“Non desidero possedere il mondo,
soltanto una fetta ...”. Ma se quella fetta
corrisponde agli oceani, allora le parole
di uno dei nove partecipanti alle eliminatorie
della Coppa America - Louis
Vuitton 2002/03 rivelano come questo
evento sportivo mondiale stimoli quel
senso di potere che è vivo in chi sa che,
oltre che con l’avversario, dovrà misurarsi
con la natura.
Se poi scopriamo che sette di quei
nove competitori sono dei miliardari
in carriera, allora il cerchio si chiude: la
sfida sportiva fra i magnati della terra
con la passione per lo sport sembra
quasi passata dalla terra alle acque degli
oceani, insomma dagli eserciti terrestri
dei team e delle scuderie agli equipaggi
velici. In un passaggio terra/ acqua
ideale in cui non cambiano i capitali in
gioco (tanti), ma la concezione di come
investirli nell’impresa sportiva in termini
di coinvolgimento finanziario del
leader. Che cosa si vuole dire? Di fronte
ai crescenti costi di partecipazione alle
principali competizioni internazionali
(formula 1, Nba, Champions League
...), all’apporto munifico del singolo, un
tempo esclusivo, oggi si aggiungono le
partecipazioni di terze economie nelle
forme classiche (le sponsorizzazioni) o
legate alla nuova economia (diritti tv/
internet/umts) che rendono più impersonale
il ruolo, la figura dell’azionista di
maggioranza, del presidente. Viceversa
per i quattro mesi di gare eliminatorie,
dalle quali uscirà lo sfidante della barca
neozelandese campionessa in carica,
i sette capitani hanno messo sul tavolo,
o meglio, sulle plance circa 1.000
miliardi di vecchie lire, a prescindere
dagli sponsor, e per battezzare le “loro”
imbarcazioni.
E c’è di più. Rispetto ai miti degli anni
Ottanta, mecenati a riva (Alan Bond,
Raul Gardini, Peter Blake ...), questa
nuova generazione di competitori degli
oceani scende sul ponte di comando,
non delega a terzi il controllo dell’affare,
abituata come è a vivere in prima
persona i business sulla terra ferma
(dall’immobiliarista Harold Vanderbilt al
futuro presidente della Cnn Ted Turner)
o nello spazio (il magnate dell’aeronautica
Thomas Sopwith).
La Coppa America Louis Vuitton entra
così nel novero degli eventi sportivi
mondiali.
Ricadute in Italia sul grande pubblico,
sugli amanti della barca con i conti in
banca “normali”? Non è facile rispondere
o collegare il boom del turismo
sportivo velico di questa estate (fatturato
+ 15%). Altrettanto difficile pronosticare
l’ingresso in questa formula 1 degli
oceani, oggi fenomeno economico e
sociale tutto occidentale, dei nuovi ricchi
dell’Est europeo, Russia in testa,
nonostante il richiamo storico della
sfida al nemico dei tempi del Muro.