Linea verde per la nuova C

31 Agosto 2001

Quando in un Paese la politica interviene

a favore dell’occupazione in un

settore economico, accordando agevolazioni

e sgravi od assegnando dei

fondi, in linea generale essa riscuote il

plauso degli imprenditori beneficiati.

La strategia per l’incentivazione ed il

sostenimento della manodopera della

prima industria sportiva italiana, il calcio,

avviata da alcuni anni di concerto

dal governo e dalla federazione, non

ha ottenuto per ora pari gradimento

nell’ambiente.

Alla base di ciò la peculiarità del

settore, dove l’espressione pubblica

del suo stato di salute (i successi della

nazionale azzurra) spesso non collima

con gli interessi dei privati (datori di

lavoro e dipendenti tesserati).

Per comprendere i punti deboli del

progetto è opportuno fare un po’ di

storia.

La prima misura governativa, nata

in seguito all’accordo Stato (Veltroni) -

Coni - Figc dell’agosto 1996, va appunto

nella direzione della salvaguardia dei

vivai nazionali, considerato l’anzianità

dell’ultimo trionfo azzurro (1982): sì al

fine di lucro e quindi alla possibilità di

entrare in Borsa per le società professionistiche,

ma con obbligo di investire

il 10% degli utili nel settore giovanile.

Sennonchè si scopre oggi che la norma,

più che per i bilanci in rosso e per gli

effetti della sentenza Bosman (dicembre

1995), è stata in parte vanificata da

una politica di reclutamento di giovani

calciatori sbilanciata fuori dai confini

della Comunità Europea.

La seconda misura governativa

(Melandri/Visco) è stata inserita lo scorso

fine anno nella Legge Finanziaria

2001: agevolazioni tributarie e previdenziali

per le aziende della serie C che

assumono giovani calciatori.

Altri Stati europei calciofili hanno

affrontato la problematica della formazione

di base, indirizzando la loro azione

a favore dei settori dilettantistici. In

Italia si è puntato invece su di un settore

professionistico, quello di C, travagliato,

i cui operatori economici (imprenditori,

atleti e procuratori) non sembrano

ancora entrati nell’ordine di idee di

costituire in soldoni ciò che il basket

universitario americano è per la Nba.

Una situazione equivoca esplosa

allorchè la Figc/Lega C ha tradotto la

facoltà di assunzione di giovane manodopera

in obbligo. L’emergenza (sciopero

di Ferragosto) è rientrata, grazie

anche ai 12miliardi di lire per la stagione

2001/02 da ripartire tra le società di

serie C in proporzione all’utilizzo dei

giovani calciatori, ma la questione di

fondo rimane: se la riforma del settore

terrà conto anche di quanto sopra,

allora sarebbe opportuno valutare lo

sdoppiamento in una competizione di

giovani d’élite dove i fuoriquota siano

l’eccezione.









Museo Alessandro Roccavilla

Privacy Policy - Cookie policy