Coni: e dopo il bingo...

15 Dicembre 2000

Dicembre, tempo di bilanci. Quello

del Coni nazionale è sempre più in

rosso.

Sono lontani i tempi in cui la voce di

entrata dei concorsi pronostici sportivi

superava i 1.000 miliardi di lire all'anno.

Una massa di liquidità che, depurata

dei montepremi e delle imposte erariali,

nell'equilibrare i risultati finanziari del

Comitato olimpico ne garantiva l'autosufficienza

economica, che a sua volta

voleva dire indipendenza dallo Stato

nella pianificazione e nella gestione

dell'attività sportiva, da quella legata

alla preparazione olimpica a quella di

base (la cosiddetta "autonomia dello

sport").

Ed allora non è un caso se da alcuni

anni, operazione Enel inclusa, il Coni

cerca di risalire la china puntando

ancora sulle scommesse. Con il recente

decreto ministeriale n. 363 del 16

novembre scorso è stato istituito un

nuovo gioco (il TotoBingol) legato al

calcio professionistico. Un prodotto che,

SuperEnalotto a parte, deve fare i conti

con le offerte sul mercato della concorrenza

(Lottomatica,

Sisal, Snai) con la

quale, legge sugli appalti permettendo,

il Coni potrebbe valutare l'opportunità

di accordi di jv (joint-venture) su certi

giochi.

Ma i tempi sono stretti. Il deficit ha

raggiunto una misura preoccupante, se

è vero che il presidente della Fihp, l'on.

Sabatino Aracu, si è fatto promotore di

una proposta di legge che prevede da

parte dello Stato un "minimo garantito":

lo Stato cioè si accollerebbe una parte

sostanziosa del finanziamento dello

sport. Una questione delicata. Ci sono

due aspetti.

Diritto Costituzionale. Nell'attuale

art. 33 della Costituzione non compare

lo sport insieme con l'arte e la scienza

meritevoli di supporti statali. Ciò non

ha impedito allo Stato di intervenire in

occasioni straordinarie (mondiali, olimpiadi),

ma di fronte ad una erogazione

periodica quella "omissione" potrebbe

pesare.

Diritto Amministrativo. Come è possibile

conciliare l'erogazione continuata

di fondi pubblici, seppure mediata dal

Coni, a favore della gestione di enti,

le federazioni, che la riforma Melandri

sta trasformando in soggetti di diritto

privato?

Intendiamoci, sono questioni superabili

con la volontà politica. Ma la generale

volontà politica di aiutare lo sport,

pena l'impopolarità, si spingerà fino ad

accettare la sola attuale vigilanza ministeriale

sui conti del Coni, o metterà

in discussione l'autonomia? Sarebbe

opportuno che la misteriosa Conferenza

sullo sport del 19-20 dicembre prossimi

in Roma, indetta dalla ministro

Melandri, affrontasse il tema









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