Dicembre, tempo di bilanci. Quello
del Coni nazionale è sempre più in
rosso.
Sono lontani i tempi in cui la voce di
entrata dei concorsi pronostici sportivi
superava i 1.000 miliardi di lire all'anno.
Una massa di liquidità che, depurata
dei montepremi e delle imposte erariali,
nell'equilibrare i risultati finanziari del
Comitato olimpico ne garantiva l'autosufficienza
economica, che a sua volta
voleva dire indipendenza dallo Stato
nella pianificazione e nella gestione
dell'attività sportiva, da quella legata
alla preparazione olimpica a quella di
base (la cosiddetta "autonomia dello
sport").
Ed allora non è un caso se da alcuni
anni, operazione Enel inclusa, il Coni
cerca di risalire la china puntando
ancora sulle scommesse. Con il recente
decreto ministeriale n. 363 del 16
novembre scorso è stato istituito un
nuovo gioco (il TotoBingol) legato al
calcio professionistico. Un prodotto che,
SuperEnalotto a parte, deve fare i conti
con le offerte sul mercato della concorrenza
(Lottomatica,
Sisal, Snai) con la
quale, legge sugli appalti permettendo,
il Coni potrebbe valutare l'opportunità
di accordi di jv (joint-venture) su certi
giochi.
Ma i tempi sono stretti. Il deficit ha
raggiunto una misura preoccupante, se
è vero che il presidente della Fihp, l'on.
Sabatino Aracu, si è fatto promotore di
una proposta di legge che prevede da
parte dello Stato un "minimo garantito":
lo Stato cioè si accollerebbe una parte
sostanziosa del finanziamento dello
sport. Una questione delicata. Ci sono
due aspetti.
Diritto Costituzionale. Nell'attuale
art. 33 della Costituzione non compare
lo sport insieme con l'arte e la scienza
meritevoli di supporti statali. Ciò non
ha impedito allo Stato di intervenire in
occasioni straordinarie (mondiali, olimpiadi),
ma di fronte ad una erogazione
periodica quella "omissione" potrebbe
pesare.
Diritto Amministrativo. Come è possibile
conciliare l'erogazione continuata
di fondi pubblici, seppure mediata dal
Coni, a favore della gestione di enti,
le federazioni, che la riforma Melandri
sta trasformando in soggetti di diritto
privato?
Intendiamoci, sono questioni superabili
con la volontà politica. Ma la generale
volontà politica di aiutare lo sport,
pena l'impopolarità, si spingerà fino ad
accettare la sola attuale vigilanza ministeriale
sui conti del Coni, o metterà
in discussione l'autonomia? Sarebbe
opportuno che la misteriosa Conferenza
sullo sport del 19-20 dicembre prossimi
in Roma, indetta dalla ministro
Melandri, affrontasse il tema