SITI CONSIGLIATI 


https://www.studocu.com/it/document/universita-cattolica-del-sacro-cuore/psicologia-dinamica/riassunti/riassunto-capitolo-4-gli-studi-sullisteria/7396068/view


http://www.nilalienum.it/Sezioni/Bibliografia/Psicoanalisi/Freud_StudiSullaIsteria.html


https://www.samuelecorona.com/anna-o-bertha-pappenheim-il-caso-zero-della-psicoanalisi/


https://youtu.be/U2NmqJjLvj4


 

 

Sigmund Freud

“Isteria” è una parola che deriva dal greco e significa “utero”. Essa indica infatti una malattia che inizialmente era considerata appannaggio esclusivo delle donne, poiché comportava esternare passioni, cambiamenti di umore e sentimenti molto forti, elementi che venivano ritenuti caratteristici della sola psiche femminile. Si supponeva addirittura che a volte le donne fingessero di avere problemi fisici solo al fine di attirare l’attenzione. L’isteria, o isterismo o ancora nevrosi isterica, indica una patologia in cui il soggetto, a livello inconscio, tende a manifestare con disturbi somatici i propri problemi di natura psicologica. Nella maggior parte dei casi si tratta di un affetto represso, che non può emergere chiaramente a livello di coscienza per i suoi contenuti di natura angosciante, e che dunque può tradursi in un sintomo che simbolicamente rappresenti il significato profondo del conflitto psicologico.                                                      Sigmund Freud, medico di formazione, ideologicamente conservatore, dotato di una straordinaria capacità intuitiva di ordine psicologico, amante dei classici, dell’arte e della filosofia, decise di dedicarsi allo studio di questa malattia negli ultimi anni dell’ Ottocento. Nel suo lavoro venne affiancato da Josef Breuer, un medico più anziano e già affermato professionalmente, suo amico e consigliere. Entrambi infatti, pensavano che queste patologie non derivassero da una simulazione. I risultati e i resoconti delle loro ricerche vennero pubblicati nel 1895 nel volume “Studi sull’isteria”.     

Conscio e inconscio                                                                                                                                                                                          Prima di analizzare gli “Studi sull’isteria”, è bene sapere in che modo Freud suddivideva la mente umana. Secondo il medico, infatti, la psiche di un soggetto è dominata da processi consapevoli, ma soprattutto da un’attività inconscia, che è preponderante. Egli spiegava le proporzioni tra conscio e inconscio attraverso l’immagine dell’iceberg: la mente umana è paragonabile ad un iceberg, in cui l’inconscio è la parte sommersa, mentre la punta emersa è il  conscio o coscienza.                              L’inconscio a sua volta è diviso in due zone. Il preconscio, che è formato da contenuti che sono inconsci, ma possono facilmente essere riportati alla luce; l’inconscio, che è formato da elementi inconsci determinati da una forza detta “rimozione”, la quale può essere aggirata solo tramite pratiche psichiatriche.

 

 

                                                                                                              STUDI SULL’ISTERIA

Il libro, che costituisce il risultato di più di dieci anni di lavoro clinico, è suddiviso in quattro capitoli. Il primo, scritto in comune, illustra il meccanismo psichico dei fenomeni isterici. Il secondo è un resoconto di alcuni casi clinici: uno seguito da Breuer (Signorina Anna O.) e quattro da Freud (Signora Emmy von N., Miss Lucy R., Signora “agorafobica” Katharina, Signorina Elisabeth von R.). Il terzo capitolo, scritto da Breuer, espone una serie di considerazioni teoriche sull’isteria. Il libro si conclude con un capitolo scritto da Freud, intitolato “Per la psicoterapia dell’isteria”, in cui  presenta le basi cliniche e teoriche della psicoanalisi e illustra il metodo psicoterapeutico impiegato nella cura dei casi. Lo scritto di Breuer e Freud suscitò molto interesse ed ebbe recensioni favorevoli in molte riviste neurologiche, ma subito dopo i rapporti fra i due vecchi amici e colleghi si interruppero.

I RICORDI

In primo luogo si afferma che dietro i fenomeni isterici si trova un mondo di ricordi significativi, spesso traumatici, preclusi alla coscienza. I ricordi che sono alla base dei fenomeni isterici hanno la peculiarità di conservarsi per lungo tempo per due motivi: il primo è che essi sono dovuti a eventi e circostanze traumatiche, siano essi dovuti a eventi esterni o a eventi interni (desideri, fantasie, ecc.); il secondo è che essi non sono stati metabolizzati con azioni o parole adeguate a scaricare le emozioni prodotte. Questi ricordi non hanno accesso alla coscienza perché provocano vergogna, dolore psichico, menomazione; ma ciò non vuol dire che siano scomparsi, anzi: i ricordi vengono rimossi dalla coscienza e immagazzinati nell’inconscio. La rimozione dunque è un meccanismo di difesa che consiste nel rimuovere dalla coscienza desideri, pulsioni, pensieri e ricordi considerati inaccettabili e intollerabili dall’Io, ed è proprio questa rimozione a far emergere i sintomi dei fenomeni isterici. Inizialmente, Freud classificava tutti i meccanismi di difesa sotto il termine di “rimozione”. Solo successivamente parlò di altri mezzi di protezione, che però si originano sempre da una rimozione. I diversi meccanismi di difesa sono spesso un’evoluzione della rimozione quando questa non ha funzionato efficacemente per proteggere l’individuo da un impulso inaccettabile o doloroso.

LA PSICOTERAPIA COME CURA

Freud era convinto che, in ogni caso d’isteria, la cura dovesse consistere nel permettere al soggetto di abreagire le memorie di eventi particolarmente significativi depositati a livello inconscio. “Abreazione” è un termine coniato da Freud e Breuer nel 1895 per designare il meccanismo inconscio con cui un individuo si libera dall’affetto connesso ad un evento traumatico mediante una scarica affettiva, evitando così che tale affetto divenga patogeno. I due medici ritenevano che il miglior modo per curare un paziente fosse utilizzare il metodo catartico, fondato sull’ipnosi. mentre è ipnotizzato, il soggetto rievoca la situazione patogena, che non si tratta di un semplice ricordo in quanto il soggetto rivive anche emotivamente la situazione che ha determinato la genesi della malattia. Nel rivivere l’evento, il soggetto dà libera espressione all’emozione legata al ricordo e ciò determina la scomparsa dei fenomeni isterici; infatti, i sintomi isterici scompaiono in modo definitivo nel momento in cui il malato descrive l’evento nel modo più completo possibile, esprimendo anche la propria affettività, ovvero l’emozione correlata all’evento traumatico e a suo tempo repressa.

In seguito però, Freud si rese conto che il metodo catartico non era sufficiente per due motivi: in primo luogo, non tutte le persone che presentavano sintomi isterici erano ipnotizzabili; inoltre, la catarsi non eliminava le resistenze della psiche, ma le eludeva soltanto, producendo risultati transitori. Dunque il medico inventò il metodo psicoanalitico: il soggetto, sdraiato sul lettino con gli occhi chiusi, veniva invitato a rispondere liberamente alle domande che Freud poneva e, se non vi riusciva, era aiutato con la pressione della mano sulla fronte. Il metodo funzionava, anche se più avanti, nel 1903, sarebbe stato sostituito con le libere associazioni. In psicoanalisi, l’associazione libera, o libera associazione, è la tecnica mediante la quale viene chiesto al paziente di riferire tutte le idee e le parole che gli si presentano alla mente, senza compiere nessun tentativo di controllo cosciente su di esse.

LE CONSIDERAZIONI DI FREUD E BREUER

Freud, nel corso delle sue esperienze, comprese che i sintomi isterici non erano determinati soltanto dagli eventi traumatici, ma erano dati anche dal risultato di un conflitto fra diverse forze psichiche. Infatti, le resistenze che incontrava nel far riaffiorare i ricordi alla coscienza attestavano l’esistenza di una forza psichica che si opponeva a questa attività. Per questo, la terapia non doveva risolversi in qualche seduta, con il ricordo di un episodio, ma doveva mirare al superamento delle resistenze che mantenevano i conflitti rimossi e ne impedivano l’affiorare.

Inoltre, Breuer e Freud eliminarono il pregiudizio per cui l’isteria è indizio di una personalità poco dotata, immatura, suggestionabile o iperemotiva. Anzi, loro affermavano che i pazienti di cui si occupavano erano spesso e volentieri persone molto intelligenti, dotati di una spiccata personalità, molto sicuri delle proprie decisioni e azioni. I tratti comuni a diversi soggetti era una spiccata tendenza all’autorealizzazione personale e un atteggiamento critico nei confronti della realtà.

Josef Breuer

Infine, sebbene Breuer lo escludesse categoricamente, Freud ipotizzò che la causa determinante per cui si sviluppavano le nevrosi andava ricercata nei fattori sessuali. Tale ipotesi tuttavia trova pochi sostegni nel materiale clinico raccolto, il quale attesta piuttosto che il disagio isterico femminile, all’epoca, era generato da una protesta inconscia contro i ruoli tradizionali attribuiti alla donna (figlia sottomessa alla volontà paterna, moglie incline a soddisfare i desideri del marito, madre a tempo pieno, infermiera degli anziani, ecc) che venivano vissuti come mortificanti per l’autorealizzazione.                                                                                            Fin dall’inizio, dunque, la psicoanalisi, per quanto le intuizioni originarie appaiono ancora oggi profonde e per alcuni aspetti geniali (soprattutto in riferimento all’inconscio che funziona come una seconda personalità, recepisce la realtà con una finezza spesso estranea alla coscienza, serba memoria viva di ciò che viene dimenticato e pensa per conto proprio), appare gravata dal conservatorismo ideologico di Freud e da un orizzonte culturale troppo ristretto sulla dimensione psicologica per cogliere i nessi tra di essa e la storia sociale.

 

 

LE INTUIZIONI DI FREUD SULLA PSICHE UMANA

Grazie agli studi compiuti sui casi clinici , Freud giunse ad avere le prime intuizioni su come è organizzato l’inconscio. Egli comprese che il materiale psichico patogeno, che apparentemente è dimenticato, in realtà costituisce del materiale pronto e ordinato e che inoltre è parte di un’intelligenza non necessariamente inferiore a quella dell’Io normale. Da queste considerazioni, Freud ipotizzò che potessero esistere diversi  modi in cui è organizzato l’inconscio.                                                                      Nella prima disposizione, esso si presenta come una formazione pluridimensionale: esiste anzitutto un nucleo di ricordi (di esperienze o sequenze di pensieri) nei quali il fattore traumatico è culminato o l’idea patogena ha trovato la sua più pura manifestazione; attorno a questo nucleo si trova una quantità incredibilmente ricca di un altro materiale mnestico. I ricordi  sono disposti a strati in ordine cronologico, come in un pacco di documenti; ma quando i ricordi risalgono alla memoria, si inverte l’ordine di successione originario: l’esperienza più recente viene per prima e la fine è costituita da quell’esperienza con la quale la serie è cominciata.                                          Nella seconda disposizione, i ricordi appaiono stratificati concentricamente attorno al nucleo patogeno: gli strati più periferici contengono quei ricordi che si rammentano facilmente, e sono sempre rimasti chiaramente coscienti; più si va nel profondo, più difficilmente i ricordi che emergono vengono riconosciuti, finché in prossimità del nucleo s’incontrano quei ricordi che il paziente, pur riproducendoli, rinnega.                                                                                                                            Il terzo tipo di disposizione si realizza attraverso un legame dato dal filo logico del pensiero, che percorre una propria strada, in ogni caso diversa, irregolare e tortuosa, fino a raggiungere il nucleo. La connessione logica può essere immaginata come una linea ramificata, che presenta punti nei quali due o più segmenti si incontrano per proseguirne uniti, e al nucleo fanno capo in genere più segmenti aventi andamenti tra loro indipendenti: dunque spesso un sintomo è determinato in vari modi, ovvero è sovradeterminato.                                                                                                                                                                                                                                              L’abbondanza di ricordi patogeni spiega perché il nuovo metodo psicoanalitico sia notevolmente più lento rispetto all’ipnosi: si tratta infatti di far passare un mondo di ricordi complessi e stratificati attraverso la coscienza. Ciò consente però al paziente di riappropriarsi dei contenuti della sua esperienza interiore e di giungere, dunque, ad un grado di stabilità che l’ipnosi non può produrre. E talora occorre, per dare pieno senso all’esperienza soggettiva, che il paziente si appropri anche di pensieri del tutto inconsci.

IL CASO DI ANNA O.

Anna O.

Si tratta del caso clinico più conosciuto e il più illustrativo di quest’opera, tanto che viene considerato il punto di partenza da cui nacque la psicoanalisi.                                                                                                                                                                                                Anna O., pseudonimo di Bertha Pappenheim, era una giovane di ventun’anni, austriaca e proveniente da una famiglia benestante. Era una ragazza particolarmente intelligente e istruita, oltre che molto bella. Tuttavia, nel periodo in cui dovette assistere suo padre a causa di una malattia, iniziò a presentare molti sintomi bizzarri, segno di una nevrosi isterica piuttosto grave: soffriva di allucinazioni in cui vedeva serpenti e teschi,  rimaneva paralizzata, viveva dei periodi di afasia (ovvero perdeva l’uso della parola) e al contrario periodi in cui dimenticava il tedesco (la sua lingua madre) e riusciva a parlare solo in inglese o in francese, soffriva di anoressia, ma la patologia più acuta era l’idrofobia: aveva crisi di panico di fronte all’acqua e non riusciva né a lavarsi né a bere. Breuer cominciò a curarla quando lei lo chiamò a causa di una tosse persistente che la sfiniva. Breuer, convinto che si potesse guarire dall’isteria attraverso l’ipnosi, con la quale si poteva accedere all’inconscio della persona malata e guarirla dalle sue patologie, ipnotizzò la ragazza, ma si rese conto che quel metodo non funzionava. Allora il medico focalizzò il trattamento sull’ascolto: incoraggiava Anna O. affinché parlasse e dicesse tutto quello che le veniva in mente. I sintomi migliorarono e apparvero le fondamenta di quello che sarebbe stato appunto il metodo della libera associazione. Anna O. iniziò a chiamare queste sessioni “pulizia dei camini” o “cura attraverso la parola”; ed è sotto quest’ultima accezione con cui è conosciuta la psicoanalisi nella storia. Dopo molte sedute, Breuer scoprì la causa scatenante della nevrosi della ragazza. Da piccola, Anna O. aveva una governante verso cui provava un’intensa avversione; un giorno il cane della governante bevve dell’acqua da un bicchiere, utilizzato di solito dagli uomini e dalle donne: ciò suscitò in lei disgusto, sentimento cui non diede sfogo per non venire meno alle regole della cortesia. Da questo episodio, che la donna non raccontò mai a nessuno né riuscì a metabolizzare, scaturì la paura della ragazza verso l’acqua. In seguito, il processo terapeutico di Anna O. ebbe molti alti e bassi, ma vi furono anche dei periodi in cui lei riuscì a condurre una vita abbastanza normale. Alla fine, la ragazza si innamorò di Breuer e sviluppò una forte dipendenza da lui; anche il medico sentiva attrazione nei confronti della ragazza e, visto che era sposato, decise di interrompere il trattamento.

 

                                                                                 GLI “STUDI SULL’ISTERIA” E LA PSICOANALISI

Gli “Studi sull’isteria” si trovano dunque alla nascita della psicoanalisi. Di questo periodo, infatti, furono le intuizioni che formano il nucleo di questa disciplina: il metodo d’indagine mediante l’analisi di associazioni libere, lapsus (da cui il lapsus freudiano), atti involontari, atti mancati e l’interpretazione dei sogni, e concetti come la pulsione (Eros e Thanatos), il Complesso di Edipo, la libido, le fasi dello sviluppo psicosessuale e le componenti dell’inconscio e della coscienza: Es, Io, Super-Io.

 


ARTICOLO REDATTO DALL’ALUNNA MASSERANO IRENE DELLA CLASSE V A DEL LICEO CLASSICO