Con il decreto 27 marzo 2000 lo
Stato ha messo in vendita 119 proprietà
immobiliari tra fabbricati e terreni in
tutta la Penisola.
Le cronache hanno concentrato l'attenzione
sul complesso del Foro Italico
in Roma, comprendente anche lo stadio
Olimpico, dove producono i loro spettacoli
le società di calcio capitoline.
Il valore dell'offerta (attrezzature
sportive, terreni, villette, parcheggi,
vivai e vari monumenti del periodo
fascista) si aggira intorno ai 1.000 miliardi
di lire. L'Erario si propone di chiudere
l'operazione entro il prossimo 31
dicembre.
Ce la farà? Ed a quali condizioni, considerato
il valore extra-commerciale
degli immobili in questione?
E' inutile ricordare che lo stadio di
Atlanta è durato il tempo di un'estate
olimpica, o che il Madison Square
Garden in New York cambierà volto
dalle radici. Negli Stati Uniti la sacralità
degli impianti sportivi non esiste.
Ma qualcosa sembra cambiare anche
nel vecchio Continente, se è vero che
il gruppo privato che ha acquistato il
tempio del calcio britannico, il Wembley
Stadium, ha dichiarato che esso non
sarà più quello di prima, un luogo vivibile
solo in occasione delle partite, ma
diventerà una cittadella da frequentare
ogni giorno, con centri di allenamento,
ristoranti, videoteche, librerie ed altri
spazi per il tempo libero.
Ora tocca all'Italia inaugurare quella
che l'allora ministro dei beni culturali
con delega per lo sport, Walter Veltroni,
lanciò come la stagione della privatizzazione
degli stadi (1997).
Ma l'operazione Foro Italico presenta
per i potenziali acquirenti alcuni aspetti
che la rendono non facile. I club romani
molto probabilmente sono interessati
esclusivamente allo stadio del calcio.
L'offerta prevede la cessione del
complesso a lotti? In caso affermativo,
l'eventuale sacrificio della pista di atletica
potrebbe precludere la riproposizione
della candidatura olimpica di
Roma. E qui allora si innesta il discorso
di fondo: a quale livello arriva il vincolo
conservativo delle opere in oggetto per
l'acquirente?
La tribuna Monte Mario potrà divenire
il tetto di un centro commerciale
e del tempo libero? Non è un caso che
lo Stato ha raffreddato i progetti di una
cordata americana pronta ad esportare
nella Città Eterna la filosofia stelle e
strisce in materia. Insomma i margini
per rivoluzioni urbanistiche sembrano
ristretti; a maggiore ragione se dalle
attrezzature sportive si passa poi agli
immobili storici (le casacce, monolite e
fontane della sfera), per i quali l'offerta
potrebbe essere indirizzata verso il
mondo delle fondazioni della capitale
(es. Caput Mundi), sostenute da potenti
partner istituzionali pubblici e privati.