Il calcio professionistico europeo di
vertice è un ramo dell'impresa terziaria
(quella dei servizi).
In altri rami dell'industria assistiamo a
società che fondono i patrimoni, o che
tentano di acquisire il controllo delle
concorrenti, scalando i capitali.
Nel calcio è difficile pensare ad una
Lazio Spa che lancia una Opa (offerta
pubblico di acquisto) sul capitale della
Roma Spa o viceversa. D'altronde il prodotto
che fabbricano entrambi, cioè lo
spettacolo sportivo, è cedibile grazie
alla loro sfida sportiva sul campo, ed è
per questo appetibile soprattutto da
consumatori "fidealizzati" da generazioni
ad un marchio (i rispettivi tifosi).
Non per questo tuttavia nel calcio
mancano operazioni di acquisizione di
società. Esse sono dettate da esigenze
particolari:
- collocare gli esuberi di manodopera;
- assicurarsi un diritto di prelazione
sui vivai.
Attualmente però in entrambi i casi
le società militanti in campionati minori
(soprattutto nella serie C dove opera
anche la srl Biellese Fc) vengono scalate
non dalla società maggiore (A), ma dai
soci di maggioranza (Tanzi, Gaucci...). In
altre parole: il Palermo Spa non è stato
acquistato dalla Roma Spa, ma dal suo
socio di maggioranza, Sensi. Il tutto per
via dei divieti delle federazioni nazionali
alle multiproprietà, che in nome della
lealtà sportiva di fatto finiscono poi per
favorire business personali e famigliari.
L'altra settimana il Chelsea ha lanciato
la sfida: approfittando del vuoto
legislativo europeo in materia, il club
londinese si è proposto sul mercato
comunitario per acquisire "direttamente"
dei club minori.
La piazza italiana è quotata, in considerazione
dei validi giovani calciatori
fuggiti in questi ultimi anni in Gran
Bretagna e che hanno ben figurato. Se
l'esempio verrà seguito da altre società
straniere economicamente forti, si
aprirà un mercato tutto nuovo, che
potrà interessare quelle realtà del calcio
di provincia italiane che investono da
tempo risorse (personale, strutture ed
ambiente) nella formazione di calciatori
professionisti.