Giovani carriere e sponsor

8 Marzo 2002

Tra quel padre britannico che ha fatto

quotare in Borsa il figlio, campioncino

di tennis, e la famiglia media sull’orlo

di una crisi finanziaria per sostenere

l’adolescente in carriera sportiva

in una disciplina individuale onerosa,

c’è molto probabilmente un potenziale

mercato delle sponsorizzazioni inesplorato

a fondo.

Sgomberiamo il campo da equivoci:

non ci riferiamo alla azienda nazionale

piuttosto che a quella multinazionale

alla caccia dell’immagine del personaggio

sportivo affermatosi ad altissimo

livello per aumentare l’audience, né

alla ditta produttrice del settore che

omaggia l’attrezzatura alla promettente

speranza (un risparmio tuttavia non

trascurabile per i genitori).

Qui alludiamo a tutto quel mondo di

piccoli e medi imprenditori che operano

sistematicamente sul mercato locale

delle sponsorizzazioni di club e/o

di manifestazioni. E sovente per mere

ragioni tributarie.

In altre parole parliamo della fattispecie

piuttosto diffusa dell’industriale

di provincia che eroga per esempio

9mila euro per fare divertire il gruppo

di amatori sportivi.

Una somma che copre una discreta

stagione agonistica di uno sciatore

adolescente.

Perchè allora domanda (la famiglia)

ed offerta (l’imprenditore) non si incontrano?

I motivi sono diversi:

- tabù sociali: per i costumi nazionali

una carriera nello sport non ha ancora

pari dignità rispetto a quella in altri settori

lavorativi, e ciò induce il soggetto

famiglia a rinunciare in partenza ad una

campagna di istanze;

- scarsa conoscenza del mercato:

talvolta il potenziale finanziatore non

tiene presente che un giovane atleta

promettente esce inevitabilmente dai

confini locali;

- vincoli regolamentari: in alcuni discipline

le normative federali e la prassi di

gara limitano gli spazi pubblicitari sulle

divise e sui materiali impiegati al di

fuori dei marchi degli sponsor tecnici;

- assenza di un sistema professionale

riconosciuto dall’ordinamento giuridico

in grado di mettere in contatto domanda

ed offerta; un servizio, la cui erogazione

potrebbe essere valutata dalle

nuove federazioni ridisegnate dalla

riforma Melandri;

- assenza di strumenti giuridici (per

esempio i trust) in grado di superare le

questioni amministrative (titolarità Iva,

fatturazione...) legati ad una attività di

cessione di beni (gli spazi pubblicitari)

in capo ad un soggetto minorenne.

Al di là di tutto questo, occorre prendere

coscienza che si tratta di un potenziale

mercato da sbloccare.









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