevalenti

(es. sponsorizzazioni); 2. la sola diffusione

dello sport come da statuto cessa

in realtà di essere scopo ideale di tutti i

soci e diviene mezzo per ottenere una

fonte di reddito spesso occulta (motivazione

economica) a favore di pochi

partecipanti attivi (es. i gestori delle

palestre private).

La nuova riforma (D.Lgs. n. 460/1997)

non ha colto queste distorsioni della

legislazione; anzi essa ha rafforzato il

principio informatore: agevolazioni

fiscali e contabili se l'attività istituzionale

prevale sulle altre strumentali. Il

risultato è paradossale: nel caso sub-1

il sodalizio rischia di essere qualificato

come un ente commerciale non agevolato,

mentre il caso sub-2 sulla carta

incarna l'ente non commerciale meritevole

di essere aiutato dal fisco.

L'attuale stato di incertezza del diritto

nell'àmbito dell'associazionismo sportivo

verrà mitigato soltanto affrontando i

suddetti punti, attraverso due provvedimenti

di riordino che tengano conto

dei flussi monetari in uscita dai sodalizi

verso i fattori umani della produzione

(atleti, allenatori, istruttori, dirigenti):

la tanto attesa (17 anni) legge quadro

dello sport dilettantistico per inquadrare

gli sportivi al di fuori dell'area

professionistica deliberata dal 1981 ad

oggi da alcune federazioni; e soprattutto

una legge quadro per disciplinare a

trecentosessanta gradi (fisco, assistenza

e previdenza, forme di pubblicità

e norme deontologiche) la figura del

gestore di palestra, affrontando per la

prima volta il fenomeno sottovalutato

della disoccupazione dei diplomati Isef

con un eventuale occhio di riguardo

(legge Tremonti).









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