La lezione della Nba

11 settembre 1998

Lo scontro sindacale tra la Nba e

l'Associazione Giocatori da un parte, ed

i progetti per la creazione di un campionato

europeo di calcio per club pro

(Superlega od Eurolega) dall'altra stanno

caratterizzando il panorama economico

dello sport mondiale di questa

fine estate 1998.

Due fatti a prima vista distanti, slegati

se presi nella loro situazione contingente.

Ma non è così.

Al di là dell'oceano si litiga sulla percentuale

delle entrate del famoso campionato

Nba da riconoscere come salari

ai cestisti: tra il 48 ed il 52% per la Lega,

il 63% per il sindacato.

Senza entrare nel merito della contesa,

ciò che è importante sottolineare è

che a discutere del costo del lavoro del

secondo mercato sportivo al mondo

(5.270miliardi di lire di giro di affari

contro i 5.610 del football americano)

ci sono due istituzioni soprannazionali:

il sindacato giocatori e la lega Nba per

le imprese. Per le quali dalla costa atlantica

a quella pacifica, tranne alcune

eccezioni (i paradisi fiscali nel Wyoming

e nel Nevada), le norme sono eguali.

Questo è liberismo: sul mercato le

società si confrontano con soldi (puliti o

no, questo è un altro problema) ed idee,

ma ad armi pari. Non esiste che il cestista

sceglie la Grecia o la Turchia dove

il datore di lavoro gli dà di più perchè

paga meno imposte e contributi.

Gli insegnamenti che in queste settimane

giungono dagli Stati Uniti per

la futura "Nba del calcio europeo" sono

proprio questi: 1) se dopo il baseball

anche il basketball nel Paese del bengodi

si ferma per la questione salariale, ciò

vuol dire che il problema esiste e che va

affrontato da due entità forti e soprannazionali

in rappresentanza delle parti

(calciatori e società); 2) il calcio, questo

settore dell'industria sportiva che dopo

la Borsa ora entra nella bilancia dei

pagamenti degli stati (Gran Bretagna),

non può permettersi un mercato dove

alcuni operatori economici si vedono

accordate da autorità nazionali (federazioni,

pubbliche amministrazioni) dei

privilegi diretti (contributi) od indiretti

(agevolazioni fiscali, previdenziali). E

questo al di là dell'art. 92 del Trattato

dell'Unione Europea. Da quanto trapela

in questi giorni il progetto della

Superlega (privato) o quello dell'Eurolega

(Uefa) sembrano molto carenti sotto

questi aspetti.









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