Psicopatologia della vita quotidiana in tedesco “Zur Psychopathologie des Alltagslebens” è un’opera di Sigmund Freud la cui prima edizione originaria risale al 1901. In seguito l’autore ha dato alle stampe delle edizioni successive aggiornate e integrate con nuovi contenuti, fino all’edizione definitiva edita nel 1924.

VITA

Sigmud Freud è stato uno dei più grandi pensatori del 900, che può essere definito come il secolo della psicoanalisi. Fino a Freud si era pensato che l’uomo possedesse il dominio della coscienza e della ragione in modo da averla vinta sui fatti e sulla vita esterna, in realtà egli dimostrò che le nostre azioni, i nostri desideri sono determinati da fattori inconsapevoli. Questo fatto è stato definito da Freud stesso come il “terzo colpo inferto alla smisurata idea di sé che avevano gli uomini”, il primo colpo fu inferto da Copernico, il secondo da Darwin con le loro teorie che cambiarono alcune incertezze che gli uomini possedevano. Sigmud Freud nasce il 6 maggio 1856 nella cittadina morava di Freiberg, dal terzo matrimonio del padre, Jakob Freud, con Amalia Nathanson. Verso l’età di 4 anni si trasferì con la famiglia a Vienna, capitale a quell’epoca dell’impero austriaco. Era di origine ebraico e questo influirà sulla sua educazione e sulla sua vita, vista la situazione dell’Europa in quegli anni. I suoi studi si dirigono sempre verso la scienza della mente, infatti nel 1873 si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’università di Vienna, primeggiò fin da subito per la sua perseveranza nella ricerca e per questo venne accolto prima nel laboratorio di zoologia di Carl Claus poi nel laboratorio di fisiologia di Ernst Brucke e infine si specializzò in neurologia. Egli si dedicò alla ricerca scientifica in campo istologico e neuropatologico. Tra il 1885 e il 1886 inizia ad occuparsi dei casi di isteria recandosi anche a Parigi dove collaborò anche con Jean-Martin Charcot, un grandissimo esperto della neuropatologia, da cui apprende il metodo dell’ipnosi. Quando tornò poi a Vienna aprì uno studio privato dove iniziò a cimentarsi sul metodo dell’ipnosi in modo innovativo e introdusse il metodo dell’idroflusso di associazioni e pensieri nella cura dei pazienti da cui nascerà la psicoanalisi. Grazie alla collaborazione con Josef Breuer escono nel 1895 gli studi sull’isteria che contengono il celebre caso di Anna O., una giovane donna i cui gravissimi sintomi isterici vennero curati attraverso il recupero alla memoria di eventi psichici traumatici che sono stati rimossi dalla coscienza, infatti la pratica della cura non è stata affidata alla somministrazione di farmaci ma alla parola, ovvero, alla possibilità di recuperare, sotto ipnosi, alla narrazione del paziente quanto ha dovuto rimuovere o dimenticare. Si comincia così a parlare di “talking cure” ossia la terapia che si basa solo sulla parola. Intanto Freud tra il 1895 e il 1900 ha abbandonato definitivamente il percorso di studi ma mantenne la libera docenza nell’Ospedale generale di Vienna, fino a diventare poi, come abbiamo già detto, un medico privato di malattie nervose. Nel 1896 sposò Martha Bernays con la quale ebbe 6 figli. Nel 1900 Freud pubblica l’opera “l’interpretazione dei sogni”, in tedesco “Traumdeutung”. Nel 1901 esce l’opera “la psicopatologia della vita quotidiana”. Nel 1901 esce l’opera “la psicopatologia della vita quotidiana”. Da queste opere, Freud ne trae molto vantaggio e acquista molta fama. Andando avanti scopre un nuovo continente dell’esistenza umana, costituito dall’inconscio e dagli effetti della vita fantasmatica sulle pratiche, i comportamenti, gli effetti degli esseri umani. Rivendica che la psicoanalisi non sia solo indagine e terapia delle patologie della mente: per essere tale deve essere una teoria di funzionamento normale e fisiologico della vita della psiche nella sua compresenza al corpo pulsionale e desiderante. Deve essere cioè una filosofia antropologica generale dell’essere umano e tratta di ciò tra il 1915 e 1917 nella stesura di una Metapsicologia, ossia di un insieme di saggi di definizione complessiva della psiche umana. A segnare la vita e la riflessione di Freud sono la separazione la separazione tra Freud e Jung, il giovane psichiatra svizzero e non ebreo a differenza di suoi molti discepoli, cui Freud per un certo punto Freud pensa ad un erede spirituale ma poi egli si allontana, poi giunge la prima guerra mondiale  con i suo massacri e la sua poca umanità, e infine a livello privato muoiono molti suoi familiari tra cui il suo piccolo nipote che ha descritto come un bambino incantevole e dice di non aver mai amato una persona più di lui. Nel 1923 gli viene diagnosticato un cancro alla mascella e al palato e subisce due operazioni. Dal questo momento continua a scrivere e a sperimentare fino al 1938 Freud è costretto a lasciare Vienna dopo l’annessione dell’Austria al Reich nazista, non riuscì più a tornare nella sua amata Vienna poiché morì nel 1939 a Londra dove si era rifugiato.

PSICOPATOLOGIA DELLA VITA QUOTIDIANA: 

Questo libro si contraddistingue preminentemente per la grande varietà di esempi pratici riportati sia da Freud che da altri suoi eminenti colleghi durante lo svolgimento della loro attività medica. La trattazione dell’argomento viene quindi presentata sulla base di osservazioni realmente sperimentate, piuttosto che preferire l’approfondimento teorico che lo stesso Freud svilupperà in altre sue opere successive. Inoltre buona parte del materiale da cui l’autore attinge deriva dalla propria autoanalisi, ovvero Freud applica su se stesso i procedimenti e le tecniche tipiche del trattamento psicoanalitico nello stesso modo con cui curò i suoi pazienti. Disfunzioni mnestiche come la dimenticanza di nomi, di frasi, di parole straniere, e la formazione di “falsi ricordi”; i lapsus (verbali, di lettura, di scrittura); la dimenticanza di impressioni e di propositi, le sbadataggini e gli errori, rappresentano tutta una serie di accadimenti quotidiani in cui una persona “normale” incorre di sovente in modo non intenzionale e senza prestarvi particolare attenzione. Freud osservò che questi “inconvenienti”, ritenuti perlopiù frutto di casualità o disattenzione, hanno origine dalle medesime “forze psichiche” che sono alla base dello sviluppo delle nevrosi: pensieri o propositi rimossi nel subconscio cercano di imporsi contro la coscienza, riuscendo a esprimersi completamente o almeno in parte proprio attraverso la “perturbazione” che provoca l’atto mancato o l’azione sintomatica in questione. 

Dimenticanze:

Nomi propri: Freud parla della dimenticanza di nomi propri che è un fenomeno tanto frequente nella lingua parlata, sostiene che consista nel blocco momentaneo di una facoltà psichica, ovvero la memoria, ma ha preferito approfondire ed allargare la spiegazione di tale dimenticanza. Osservando alcuni casi particolare ha dichiarato che non si tratta di semplice dimenticanza ma anche di un falso ricordo. Infatti nel momenti in cui si cerca di ricordare il nome in questione, alla persona vengono in mente una serie di nomi sostitutivi e nonostante si capisca che non si stia trattando del nome dimenticato in quel momento, continuano ad imporglisi. È come se ci fosse stato uno spostamento alla fine del quale si ricorda il nome scorretto. Freud ritiene anche che questo spostamento non derivi da un’azione psichica arbitraria ma si effettui secondo determinata modi prestabiliti. Un esempio notevole l’ha analizzato in prima persona nel 1898 quando stava cercando di ricordare invano il nome dell’artista degli affreschi presenti nel Giudizio Universale nel Duomo di Orvieto. Invece del nome corretto dell’arista, ovvero Signorelli, gli vennero in mente nomi di altri due artisti, Botticelli e Boltraffio. Sicuramente ci sono somiglianze tra i nomi Signorelli e Botticelli ma la dimenticanza, spiega se egli considera l’argomento immediatamente precedente a questo; la dimenticanza si presenta come “perturbazione del nuovo argomento ad opera del precedente”. Infatti prima avevano parlato delle usanze dei Turchi che abitano la Bosnia e l’Herzegovina e durante il racconto spiega che queste persone hanno molta fiducia nei confronti del loro medico e spesso quando il medico è costretto ad annunciare una malattia molto grave di un parente, essi rispondo :”Herr (Signore) non ne parliamo. Io sono certo che se sarà possibile salvare il malato, tu lo salverai”. Tra le parole “Herr” e le altre tre citate prima ci sono associazioni . secondo Freud questo pensiero è stato tanto forte da distogliere la sua attenzione da quello successivo. In realtà lui avrebbe voluto parlare anche di un altro aneddoto ma, essendo un argomento a sfondo sessuale, non gli sembrava il caso di trattarlo nella conversazione con l’estraneo. Iniziò anche a maturare un’altra associazione, egli si ricordò anche di una spiacevole notizia che aveva ricevuto durante il proprio soggiorno a Trafoi; qui si può notare la somiglianza tra Trafoi e Boltraffio. Quindi la dimenticanza del nome Signorelli non è più da considerare come un fatto incidentale, vi è infatti l’influenza di un motivo in questo fenomeno. C’è stata una rimozione nella sua testa, ovviamente lui non avrebbe voluto dimenticare il nome dell’artista ma tra una cosa e l’altra si è creata un’associazione. Infine di può dunque dire che non la dimenticanza non è né riuscita né fallita.

Parole straniere: esiste sicuramente una tendenza a dimenticare i termini di una lingua straniera, per tutte le parti del discorso, un primo grado di disturbo funzionale si manifesta come irregolarità nella nostra padronanza di una lingua straniera, a seconda delle nostre condizioni generali e del nostro grado di stanchezza.

Di nomi e di frasi: ci può sicuramente essere un’impossibilità in cui ci si può ritrovare nel riprodurre fedelmente una formula o una poesia imparata a memoria. Però alcuni elementi che vengono dimenticati più facilmente si posso analizzare per il vero motivo. Un esempio riportato l’ha vissuto Freud in prima persona, un giorno stava parlando con un suo collega ed egli chiese a quest’ultimo di parlare di una poesia, il suo giovane collega scelse “la fidanzata di Corinto (di Goethe) che pensava di ricordare a memoria, egli recitò la poesia finché non si accorsero che la seconda strofa da lui recitata, non corrispondeva a quella reale. Mentre chiedeva spiegazioni al suo collega, Freud si accorse del fatto che egli avesse messo all’interno una sua esperienza personale non gradevole che l’avevano portato a stravolgere una strofa della poesia. Freud rimase stupito da queste rivelazioni perché lo portarono a conoscere la vita sotto l’aspetto più intimo del suo collega e in particolar modo ad analizzare il suo dolore.

Ricordi d’infanzia:

Freud parte osservando che i primi ricordi d’infanzia di una persona in genere si riferiscono a cose secondarie ed insignificanti, mentre solitamente non conservano alcuna traccia delle emozioni più intense di quel periodo. I ricordi d’infanzia indifferenti derivano da un processo di spostamento: costituiscono infatti la riproduzione sostitutiva di altre impressioni , la cui esistenza è dimostrata ma la cui riproduzione è ostacolata da un qualcosa che fa resistenza. Freud in questi casi parla di “ricordi di copertura”.

Lapsus linguae:

Nella lingua materna si va spesso incontro ad un fenomeno chiamato “Lapsus”. I lapsus commessi dagli individui normali rappresentano una forma preliminare delle “parafasie” tipiche di condizioni patologiche. Questo argomento venne trattato nell’opera “Lapsus verbali e di letteratura” pubblicata da Meringer e Mayer nel 1895. Gli autori iniziano a classificare con degli esempi i lapsus:

  • Trasposizioni
  • Anticipazioni
  • Posposizioni
  • Contaminazioni

Meringer spiega che i vari suoni linguistici abbiamo un differente valore psichico, egli ritiene anche che per individuare quale suono della parola ha una maggiore intensità basta osservare se stessi mentre si ricerca una parola dimenticata o un nome. Freud fa un’obiezione a questo punto poiché sostiene che non è esatto affermare che in un caso di dimenticanza sia l’inizio di una parola a tornare in primo luogo in mente. Spesso infatti capita che siamo convinti che un determinato nome inizi con una lettera, ma alla fine non corrisponde alla realtà. Freud cita un esempio provato su se stesso raccontando che un giorno si ritrovò nella condizione di non ricordare il nome del piccolo stato la cui località più famosa è Monte Carlo. Gli vennero in mente una serie di nomi sostitutivi e solo uno di questi gli riportò alla mente il vero nome ovvero Monaco, il nome sostitutivo era Montenegro. Secondo lui quindi non si può solo prendere in considerazione la teoria analizzata da Mayer e Meringer, ovvero che il lapsus possa essere provocato dall’azione anticipata o retroattiva di un’altra parte del discorso o di un’altra idea contenuta nella frase, ma un’altra ipotesi fatta da lui stesso su questo fenomeno si può ricollegare alla dimenticanza dei nomi, come abbiamo analizzato nell’esempio di “Signorelli”; quindi che il lapsus possa anche essere provocato da influenze esterne. Queste due ipotesi hanno in comune l’eccitazione di due elementi ma la differenza sostanziale sta nel capire se l’elemento perturbatore sia interno o esterno.  I lapsus più frequenti sono inerenti alla letteratura e alla scrittura, si possono analizzare usando sempre gli stessi meccanismi. Un esempio di lapsus di scrittura lo fornisce E. Jones, che gli è stato riferito da A.A.Brill, parla di un paziente che scrive a quest’ultimo una lettera in cui gli spiega il proprio stato di nervosismo portate dalle preoccupazioni dei suoi affari. La lettera contiene una frase dove egli parla delle sue preoccupazioni e dice:” tutti i miei affanni sono dovuti a quella maledetta ondata (in inglese: wave) di freddo; non c’è nemmeno un seme”. In realtà il paziente anziché wave scrive wife (moglie). Si può dunque notare che egli abbia problemi anche con la moglie e che porti rancore a quest’ultima per la sua sterilità, allude quindi al fatto che l’astinenza impostagli abbia una parte importante nella sua vita e nei suoi disturbi.

Dimenticanza di impressioni e di propositi:

Nessuna teoria psicologica è stata in grado di fornire una spiegazione approfondita del fenomeno della memoria e della dimenticanza. Bisogna considerare che la dimenticanza sia un fenomeno spontaneo ed è possibile attribuirgli una certa durata. Nella dimenticanza c’è una selezione tra le diverse esperienze, così come tra i particolari di un’impressione. Può capitare infatti nella vita quotidiana di sentire almeno due persone che magari hanno fatto lo stesso viaggio, raccontarlo e averlo vissuto in modo diverso. Infatti ad uno rimangono impresse nella memoria certe cose, all’altro cose diverse. Freud riflette nello specifico su due diversi tipi di dimenticanze: quella di impressioni e di fatti vissuti, cioè di cose che uno sa o sapeva oppure quella di propositi, cioè di cose che ha tralasciato di fare.

Sbadataggini:

Secondo Freud gli errori compiuti da funzioni motorie possono essere analizzati come gli errori nell’uso del linguaggio e tende a dividere gli errori di questo in due categorie:

  • Sbadataggini: dove l’effetto mancato sembra essere l’elemento essenziale, si tratta di casi di discordanza dall’intenzione.
  • Azioni sintomatiche ed accidentali: dove l’intera azione si presenta come assurda, non diretta ad alcun fine.

Un esempio di sbadataggini l’ha vissuto Freud in prima persona, parla di una sua azione quotidiana, infatti racconta che da sei anni suona due volte al giorno agli stessi orari alla porta di una casa. Durante questi sei anni gli è capitato due volte di salire un piano in più. La prima volta perché era preso da un sogno in cui si vedeva salire sempre più in alto. La seconda volta si accorse che mentre stava compiendo l’errore era immerso nei propri pensieri che lo portarono a compiere quel gesto poi in realtà scoprii di essere inviperito contro un critico delle sue opere, che lo rimproverava di andare troppo lontano o di volersi innalzare  troppo.

Azioni sintomatiche e casuali:

Queste azioni si differenziano dalle sbadataggini poiché vengono compiuti senza un fine e inconsciamente, quindi non si sospetta che abbiano un fine o un’intenzione. Questi atti vengono definiti col termine sintomatici. Esprimono qualcosa che lo stesso autore dell’atto non sospetta minimamente e che non vuole comunicare ad altri ma tenerlo per sé. L’analisi di questi atti è il risultato di un trattamento psicoanalitico delle nevrosi. Gli esempi riportati rispetto a quelli citati per le sbadataggini sono molto simili poiché la differenza è molto lieve.

Errori: gli errori della memoria si distinguono dalle dimenticanze accompagnate da falsi ricordi solo per il fatto che i primi non vengono riconosciuti come tali ma trovano credito. Si parla infatti di errore quando si vuole sottolineare la verità obiettiva del materiale psichico che si vuole riprodurre, ovvero quando si vuole ricordare qualcosa che non rientra nell’ambito della vita psichica della persona che cerca di ricordare , qualcosa che non può essere confermata o negata dalla memoria degli altri.

Associazioni di atti mancanti:

Un esempio che spiega la sua analisi sull’associazione di un atto mancante riporta la combinazione di un’azione sintomatica e dello smarrimento di un oggetto, Freud non l’ha vissuto in prima persona ma sostiene di aver ricevuto informazioni da fonti sicure. Una signora fa un viaggio a Roma insieme al cognato che è un celebre pittore, infatti venne festeggiato dalla comunità tedesca e ricevette vari doni, tra cui un’antica medaglia d’oro. Il cognato non apprezza anche se la signora lo esorta a farlo. Una volta tornata a casa, la signora si accorge di aver preso con sé la medaglia, senza sapere come. Avvisa il cognato del fatto e lo rassicura dicendo che l’indomani gliela manderà indietro, ma il giorno dopo la medaglia è introvabile. Questo fa pensare alla signora che le sue azioni hanno un motivo, probabilmente il desiderio di conservare con sé l’oggetto.

Determinismo:

In generale in seguito alle analisi si può dire che certe insufficienze del nostro funzionamento psichico e certi atti apparentemente non-intenzionali si rivelano perfettamente motivati o determinati da elementi che sfuggono alla coscienza. Un atto mancato per essere definito come tale deve rispondere a seguenti requisiti:

  • Non deve superare un certo limite fissato a nostro giudizio; non deve superare quelli che noi chiamiamo limiti dello stato normale.
  • Quando qualcuno ci fa notare un atto mancato, bisogna riconoscere l’esattezza dell’osservazione e la scorrettezza del nostro processo psichico.
  • Dopo aver compiuto un atto mancato, non si può dire che sia bene caratterizzato se i motivi che l’hanno provocato ci sfuggono e se lo spieghiamo con il caso o la disattenzione.

ARTICOLO DI GAIA BONADEO DELLA CLASSE V A DEL LICEO CLASSICO