Il contropiede del volontariato

6 Dicembre 2002

Nel corso della sua esistenza questa

rubrica ha cercato di trasmettere al lettore

l'immagine di un associazionismo

sportivo non professionistico distante

dal restante settore no-profit.

Una sorta di estraneità le cui multeplici

motivazioni, in parte anche frutto

di reciproci pregiudizi, ci porterebbero

lontano. Per amore di sintesi ne

cogliamo due, una per fronte. Da un

lato l'organizzazione parastatale dello

sport, con tanto di organi amministrativi,

legislativi e giudiziari, di norme,

regolamenti e sanzioni che ne fanno un

corpo autonomo e, fino ad un decennio

addietro, autarchico grazie ai soldi di

quel calcio professionistico che oggi,

in rotta con il Coni, contesta alle radici

questo sistema mutualistico. Dall'altro

il mondo del volontariato che non trova

più nello sbocco spettacolistico di una

buona parte dell'odierno sport dilettantistico,

fondato sull'asse sponsorizzazioni-

compensi agli atleti, la sua ragione

di vita: aiutare la società svantaggiata

attraverso prestazioni soprattutto gratuite.

Morale: le istituzioni sportive in questi

anni sono rimaste in sostanza tagliate

fuori dai lavori preparatori di due

iniziative di livello nazionale: la riforma

del Terzo Settore e l'istituzione dell'Associazionismo

di promozione sociale.

Questo ultimo nasce nel 2000 (legge

n. 383) dalla fantasia del legislatore

che, non contento delle organizzazioni

solidaristiche onlus, crea una nuova

forma associativa no-profit che gode di

ulteriori agevolazioni fiscali.

Come detto lo sport (a parte la federdisabili)

è rimasto alla finestra, non ha

bussato come nel 1991 in occasione

della Legge Russo Jervolino sul volontariato.

E così oggi anche nel Biellese alcuni

dirigenti scoprono che la legge n. 383

finanzia ancora per pochi giorni con

10.326.138 euro piani contro il disagio

sociale che annoverano fra le misure di

prevenzione anche lo sport. Sgomento,

il sospetto su di un provvedimento

fatto per i pochi che già sapevano, e

tanti interrogativi: quante federazioni

ed enti di promozione si sono iscritti

nei registri previsti dalla legge al fine

di godere delle agevolazioni tributarie

e di partecipare all'assegnazione dei

fondi? Ed ancora l'eventuale iscrizione

a livello nazionale di una federazione

od ente comporta per l'associazione di

base periferica affiliata l'acquisizione

automatica dello status di "soggetto di

promozione sociale"?

Una cosa è certa: lo sport, come si

dice in gergo, si è fatto "infilare in contropiede"!









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