Alcuni recenti fatti economici nel
panorama sportivo meritano attenzione
alla luce di due punti:
1) da una sommaria analisi dell’attualità
riscontriamo che da una parte il
calcio professionistico sciopera, mentre
i suoi estremi, la nazionale ed il settore
dilettantistico e giovanile, reggono;
dall’altra le discipline cosiddette minori
lamentano difficoltà e ristrettezze ai
poli (rappresentative azzurre e reclutamento),
mentre le attività di campionato
proseguono;
2) i fatti in questione rappresentano
delle piccole rivoluzioni nell’economia
sportiva nazionale.
Prima di sospendere i lavori per la
pausa estiva la Provincia di Milano ha
stanziato per l’avviamento allo sport
51.650 euro a favore dei comitati provinciali
delle federazioni in difficoltà.
Questo che oggi appare come un intervento
straordinario, in futuro potrebbe
divenire la regola: la finanza locale
(quota parte delle addizionali Irpef) che
sostiene l’attività sportiva di base.
Lunedì 19 agosto scorso in Roma la
federnuoto, su proposta del presidente
Paolo Barelli, ha istituito una via di
mezzo fra un concorso a premi ed una
lotteria di beneficenza aperta a tutte le
associazioni affiliate: 500 euro di sottoscrizione
a favore della nazionale con
in palio tre viaggi ai Mondiali 2003 di
Barcelona. Un tempo in Italia era la
base (i sodalizi) che chiedeva denaro ai
vertici; oggi è il contrario, ma nei Paesi
dove lo sport non vive sulle lotterie calcistiche,
ciò è ordinario. In Svizzera per
esempio in occasione di alcuni eventi
non mancano le urne per la pubblica
raccolta di offerte a favore delle squadre
nazionali rossocrociate.
D’altronde nell’era del decreto
Melandri le federazioni sportive nazionali
sono a tutti gli effetti enti di diritto
privato e, come tali, possono richiedere
(non imporre) ai propri affiliati la corresponsione
di contributi integrativi alla
quota associativa per fare quadrare i
conti. Proprio come avviene nei sodalizi
di base. E c’è di più. L’atleta Boggiatto,
che ben si è distinto in Berlino, è nella
forza lavoro della Fiat. A parte lo stato
di salute dell’industria di Torino, sta di
fatto che è ora di comprendere se nei
“budget sociali” delle primarie imprese
italiane (che non sono molte) ci può
stare l’ inserimento nella forza lavoro di
quegli atleti di alto profilo delle discipline
“non militarizzate”. C’è poi una ricchezza
relativamente nuova che viene
dall’alto: gli utili dei Giochi Olimpici
(120milioni di euro da Sydney, circa 40
da Salt Lake City). Le bocche da sfamare
sono tuttavia tante e per l’Onu dello
sport, il Cio, è delicata la ridistribuzione
dei fondi fra federazioni ricche e
povere.