Damiano Chiesa. – Patriota irredentista italiano (Rovereto 1894 – Trento 1916); già studente d’ingegneria a Torino, vi ritornò nel sett.1914 per sfuggire alla chiamata austriaca sotto le armi e, entrata l’Italia in guerra, si arruolò volontario. Ufficiale di artiglieria, fu catturato dagli Austriaci a Costa Violina (Val Lagarina nel maggio1916, condannato a morte e fucilato.

Quando l’Austria, nel settembre 1914, chiamò alle armi la sua classe, Damiano tornò a Torino. Nel gennaio dell’anno successivo, su consiglio del padre (che nel frattempo era stato eletto deputato alla Dieta del Tirolo), si presentò al consolato austro-ungarico di Genova per la visita militare. Il medico voleva dichiararlo idoneo. Una valutazione che, dopo il suo rifiuto ad arruolarsi nell’esercito di Vienna, il dottore decise di variare.

Il 28 maggio 1915 Damiano partì volontario, con indosso la divisa italiana. Venne inquadrato nel 6º Reggimento Artiglieria e pur di raggiungere il fronte al più presto, accettò in un primo tempo anche di svolgere le mansioni più umili. Destinato inizialmente ad un forte di sbarramento a Valli dei Signori (oggi Valli del Pasubio), il 17 giugno raggiunse una batteria leggera sul Monte Testo. Divenuto sottotenente, nel febbraio 1916 fu aggregato al 9º Reggimento della stessa Arma che operava sul Coni Zugna, a sud di Rovereto. Il suo compito era dirigere il fuoco sulle linee austriache.

Il 16 maggio Damiano fu fatto prigioniero. E venne riconosciuto da diversi suoi concittadini, arruolati nell’esercito austriaco. Il 18 fu messo dietro le sbarre nel Castello del Buonconsiglio di Trento, dove venne maltrattato ed offeso da un gruppo di ufficiali austriaci. Il giorno successivo (19 maggio) venne giudicato per il delitto di alto tradimento e condannato a morte. La sentenza venne eseguita quella sera stessa.

Insieme a Cesare Battisti e Fabio Filzi, Damiano costituisce la triade dei Martiri trentini, ricordata nel Monumento alla Vittoria di Bolzano. Le sue spoglie riposano a Rovereto, presso l’Ossario di Castel Dante.

Gli è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: “Fervente apostolo dell’italianità della sua terra, quando suonò l’ora di affermarla con le armi, tra i primi accorse come semplice soldato ed insistentemente sollecitò, finché l’ottenne, l’onore di essere destinato ai reparti più avanzati, dove rese utilissimi servigi in ardite operazioni ad immediato contatto con l’avversario, noncurante dell’estrema gravità che avrebbe avuto per lui l’eventuale cattura. Sottotenente in una delle batterie più avanzate, allo sferrarsi di un attacco di soverchianti forze nemiche, pur sapendo che era stato dato ordine che egli fosse ritirato indietro in caso di evidente pericolo, volle rimanere al suo posto, per sciogliere fino all’ultimo il voto del proprio patriottismo, ed anche quando, per l’incontenibile appressarsi della travolgente onda avversaria, i pezzi furono resi inservibili per essere abbandonati, volle restare a combattere, cercando invano sul campo quella morte che sola poteva ormai salvarlo dal supremo martirio. Circondato e fatto prigioniero, subì con stoica fermezza i maltrattamenti dei nemici. Tratto dinanzi ai giudici, riaffermò solennemente i suoi sentimenti di appassionata italianità e con fiero atteggiamento affrontò il supplizio, cadendo fucilato, col nome d’Italia sulle labbra. Fulgido esempio di patriottico ardore e di insigne eroismo”.