Il peso delle non scelte

7 Giugno 2006

I Mondiali di calcio in corso e la

recente nomina del revisore (advisor)

che dovrà controllare i conti in rosso del

Coni sono due fatti distanti che tuttavia

dimostrano quanto pesa nell’economia

moderna sul declino di alcune certezze

nazionali il non affrontare certe questioni

delicate.

La competizione calcistica asiatica è

il primo evento sportivo mondiale trasmesso

via internet. E non poteva che

essere così, perchè è il Giappone tecnologico

che conosciamo, quel “made

in Japan” che ha conquistato il colosso

americano senza fare guerre, ma scalando

le sue imprese.

Torino 2006 qualche mese addietro

si è presentata al mondo in Salt Lake

City anche attraverso due prodotti del

“made in Italy”, l’autovettura e l’alta

moda, nel mirino da tempo rispettivamente

di gruppi americani e francesi.

I transalpini poi in Italia hanno in

mano la televisione a pagamento privata

e puntano sull’energia non pubblica.

Sono fatti che tutti insieme ci dicono

che sta prevalendo chi ha continuato ad

investire in ricerca, comprendendo che

ciò avrebbe aperto le porte dei mercati

e permesso il controllo su prodotti simboli

di altri Paesi.

Di fronte a quello che appare come

un verdetto non rimane ora che confrontarsi,

aprirsi: Ferrari e calcio, due

prodotti “made in Italy” che tengono

testa allo sport spettacolo statunitense,

non a caso entrano in Borsa.

E’ evidente che confrontarsi con questa

realtà significa per la nostra società

affrontare questioni laceranti rimandate

nel tempo: libero mercato contro

difesa della identità nazionale, massimo

sviluppo industriale contro qualità della

vita.

Anche nell’àmbito sportivo pubblico

esiste una questione di fondo: la sua

autosufficienza economica od il finanziamento

pubblico. Già perchè ciò che

dovrebbe dirci con certezza il revisore

dei conti del Coni è se il finanziamento

dello sport pubblico in Italia in un prossimo

futuro potrà essere garantito nuovamente

dagli scommettitori, o dovrà

essere sostenuto dalla collettività, dai

contribuenti.

Come avviene in Francia, dove il budget

annuo di spesa del Ministero dello

Sport raggiunge i 690milioni di euro.

Esso coincide con il costo attuale dell’organizzazione

dello sport pubblico

nel nostro Paese, coperto solo per 180

milioni dagli introiti delle scommesse;

da qui il deficit del bilancio Coni,

che richiede allo Stato un intervento a

pareggio per circa 509milioni.









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