I Mondiali di calcio in corso e la
recente nomina del revisore (advisor)
che dovrà controllare i conti in rosso del
Coni sono due fatti distanti che tuttavia
dimostrano quanto pesa nell’economia
moderna sul declino di alcune certezze
nazionali il non affrontare certe questioni
delicate.
La competizione calcistica asiatica è
il primo evento sportivo mondiale trasmesso
via internet. E non poteva che
essere così, perchè è il Giappone tecnologico
che conosciamo, quel “made
in Japan” che ha conquistato il colosso
americano senza fare guerre, ma scalando
le sue imprese.
Torino 2006 qualche mese addietro
si è presentata al mondo in Salt Lake
City anche attraverso due prodotti del
“made in Italy”, l’autovettura e l’alta
moda, nel mirino da tempo rispettivamente
di gruppi americani e francesi.
I transalpini poi in Italia hanno in
mano la televisione a pagamento privata
e puntano sull’energia non pubblica.
Sono fatti che tutti insieme ci dicono
che sta prevalendo chi ha continuato ad
investire in ricerca, comprendendo che
ciò avrebbe aperto le porte dei mercati
e permesso il controllo su prodotti simboli
di altri Paesi.
Di fronte a quello che appare come
un verdetto non rimane ora che confrontarsi,
aprirsi: Ferrari e calcio, due
prodotti “made in Italy” che tengono
testa allo sport spettacolo statunitense,
non a caso entrano in Borsa.
E’ evidente che confrontarsi con questa
realtà significa per la nostra società
affrontare questioni laceranti rimandate
nel tempo: libero mercato contro
difesa della identità nazionale, massimo
sviluppo industriale contro qualità della
vita.
Anche nell’àmbito sportivo pubblico
esiste una questione di fondo: la sua
autosufficienza economica od il finanziamento
pubblico. Già perchè ciò che
dovrebbe dirci con certezza il revisore
dei conti del Coni è se il finanziamento
dello sport pubblico in Italia in un prossimo
futuro potrà essere garantito nuovamente
dagli scommettitori, o dovrà
essere sostenuto dalla collettività, dai
contribuenti.
Come avviene in Francia, dove il budget
annuo di spesa del Ministero dello
Sport raggiunge i 690milioni di euro.
Esso coincide con il costo attuale dell’organizzazione
dello sport pubblico
nel nostro Paese, coperto solo per 180
milioni dagli introiti delle scommesse;
da qui il deficit del bilancio Coni,
che richiede allo Stato un intervento a
pareggio per circa 509milioni.