La disciplina dell’assicurazione di
Stato obbligatoria per le imprese contro
gli infortuni sul lavoro, gestita dall’ente
Inail, è oggetto di una riforma che
dovrebbe vedere ormai il traguardo.
Il condizionale è d’obbligo, considerata
la bocciatura del testo provvisorio
lo scorso fine settimana da parte della
Commissione Bilancio della Camera. Tra
i motivi la mancata quantificazione di
alcuni oneri legati alla istituzione di
una banca dati, e la gestione dei risultati
(avanzi o disavanzi) dei vari settori
protetti; in particolare si discute sui
700miliardi di lire di buco dell’agricoltura
(incidenti mortali in continuo aumento),
la cui copertura è stata richiesta
all’industria in luogo dell’utilizzo del
bonus di pari importo concesso dalla
Legge Finanziaria 2000, ed accantonato
dall’ente in previsione del futuro minore
gettito per la riduzione delle tariffe.
Su questo proscenio fa il suo ingresso
lo sport professionistico (quello regolamentato
dalla legge 23 marzo 1981,
n. 91).
Un debutto che sta passando inosservato,
ma che merita alcune considerazioni.
1. In Italia il diritto sportivo impone
che l’attività lavorativa dei professionisti
sia obbligatoriamente assicurata
alla Sportass (contro i rischi di morte e
di invalidità permanente), e riassicurata
presso una compagnia a scelta del
datore di lavoro.
Ora il diritto pubblico viene ad imporre
un ulteriore obbligo assicurativo sullo
stesso rischio, con il probabile intento
di risanare le finanze dell’ente.
2. Il premio a carico del datore di
lavoro si ottiene moltiplicando per un
tasso espresso per mille, variabile per
settore in base alle relative statistiche
degli infortuni, la retribuzione reale o
convenzionale. Una questione non da
poco, perchè se è vero che le disgrazie
nello sport professionistico sono al di
sotto della media nazionale mensile
(oltre 100 morti), è altrettanto vero che
il monte stipendi di calcio, basket, automobilismo,
motociclismo, ciclismo e
golf italiani rappresenta un imponibile
non indifferente.
3. Come detto le morti sono rare, ma
non mancano gli infortuni settimanali
(ne sanno qualcosa i tifosi di certe
società). E’ dunque necessario fin da
subito comprendere: a) se qualsiasi incidente
sarà indennizzato; b) le condizioni
di tali indennizzi, tenuto conto che gli
sportivi professionisti sono dei dipendenti
particolari. Punti questi ultimi non
secondari, se è vero che la Sportass sta
per essere inghiottita da un deficit che
nel 1999 ha raggiunto i 130miliardi.