Atleti: diritto di voto, doveri di contribuente?

4 Dicembre 1998

La riforma dello sport italiano che da

alcuni mesi occupa le pagine dei quotidiani

non solo sportivi dovrebbe tradursi

in una rifondazione del Comitato

Olimpico Nazionale Italiano (Coni), istituito

nel 1942.

Il condizionale è d'obbligo, considerato

che più di mezzo secolo di veleni e

di notti dei lunghi coltelli non ha scalfito

la fibra granitica del Palazzo.

Da esso trapelano ultimamente

segnali contraddittori, che talvolta

spiazzano gli stessi occupanti la stanza

(o le stanze) dei bottoni: i presidenti

delle varie federazioni, bracci operativi

del Coni stesso.

Questi si trovano di fronte al monito

governativo dell'ex ministro Walter

Veltroni, ribadito dall'attuale, Giovanna

Melandri: più democrazia nella gestione

dello sport italiano.

Soluzione? Riconoscere ad atleti e

tecnici il diritto di voto attivo e passivo

negli organi volitivi (assemblea) e

direttivi (giunta) del comitato olimpico

e delle federazioni. Insomma dirigenti

ed operai riuniti in una sorta di cogestione.

Che nasce tuttavia zoppa.

Intorno al tavolo di certe federazioni

si troveranno a discutere di politica economica

piuttosto che di tetti salariali

imprenditori dilettanti (perchè capi di

industria in altri settori) e sportivi professionisti

con tanto di rappresentanze

sindacali.

Nella maggioranza dei casi poi anche

gli atleti ed i tecnici saranno dilettanti.

Sulla carta.

Atleti militari a parte, si tratta in pratica

del popolo invisibile a libro paga per

1.800.000 lire mensili minime esentasse,

che costituisce l'organico dei club

nazionali degli sport di squadra non

professionistici. Spalleggiati da procuratori

e nell'interessato silenzio delle

federazioni, essi rivendicano e talvolta

impongono agli appassionati dirigenti

di società, inconsapevoli dei rischi,

condizioni e tutele riservate ai colleghi

professionisti.

Ecco allora che la futura concertazione

dovrebbe essere l'occasione per una

revisione dello status di questo pseudodilettantismo,

puntando su rapporti alla

luce del sole, eventualmente agevolati

(tassazione secca, modelli part-time...).









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