Bernie Ecclestone, padrone della
Formula 1, smantella la pay-per-view in
crisi e decide di concentrarsi sui diritti tv
non criptati; la regina degli sport, l'atletica
leggera, per riacquistare audience
cambia rotta, volta le spalle alla pay-tv
e consegna in Italia il circuito 2003
dei grandi meeting estivi della Golden
League alla televisione in chiaro (Rai);
per riportare le competizioni della stagione
in corso dello sci alpino all'interno
dei palinsesti televisivi nazionali non
a pagamento (La7) si è mosso anche
il Parlamento; ciclismo e rugby, sport
popolari per eccellenza, l'avventura
pay-tv nella Penisola non l'hanno mai
cominciata, e la pallacanestro di massima
divisione accetta la diretta anche
su network interregionali. Che cosa sta
succedendo?
A parte calcio e tennis, discipline che,
sebbene trasmesse in buona parte su
canali "non visibili", sono risultate le più
seguite sui teleschermi in base ad uno
studio del luglio scorso condotto dalla
società tedesca Sport+Markt Ag in cinque
Paesi europei di tenedenza (Ita, Fra,
Ger, Spa e Gbr), la parola d'ordine delle
istituzioni sportive sembra essere: alla
larga dalla televisione a pagamento.
Che è in rosso, ma continua ad operare
comprando i diritti degli eventi dagli
organizzatori che subiscono le pressioni
delle autorità sportive e politiche
per un "ritorno" a prezzi inferiori dei
prodotti in mano ai gestori delle tv
in chiaro. Una situazione all'apparenza
paradossale: perchè in un momento di
crisi finanziaria lo sport ufficiale, quello
delle federazioni e dei comitati olimpici,
preferisce spartire meno denaro,
ma avere più visibilità, più audience,
insomma basta nicchia e riconquista
della massa? Lo sport, nella scelta di
preferire i soldi più "sicuri" della tv in
chiaro, si trova alleata di quei mercati
(attrezzature, abbigliamento, accessori,
impianti....) alla disperata ricerca di
nuove generazioni che consumino per
emulare il campione. Come una volta.
Ma se il modello è criptato, lo vedono
meno potenziali praticanti (federazioni)
e consumatori (aziende).
Alla vigilia del nuovo secolo anche
questa rubrica aveva pronosticato nella
tv a pagamento il futuro dello sport.
Una cantonata? In parte. Perchè diciamola
tutta: la tv futura non potrà più
imporre l'abbonamento a tutti i suoi
palinsesti quale condizione per assistere
ai programmi preferiti (es. la partita
di calcio o la finale del torneo di tennis),
pretendendo ancora degli extra (payper-
view); la tv futura sarà quella dove
ciascuno acquisterà la diretta di una
tappa, di un match, di una finale, di una
gara a prezzi stracciati (esempio 1 euro
ad evento), lasciando lo sport parlato al
palinsesto generalista.