LA FIGURA DI SOCRATE IN ARISTOFANE E NELL’INTERTESTO CONTEMPORANEO

Nell’immaginario collettivo novecentesco, la figura di Socrate si è fissata soprattutto per il suo esempio di “morte bella”, sicché i suoi ultimi momenti sono stati di volta in volta associati a quelli di Gesù, di Giovanna d’Arco, di Giordano Bruno: ovvero a quelli di quanti hanno preferito andare incontro alla morte piuttosto che abiurare alla propria fede o al proprio pensiero. Sulla base, in particolare, delle testimonianze di Platone e di Senofonte, la coraggiosa resistenza di Socrate di fronte ai giudici è, dunque, simbolo della lotta per la libertà di pensiero e d’espressione in oppo- sizione al silenzio, alle censure, alla repressione e all’omologazione culturale dettati dal potere.

Una ricostruzione attendibile del Socrate storico è più che ardua; difatti il filosofo ateniese non ci ha lasciato nessuna opera scritta e conosciamo la sua persona e il suo pensiero attraverso le testimonianze, spesso discordanti, dei suoi contemporanei. Alle ricostruzioni celebrative della personalità di Socrate da parte dei suoi discepoli Platone e Senofonte, si oppone la rappresentazione lasciataci da Aristofane nella commedia Le Nuvole che, lungi dall’esaltare la figura morale e intellettuale di Socrate, ne fa il bersaglio di una deformazione satirico-grottesca. L’opera di Aristofane ci restituisce un Socrate in piena salute e ancora ben lontano da quella prigionìa e quel processo che lo avrebbero portato alla condanna a morte.

Anzi, la commedia aristofanesca rappresenta e, in un certo senso, anticipa quelli che, negli anni a venire, sarebbero stati i principali capi d’accusa contro Socrate: le offese alla religione tradizionale e la corruzione dei giovani.

PERSONAGGI DELLA COMMEDIA

Strepsiade, vecchio ateniese

Tirchippide, suo figlio, giovanotto alla moda

Rosso, servo di Lesina

Scolari di Socrate

SOCRATE

Coro di Nuvole

Il discorso debole

Il discorso forte

Benmiguardo, giovane, creditore di Lesina

Pascione, vecchio, creditore di Lesina

Cherofonte, scolaro di Socrate

Νεφέλαι: LA COMMEDIA

Le Nuvole furono messe in scena alle Grandi Dionisie del 424/23 a. C.: dunque, circa venticinque anni prima del processo a Socrate.

Aristofane, nelle sue commedie, invita al rispetto delle classi più povere, come il mondo rurale, che subiscono pesantemente le conseguenze economiche della guerra. Per questa ragione, i suoi protagonisti sono personaggi tanto intraprendenti quanto incolti. Possiamo notare questo tratto anche nelle Nuvole in quanto uno dei personaggi principali, Strepsiade, è un povero contadino oberato dai debiti contratti dal figlio Tirchippide, il quale spende e spande per soddisfare la sua mania per i cavalli. Strepsiade decide allora di recarsi alla scuola di Socrate per apprendere l’arte di eludere i creditori con argomenti capziosi e parole fumose. Allora Socrate invoca le dee Nuvole, affinché illuminino Strepsiade. Le Nuvole, presentandosi sulla scena come Coro, cercano di infondere in Strepsiade la sapienza somma. Tuttavia, l’ottusità del contadino non gli permette di imparare granché ed anzi lo espone al ridicolo. Constatata l’inutilità dei propri sforzi, Strepsiade alla fine decide di mandare alla scuola di Socrate il proprio figlio. Al contrario del padre, Tirchippide si dimostra un allievo brillante: infatti, dopo aver picchiato Strepsiade, riesce a giustificare il suo gesto con sottili disquisizioni e grande abilità argomentativa. Alla fine Strepsiade, resosi conto del suo errore, dà fuoco alla casa di Socrate, detta phrontistérion (pensatoio).

SOCRATE NELLA COMMEDIA

Nella commedia, Socrate viene presentato come un sofista e un filosofo naturale, sospeso in alto dentro una cesta, intento a occupazioni quali il camminare in aria e lo studiare i fenomeni celesti. Le Nuvole mostrano la sfiducia e la censura di Aristofane nei confronti della scuola di pensiero sofistica, alla quale Socrate viene senz’altro accomunato. L’autore sembra infatti prendere le distanze dal pensiero e dai metodi dei sofisti. Tuttavia, nella sua commedia, più che un attacco violento, sembra di poter cogliere una presa in giro tutto sommato bonaria delle verbose astrusità e delle pose sofistiche. L’opera, ad esempio, ritrae un Socrate pallido e scalzo, dedito a disquisizioni surreali e ad analisi pseudo-naturalistiche, quali la misurazione del salto di una pulce o l’interpretazione dell’origine – orale o anale – del ronzìo delle zanzare. Né va dimenticato che l’autore si burla, con non minore vivacità, anche della rustica ottusità dello stesso Strepsiade e dei suoi modi non propriamente raffinati. In definitiva, il tono aristofanesco sembra virare più verso un grottesco divertissement che non verso l’indignazione moralistica e la satira vera e propria.

Il titolo stesso della commedia, con il suo riferimento alle Nuvole, evoca derisoriamente quella perdita di contatto con il mondo sensibile che sembra essere il principale difetto delle nuove correnti di pensiero. Nella commedia aristofanesca la presenza delle Nuvole riflette anche una ben calcolata simbologia spaziale: il “movimento verticale” impresso dalle nuove divinità aeree, nel sovrapporsi alla “orizzontalità cittadina”, prefigura quello scontro ideologico tra l’intellettualismo filosofico e il buon senso comune che andrà ad animare l’azione della commedia.

Ciò premesso, sembra di poter concludere che Le Nuvole, attraverso il ritratto di Socrate e della sua scuola, pongano in evidenza quella crisi del concetto di verità con il conseguente utilizzo del lógos a fini argomentativi  che caratterizzava il contemporaneo atteggiamento sofistico. Di ciò è pienamente consapevole il contadino Strepsiade. Dal momento che il linguaggio non rispecchia più l’essere, tanto vale porre il lógos al servizio dell’utile: la parola, non più trasparente, può essere usata a proprio vantaggio ad esempio, come vorrebbe fare Strepsiade, per liberarsi dai creditori.

Come osservato dalla storiografia filosofica, l’emergere della sofistica si collega ad alcune significative trasformazioni socio-economiche. Tra queste, il graduale affermarsi delle nuove classi mercantili (a scapito dei vecchi ceti aristocratici) e il cambiamento, nel nuovo ordinamento democratico, della sfera giuridico-legislativa. Alle leggi non veniva più attribuito un carattere

divino, ma esse venivano fatte oggetto di deliberazione ad opera di assemblee che potevano poi tornare a modificarle. Tale nuovo assetto comportò la necessità, o per lo meno l’utilità, di imparare non tanto la verità, quanto l’arte di persuadere. È appunto di tale quadro sociale che si dà un ritratto, comicamente ‘abbassato’, ne Le Nuvole. Strepsiade e suo figlio Tirchippide cercano, ciascuno per i propri fini, di trarre insegnamento da Socrate e dalla sua scuola. Sia il primo che il secondo, lungi dal perseguire la verità, si limitano a cercare di apprendere l’arte di gabbare il prossimo attraverso la parola.

IL DISCORSO DEBOLE E IL DISCORSO FORTE

Significativo l’uso della personificazione allegorica attraverso la quale Aristofane contrappone un Discorso Forte a un Discorso Debole. Tale opposizione, che sul piano poetico appartiene alla tecnica del ‘contrasto’, sul piano ideologico lascia trasparire la posizione dell’autore in merito alle dispute etiche e filosofiche del tempo.

Mentre il Discorso Forte rappresenta l’etica tradizionale ovvero il punto di vista dei padri, il Discorso Debole incarna i valori (o i disvalori) che caratterizzano le nuove generazioni. Da un lato, la verecondia e la frugalità dei tempi che furono; dall’altro, l’odierno lusso, mollezza, sfrontatezza.

In termini più generali, la presenza e la contrapposizione dei due lógoi suggerisce la distinzione tra un ragionamento giusto, portatore dell’essere (o, comunque, del vero), e un ragionamento di tipo utilitaristico-persuasivo. Vale a dire, il discorso secondo il vero o secondo natura (physis) viene affiancato da un discorso o una legge convenzionali (nomos).

LA COMPLICITA INVOLONTARIA NEL PROCESSO DI SOCRATE

Per quanto riguarda, in particolare, il ritratto di Socrate, Le Nuvole contengono in nuce quelli che sarebbero poi divenuti i principali capi d’accusa nei suoi confronti. Difatti, Socrate viene rappresentato non solo come un uomo in grado di stravolgere il vero attraverso ragionamenti astrusi, ma soprattutto come un maestro capace di plasmare quanti si affidano a lui, nonché come una sorta di apostata e di cultore di nuove divinità.

Riguardo al primo punto, è significativa la sua ‘corruzione’ del giovane Tirchippide, il quale (per quanto non propriamente innocente), in seguito all’insegnamento socratico, impara l’arte di picchiare i genitori e di giustificare tale gesto attraverso lo stravolgimento argomentativo del vero.

Riguardo al secondo punto, in vari passi della commedia Socrate e i suoi adepti mostrano un’intellettualistica sfiducia nei confronti degli dei tradizionali. A Zeus sono ormai subentrate le dee Nuvole, con tutto il loro seguito di divinità minori. Come indica Socrate a Strepsiade, non bisogna prestar fede agli dei del passato perché “soltanto le Nuvole sono dee, tutto il resto sono fole”. Se si presta fede all’interpretazione di alcuni commentatori antichi, lo scopo delle Nuvole sarebbe stato proprio quello di “accusare” Socrate di corruzione e di empietà. È innegabile che Le Nuvole ci rappresentino un Socrate fautore di Discorsi Deboli e fraudolenti: tali, insomma, da mettere in crisi gli antichi costumi dei padri. Così come appare innegabile che nell’opera il filosofo ripudi le divinità tradizionali, per sostituirle con un nuovo Olimpo fantastico. La stessa sorte finale di Strepsiade sembra assumere un carattere esemplare: l’ingenuo contadi- no viene infatti punito per aver ceduto alle ingannevoli lusinghe dei tempi nuovi (il Discorso Debole), ripudiando la sana moralità tradizionale (il Discorso Forte).

L’ATTUALITÀ DELLA COMMEDIA

Le Nuvolparlano di filosofia, descrivono l’ascesa della tradizione sofista e le relative critiche che i contemporanei le imputavano e danno inoltre l’opportunità di metterla addirittura in scena suscitando negli spettatori una riflessione più che attuale sul valore della verità e della tradizione, sul potere del suo disvalore e sulla cultura come strumento, caratterizzabile solamente dal singolo e dalla sua personale scala di principi. Questo testo é ancora ai giorni nostri rappresentato nei piu svariati modi, in contesti diversi e utilizzando lessici piu moderni in quanto contiene valori molto attuali.

Un esempio di rielaborazione del testo le nuvole di aristofane é Aristofane reloaded, spettacolo diretto dal Teatro Due di Parma nel  febbraio 2014 :

“Il bersaglio satirico esplicito del grande autore è l’arte oratoria e dialettica socratica e sofistica, con i suoi strumenti di convincimento e seduzione. Quelli di cui ci si prende gioco ora sono più in generale i fabbricanti di verità, quelli che inducono l’uomo medio a fare, pensare, credere quello che desiderano, quelli che piegano il pensiero e l’arte ai loro bassi scopi e fanno della cultura un qualunque strumento di potere e lucro.
“Le nuvole” affrontano affrontano un tema attualissimo, il senso e l’importanza del dibattuto culturale all’interno di una società in crisi”.

Il pubblico scoprirà l’attenta riflessione, anche ironica, sulle armi di persuasione di massa, sulla forza che le parole acquistano quando volte a fini non meritevoli. L’’Ensemble, infatti, mette in scena un percorso “on the road” verso una verità mutevole e soggettiva.
In scena un carrozzone di comici, che catturerà il pubblico in un gioco meta-teatrale dove ogni personaggio, per essere vero, è falso. Del resto si è nel luogo della menzogna necessaria, della falsità per eccellenza, il teatro, in cui la verità diviene più vera del vero.
La scena è lo specchio della platea; gli attori sono lo specchio del pubblico, cantano i guitti dal palco, e ancora una volta la città è interpellata, invitata a riflettere su cosa sia questa strana cosa chiamata pensiero, chiamata desiderio…”

 

BIBLIOGRAFIA

www.iris.unina.it

www.delteatro.it

www.filosofico.net

www.inftub.com

www.teatrodue.org


ARTICOLO DI VIOLA CORTIANA DELLA CLASSE III B DEL LICEO CLASSICO