Socrate fu un filosofo greco, nacque ad Atene nel 470/469 A.c. dal padre Sofronisco, che di professione era scultore, e dalla madre Fenarete, che era una levatrice. Si sposò con Santippe nota per essere particolarmente bisbetica e difficile, ma non si esclude l’ipotesi di una seconda moglie di nome Mirto ed ebbe tre figli.Era di umili origini, ma ricevette comunque un’educazione pari a quella dei giovani di alta società. Combattè come oplita nella guerra del Peloponneso e nella battaglia di Potidea (del 432 A.c.) salvò la vita ad Alcibiade, distinguendosi così per il valore militare dimostrato.Tra il 406/405 A.c. si dedicò alla vita politica, entrando nella bulè, dove fu eletto come pritaneo (uno dei 50 membri di questo organo politico).Nel 399 A.c. fu processato da alcuni membri dell’aristocrazia ateniese, Anito, Licone e Meleto, per diseducare i giovani e non rispettare le divinità tradizionali greche. Purtroppo Socrate non riuscì a salvarsi da questo processo e morì per avvelenamento da cicuta.
IL METODO:
Il metodo socratico è una forma di dialogo, basato sulla dialettica, che viene anche detto maieutico, dal greco μαιευτική che è l’arte ostetrica (che praticava anche la madre di Socrate), poiché attraverso questo poteva far nascere nel suo interlocutore la verità. A noi è stato possibile conoscere il “metodo socratico” grazie ai Dialoghi scritti da Platone: infatti Socrate non ci lasciò nulla di scritto.
L’APPLICAZIONE:
Il modo in cui veniva applicato era questo. Socrate, una volta individuato il suo interlocutore, gli rivolgeva una domanda che aveva questa struttura: “che cos’è x?”in cui x corrisponde a un concetto in generale di qualunque tipo, anche se di solito Socrate mirava a dei concetti morali quali la saggezza, la virtù, il coraggio, la giustizia... e tramite questo quesito intendeva chiarire quali fossero i principi con cui agisse x, quindi il perchè si comportasse in quel modo, facendo riflettere molto l’interlocutore che spesso si contraddiceva autonomamente; infatti si mettevano in discussione concetti che fino a quel momento erano sempre sembrati chiari e definibili con certezza. In tutto ciò Socrate non interveniva mai, si asteneva dal dare una sua opinione, in quanto fin da subito dichiarava di NON SAPERE (scio me nescire = so di non sapere) e si definiva ignorante rispetto all’argomento, di cui si stava discutendo, così facendo l’interlocutore era costretto a esporre nei minimi dettagli tutte le sue considerazioni, per far in modo che il filosofo potesse comprenderle. Il dichiararsi ignorante costituisce una delle componenti del metodo socratico, che è l’IRONIA SOCRATICA. L’ironia sta nel fatto che, nonostante l’essere ignorante, riusciva comunque a demolire le risposte che gli venivano date, confutandone la veridicità e dimostrando che anche il suo interlocutore, per quanto pensasse di sapere, in realtà era ignorante quanto lui.
Una volta che l’interlocutore capiva di non sapere, allora era nelle condizioni giuste per imparare, perchè solo chi si riconosceva ignorante sarebbe riuscito a farlo. Viene utilizzata, a questo punto, la seconda componente del metodo: la MAIEUTICA.
Il filosofo aiutava l’interlocutore a far nascere delle proprie verità personali, che provenivano direttamente dall’anima e che non erano solo delle convinzioni tramandate da generazione a generazione. Erano raggiunte tramite il dialogo e il ragionamento, Socrate quindi aveva il compito di aiutare l’interlocutore per far uscire un qualcosa che in realtà già esisteva in lui, ma era nascosto.
Un altro aspetto particolarmente importante era la DIALETTICA, da dià-legein che significa parlare attraverso, infatti Socrate cercava di dialogare, partendo dalle basi, dell’argomento più scomodo con l’interlocutore più lontano a lui, cioè che aveva idee e opinioni distanti dalle sue. In questo modo, utilizzando gli altri due “strumenti”, riesce a passare dal particolare all’universale. La dialettica è strettamente collegata alla maieutica, è un principio immancabile nel metodo socratico.
UN EPISODIO SIGNIFICATIVO
Un episodio particolarmente noto, giunto a noi tramite l’opera Eutifrone di Platone, è quello del dialogo tra Socrate ed Eutifrone. Protagonisti sono appunto il filosofo e d Eutifrone che incontra Socrate mentre stava andando a esporre denuncia contro l padre, perché aveva lasciato morire imprigionato un servo. Allora a Eutifrone viene chiesto di spiegare cosa sia il santo, egli risponde affermando che lui in quel momento stava compiendo un’azione santa (e giusta), perché nonostante fosse stato il padre stesso l’omicida in questione, non si lasciò piegare dal legame di parentela. Socrate però demolì subito quella prima definizione datagli, perché era semplicemente un esempio e non spiegava cosa effettivamente fosse in senso universale. Eutifrone rielabora un’altra risposta dicendo che santo era ciò gradito agli dei; ma ancora una volta Socrate demolisce la sua nuova definizione, ricordandogli che anche gli dei nell’Olimpo avevano diverbi su cosa fosse santo e cosa non lo fosse. Questa è solo una piccola parte dell’intero dialogo che continua poi con il dibattito tra i due. Però non riescono a trovare un modo per esprimere universalmente ciò che è santo: infatti Eutifrone alla fine entra nel tribunale, senza più provare a dare una definizione a Socrate.
SITOGRAFIA:
https://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_socratico
https://it.wikipedia.org/wiki/Dialettica#Socrate
https://it.wikipedia.org/wiki/Eutifrone
https://it.wikipedia.org/wiki/Socrate
https://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=3070&biografia=Socrate
https://www.piuchepuoi.it/tempo-libero/socrate/socrate-breve-biografia/
https://www.studiarapido.it/maieutica-metodo-socratico/#.XnzL5upKjIU
BIBLIOGRAFIA:
Filosofia culture cittadinanza (Antonello La Vergata e Franco Trabattoni) pagine 94/95/97/98/99/101
ARTICOLO DI CRISTINA BROVARONE DELLA CLASSE III B DEL LICEO CLASSICO
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