Holbein il Giovane, Ritratto di Erasmo

Erasmo, è stato un teologo, umanista, filosofo e saggista olandese. Nasce a Rotterdam, in Olanda, nel 1466, col nome di Geert Geertz (“Gerardo figlio di Gerardo”), che seguendo la moda umanistica dell’epoca cambierà verso i trent’anni in Desiderius Erasmus Roterdamus (dal greco eràsmios, che significa “amabile”). La sua figura  è la più notevole tra quelle degli umanisti nordici nel periodo che precede e accompagna l’età della Riforma protestante.Orfano di padre e di madre, entra a 12 anni nel convento agostiniano di Steyn, dove gli fu impartita un’istruzione classica e umanistica. Nel 1492 fu ordinato sacerdote. Nello stesso periodo iniziò a viaggiare in tutta Europa: in Francia, in Inghilterra, dove strinse amicizia con Tommaso Moro, e in Italia, dove si laureò in teologia e fu ospite in diverse città del grande tipografo Aldo Manuzio.

Erasmo assimila l’esperienza dell’umanesimo italiano proclamando la sua gratitudine verso il Valla, di cui si sente idealmente discepolo. Ma nel desumere criteri e metodi dall’umanesimo italiano e nel trasferirli nel mondo germanico, egli li sottopone a un’adeguata revisione che fa di lui il vero iniziatore del rinnovamento della cultura nei Paesi germanici. In realtà, Erasmo da Rotterdam non è solo un filologo. Nel suo umanesimo gravita un sentimento religioso che porta anche, come carattere proprio e peculiare, un costante riferimento all’esempio e all’insegnamento di Cristo e l’ispirazione più tollerante verso ogni religione, insieme con una salda e ottimistica fiducia nella ragione. 

 

Uno spiritoso disegno di Hans Holbein il Giovane della Follia, in una copia della prima edizione frobeniana del 1515 posseduta da Erasmo stesso

Al ritorno in Inghilterra -da un deludente viaggio da Roma dove l’autore aveva rifiutato di essere promosso gerarchicamente nella curia papale- vive presso casa dell’amico Tommaso Moro, dove vi scrisse, nel 1509, quella che diventò la sua opera più famosa: L’elogio della Follia. Erasmo dedica l’opera proprio al suo amico  e gioca sul doppio significato del titolo Moriae encomium, che potrebbe essere tradotto anche come “Elogio di Moro”.  Nella dedica a quest’ultimo, Erasmo da Rotterdam sottolinea il carattere satirico del saggio, nato durante un periodo di malattia e riposo forzato, e volto a suscitare il riso degli amici.

L’opera non era infatti destinata alla pubblicazione e lo stesso Erasmo rimase sbalordito dal successo ottenuto. Fu fatta pubblicare per la prima volta nel 1511 dagli amici di Erasmo, ai quali l’autore aveva fatto leggere l’inizio “perché — come dice lui stesso — maggiore allegria ne venisse dal ridere in compagnia”. Questi, entusiasti, lo esortarono a continuare, ed una volta completato lo portarono in Francia, dove fu pubblicata pieno di errori e mancante di una parte. Il libro fu redatto e completato in prima stesura nel giro di una settimana.

E’ un saggio scritto in latino stampato più volte e tradotto in francese e tedesco. Dopo la morte di Erasmo ne seguì pure un’edizione in inglese. Il filosofo adopera un linguaggio dotto e colto ma, allo stesso tempo, gradevole per il senso che comunque si riesce sempre ad avvertire. Si tratta, difatti, della Follia che parla in prima persona ammonendo su ciò che sia lecito e ciò che sia deplorevole da parte degli uomini.

Lo scritto si apre con un elogio da parte della Follia che prende poi le distanze dai “mortali”, lasciando quindi intendere la sua natura divina. La Follia si proclama figlia di Pluto, dio della ricchezza e della giovinezza, e dice inoltre di essere stata allevata dall’Ignoranza e dall’Ubriachezza. I suoi più fedeli compagni sono Vanità, Adulazione, Dimenticanza, Accidia, Piacere, Demenza, Licenziosità, Intemperanza e Sonno mortale.  La Follia descrive sé stessa come portatrice di allegria e spensieratezza e giustifica l’autoelogio con la sua natura schietta, che si rivela anche nel linguaggio diretto.

Nel saggio si riportano numerosi esempi e citazioni a favore della grandezza della Follia e della sua utilità per la felicità dell’essere umano: essa si rivela infatti insita in esso fin dalla nascita, che non potrebbe avvenire senza la sua presenza, e ci accompagna durante tutta la vita, aiutandoci nelle relazioni interpersonali e nell’autocompiacimento fino alla vecchiaia. Tutti gli esseri umani anziché curare gli aspetti spirituali e interiori dell’individuo, con i loro comportamenti inseguono follemente ciò che è terreno e destinato a passare,a finire come la gloria, il potere, la ricchezza, il lusso,  il successo.  Non è raro percepire come l’autore usi una delicata ironia per spiegarsi meglio, oppure dica l’esatto contrario di quanto dovrebbe essere giusto per prendersi gioco dei modi e dei comportamenti umani. La Follia è infatti un’illusione, la menzogna in cui la vita dell’uomo si avvolge per nascondersi dalla trsite realtà, ma il principale obbiettivo della polemica è costituito dal clero e dallo stato della Chiesa.

Nell’ultima parte il testo si concentra sulla realizzazione di un esame critico degli abusi della dottrina cattolica e di alcune pratiche corrotte della Chiesa cattolica romana (alla quale peraltro Erasmo era stato sempre fedele). La posizione critica si estende però solo ai religiosi – senza tuttavia risparmiare nessuno- e mai a Dio, che è l’unico essere perfetto e che nella sua perfezione ha in sé anche un pizzico di follia. Nel saggio l’autore nomina più volte le indulgenze con accezione negativa, trovandosi su questo punto d’accordo con Martin Lutero, contemporaneo di Erasmo. Ciononostante, non condivide la posizione del riformista tedesco e scrive, sempre con tono satireggiante, il De libero arbitrio, a cui Lutero risponde un anno dopo con il trattato De servo arbitrio. 

ERASMO DA ROTTERDAM - ELOGIO ALLA FOLLIA

Viene nominata più volte la donna con accezione sì positiva, ma satireggiante: la donna è felice in quanto folle, è un “animale, sì stolto e sciocco, ma deliziosamente spassoso”, e se per caso la donna volesse passare per saggia otterebbe solo di essere considerata folle due volte. La procreazione, secondo il filosofo, avviene solo grazie alla Follia, perchè solo un pazzo, spinto da un desiderio sessuale (cioè un istinto irrazionale) può desiderare di sposare e convivere tutta la vita con una donna.  Erasmo dunque esprime esplicitamente la misoginia dell’epoca — è in questo periodo, infatti, che si consolida la caccia alle streghe — e testimonia chiaramente la mentalità rinascimentale in questo ambito.

La Follia conclude quindi il suo elogio dicendosi “dimentica di quello che ha appena detto” ed invitando gli ascoltatori stessi a scordare l’orazione, spronandoli piuttosto ad applaudire, vivere e bere.

L’elogio della Follia influenzò l’insegnamento della retorica durante la fine del sedicesimo secolo e l’arte della dossografia, o elogio di soggetti senza valore, divenne un esercizio popolare nelle scuole di Grammatica elisabettiane.  

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SITOGRAFIA: 

https://www.treccani.it/enciclopedia/erasmo-da-rotterdam_

https://www.riflessioni.it/enciclopedia/erasmo.htm

https://it.wikipedia.org/wiki/Elogio_della_follia

https://cronologia.leonardo.it/mondo41e.htm

____________________________________________________________________________________________________  ARTICOLO DI CHIARA TARANTINO ALLIEVA DELLA CLASSE IV D DEL LICEO LINGUISTICO ____________________________________________________________________________________________________