La riforma del calcio in Italia passa
anche attraverso due punti strettamente
collegati: il ruolo del football di
provincia e la manodopera, alla luce
delle possibili novità Cee in materia di
sentenza Bosman. L'attuale panorama
economico del settore professionistico
presenta ai poli le seguenti tendenze
in sintesi:
- la serie A perde a causa dei costi
della manodopera (ingaggi più indennizzi
al datore di lavoro cedente il contratto);
- la serie C perde a causa dell'inconsistenza
dei ricavi tipici (cessione dello
spettacolo sportivo).
E la serie B? Forte dell'alleanza con la
massima divisione, i proventi dei diritti
radio-tv retrocessi dalla serie A (cosiddetta
mutualità) hanno più che compensato
i minori contributi totocalcio/
totogol che, per quanto calanti, rimangono
ancora ragguardevoli rispetto a
quelli destinati alla Lega di serie C. E
così la serie cadetta, sgravata tranne in
alcuni casi da costi di lavoro non competitivi,
offre a rampanti imprenditori
possibilità di guadagno, soprattutto se
passerà la richiesta di una quota di
mutualità di 200miliardi di lire annue.
Questa è una anomalia che nasconde
una amara verità: se è vero che in
provincia si può ottenere un bene di
nicchia vincente sul mercato internazionale
(vedi fenomeno del nord-est),
è altrettanto vero che il calcio, exploit
d'annata a parte, non è un prodotto di
nicchia, ma di massa, metropolitano.
Che non può più permettersi di retrocedere
delle risorse ad una serie cadetta
che da tempo ha smesso di essere
leader come serbatoio inesauribile di
manodopera specializzata. Campus nei
Paesi svantaggiati e settori giovanili
della serie C si stanno affermando infatti
come poli per la formazione. E non è un
caso se i club forti i 200 miliardi preferirebbero
destinarli alle leghe Dilettanti e
di Serie C. Una posizione su cui è bene
riflettere considerato che la sentenza
Bosman potrebbe essere oggetto in
un prossimo futuro di una riscrittura a
cura delle Cee che, in nome della parità
di condizioni fra lavoratori comunitari,
sono pronte ad abolire l'obbligo dell'indennizzo
a carico del nuovo datore
di lavoro anche in caso di cessione del
contratto. Per intenderci da quella dell'atleta
Guidetti, per esempio, la Biellese
srl non potrebbe vantare alcun diritto di
indennizzo nei confronti dell'acquirente.
Ed allora qui non si tratta di limitare
la libera iniziativa dei giovani leoni di
provincia, ma di impendire come avviene
nei Paesi maturi speculazioni che, in
nome della difesa di posti di lavoro fuori
mercato o della pace sociale, succhiano
risorse allo sport spettacolo metropolitano
da destinare ad una seria politica
di formazione di manodopera.