Nel corso della sua esistenza questa
rubrica ha cercato di trasmettere al lettore
l'immagine di un associazionismo
sportivo non professionistico distante
dal restante settore no-profit.
Una sorta di estraneità le cui multeplici
motivazioni, in parte anche frutto
di reciproci pregiudizi, ci porterebbero
lontano. Per amore di sintesi ne
cogliamo due, una per fronte. Da un
lato l'organizzazione parastatale dello
sport, con tanto di organi amministrativi,
legislativi e giudiziari, di norme,
regolamenti e sanzioni che ne fanno un
corpo autonomo e, fino ad un decennio
addietro, autarchico grazie ai soldi di
quel calcio professionistico che oggi,
in rotta con il Coni, contesta alle radici
questo sistema mutualistico. Dall'altro
il mondo del volontariato che non trova
più nello sbocco spettacolistico di una
buona parte dell'odierno sport dilettantistico,
fondato sull'asse sponsorizzazioni-
compensi agli atleti, la sua ragione
di vita: aiutare la società svantaggiata
attraverso prestazioni soprattutto gratuite.
Morale: le istituzioni sportive in questi
anni sono rimaste in sostanza tagliate
fuori dai lavori preparatori di due
iniziative di livello nazionale: la riforma
del Terzo Settore e l'istituzione dell'Associazionismo
di promozione sociale.
Questo ultimo nasce nel 2000 (legge
n. 383) dalla fantasia del legislatore
che, non contento delle organizzazioni
solidaristiche onlus, crea una nuova
forma associativa no-profit che gode di
ulteriori agevolazioni fiscali.
Come detto lo sport (a parte la federdisabili)
è rimasto alla finestra, non ha
bussato come nel 1991 in occasione
della Legge Russo Jervolino sul volontariato.
E così oggi anche nel Biellese alcuni
dirigenti scoprono che la legge n. 383
finanzia ancora per pochi giorni con
10.326.138 euro piani contro il disagio
sociale che annoverano fra le misure di
prevenzione anche lo sport. Sgomento,
il sospetto su di un provvedimento
fatto per i pochi che già sapevano, e
tanti interrogativi: quante federazioni
ed enti di promozione si sono iscritti
nei registri previsti dalla legge al fine
di godere delle agevolazioni tributarie
e di partecipare all'assegnazione dei
fondi? Ed ancora l'eventuale iscrizione
a livello nazionale di una federazione
od ente comporta per l'associazione di
base periferica affiliata l'acquisizione
automatica dello status di "soggetto di
promozione sociale"?
Una cosa è certa: lo sport, come si
dice in gergo, si è fatto "infilare in contropiede"!