La sfida delle Alpi

20 Febbraio 1998

Olimpiadi 2006: Torino, Sion e

Klagenfurt-Kraniska Gora-Tarvisio.

Come dire Italia, Svizzera ed Austria. Tre

candidature concomitanti localizzate

sullo stesso sistema montuoso: le Alpi.

E tutte e tre candidature pesanti. Manca

la Francia, già organizzatrice dell'ultima

edizione alpina dei Giochi Olimpici

invernali, quella di Albertville 92.

Un bene od un male questa concentrazione?

E se fra le tre litiganti una

quarta godrà? Difficile. Comunque sarà

una sede europea. E molto forte per

strappare la vittotia alla regione alpina,

la culla dello sci mondiale tradizionale,

quello poco incline a riconoscere le

nuove tecniche sulla neve (snowboard,

sci carving ...).

Accontentata la comunità scandinava

con Lillehammer 94, rimarrebbe ora

l'Europa orientale (Sofia in testa...).

Al di là del Muro di Berlino, nel 2006,

il processo di trasformazione socioeconomica

delle nazioni avrà presumibilmente

raggiunto nuove tappe sulla

via della redistribuzione razionale dei

redditi e della ricchezza, ma la scelta

viene fatta sette anni prima. E solo tredici

mesi fa per esempio per le vie della

capitale bulgara si marciava per il pane.

L'anno prossimo chi si sentirà di ipotecare

il futuro in continuo chiaroscuro di

quei Paesi?

Ed allora si ritorna al punto di partenza:

salvo clamorose sorprese, la partita

si giocherà tra le sedi alpine.

Su quali tavoli?

Quello ambientale: per le Olimpiadi

di inverno c'è in ballo la montagna

con le riserve di ossigeno del verde.

Chi meno inciderà la natura, avrà una

buona chance di successo. Q u e l l o

economico scatena pronostici sulla

base del presunto peso degli sponsor

occulti: la Fiat dietro Torino contro la

Swatch dietro Sion. Ma quello fiscale

potrebbe rilevarsi alla fine decisivo. Il

Comitato Olimpico Internazionale (Cio),

così come le federazioni mondiali dello

sci (Fis), del pattinaggio (Isu) e dell'hockey

su ghiaccio (Iihf ), hanno sede

legale in Svizzera. Si tratta di enti senza

fini di lucro, la cui attività commerciale

gode di una sorta di esenzione tributaria

concessa dalla confederazione. Che

ora potrebbe monetizzare il favore.









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