In Europa nessuna strategia

5 Gennaio 2001

Dove va lo sport dopo i due eventi

politici del dicembre scorso, il vertice

europeo di Nizza e la Conferenza

di Roma, che lo hanno riguardato da

vicino? Da tutte le parti e da nessuna.

Tirando le somme ciò che emerge infatti

è l'assenza di un disegno strategico.

Sport per tutti. E' la parola d'ordine

della comunità politica europea, salvo

poi tradurla in qualcosa di concreto

nella realtà quotidiana. Ma in fondo poi

perchè anche la pratica motoria come

libera espressione dell'individuo nel

tempo libero dovrebbe essere a tutti i

costi comunque irregimentata?

Volontariato. Sulla carta è l'artefice

della "sportivizzazione di massa" di cui

sopra, salvo poi una volta individuato

definirne nella pratica diritti e doveri

al di fuori del diritto sportivo, a partire

dalla annosa questione della legittimità

a ricevere un rimborso spese e la natura

fiscale di questo ultimo.

Formazione sportiva di base. Fin dalla

materna, la scuola dovrebbe preparare

lo sportivo, a cominciare da quello

non agonista. A Nizza invece la politica,

quasi a volere contrapporsi al modello

educativo Usa, la dimentica. La ricetta

Ue è questa: associazionismo più

federazioni sportive, cioè proprio quel

modello italiano con l'aggiunta degli

enti di promozione che, travolto dalla

crisi del totocalcio, ora si vorrebbe sostituire

con un sistema basato su Regioni,

Province e Comuni (modello francese)

più scuola (modello anglosassone).

Forse più a parole che nei fatti, visto

che la legge Finanziaria assegna per il

2001 agli stessi enti 10 miliardi di lire e

195 al Coni.

Formazione sportiva professionale.

Ecco il vero nodo: chi forma il lavoratore

sportivo? Negli Usa ci pensa l'università.

In Europa non si sa. Nelle conclusioni

di Nizza non c'è traccia, salvo l'invito a

mantenere in vita gli indennizzi sui trasferimenti

dei calciatori. La Finanziaria

2001 di fine anno ha regalato l'apprendistato

al calcio di serie C con risparmi

sociali per i datori di lavoro, non obbligati

tuttavia da norme sportive ad un

impiego significativo in campo di giovani

calciatori. E per gli altri sport?

Industria sportiva spettacolistica. A

Nizza in nome della specificità dello

sport è affiorata quell'Europa che affonda

le sue radici più profonde in una

visione troppo conservatrice della questione:

passi per la mutualità sui diritti

tv fra sport ricchi e poveri, ma accanto

all'esortazione alle autorità sportive

a controllare le multipartecipazioni

societarie, l'assenza di una apertura alla

libera concorrenza fra pubblico (federazioni)

e privati la dice lunga sulla linea di

condotta politica europea in materia di

economia sportiva.









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