Disuniti si perde

18 Febbraio 2000

Sul fronte politico registriamo negli

ultimi tempi le prime reazioni ufficiali

dello sport dilettantistico alla manovra

fiscale di fine anno. Le attenzioni sono

tutte per le Finanze nella persona del

sottosegretario Armando Veneto, destinatario

di diverse istanze di modifica

delle nuove norme. Due considerazioni

si rendono necessarie.

1. Il ruolo del Coni.

Ad agitarsi in Roma nei Palazzi sono

le federazioni: ciascuna fa presente

al ministero gli aspetti meno graditi

del decreto ministeriale n. 473 del 26

novembre 1999, proponendo gli emendamenti

del caso.

Un’azione di lobbying in ordine sparso,

con la Lega Calcio Dilettanti che

funge da volano all’intero mondo dello

sport non professionistico, e nel sostanziale

laissez-faire del Coni.

Un atteggiamento questo ultimo difficile

da comprendere senza il rischio di

cadere in strane supposizioni: il profilo

basso del Comitato olimpico è il segnale

consapevole dell’attuale debolezza

dell’ente, o la contropartita dei 120mdi

di lire del Governo per la preparazione

olimpica?

D’accordo che alcune questioni sono

settoriali: gli sport individuali chiedono

soprattutto una deregulation per i piccoli

compensi (premi) liquidati ai vincitori

di singole gare, mentre gli sport di

squadra, con il calcio in testa, premono

per un innalzamento del tetto annuo

dei compensi esentasse (da 6 a 15milioni).

Altri argomenti portati dal calcio sul

tavolo ministeriale sono comuni: no ai

misuratori fiscali per i dilettanti, movimenti

di cassa possibili fino a 5milioni

e sanatoria Irap sui rimborsi ex Legge

n.80/86.

Detto questo, al di là delle possibilità

limitate di una retromarcia del ministro,

resta il fatto che l’attore istituzionale di

una proposta di un pacchetto di contromisure

fiscali doveva essere il Comitato

olimpico. Nei tempi opportuni.

2. Concertazione.

Non è la via maestra per governare

un Paese: immobilismo e degenerazione

del compromesso sono le conseguenze

negative che derivano da

una linea di condotta politica volta a

soddisfare tutte le forze in campo. Ma

qui stiamo parlando anche di settore

no-profit, dove il fisco avrebbe bisogno

di confronti sul campo. La manovra

che sta suscitando una generalizzata

resistenza venne annunciata con linguaggio

ermetico nel maggio del 1999,

e quindi svelata il 14 dicembre scorso, a

15 giorni dall’entrata in vigore. In tutti

quei mesi chi ha sabotato il tavolo ministero-

Coni per rapportare la portata

della manovra studiata all’Eur alla realtà

variegata dello sport dilettantistico? La

concomitanza della riforma del Coni

nella trascorsa estate non è una motivazione

valida.









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