Massimo Tapparelli Marchese d’Azeglio nasce a Torino il 24 ottobre 1798 e muore  sempre a Torino il 15 gennaio del 1866. E’ stato un politico, patriota, pittore e scrittore italiano.

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Da bambino visse in esilio con la famiglia a Firenze, durante l’occupazione francese del Piemonte e dopo la caduta di Napoleone frequentò giovanissimo l’Università di Torino. Malgrado l’educazione severa impartitagli visse alcuni anni da ribelle. Tornò a Torino e fu sottotenente di cavalleria nel reggimento Piemonte Reale, in seguitò si trasferì a Roma per inseguire la passione per l’arte e per studiare pittura sotto il Verstappen. Non contento di ciò, iniziò a scrivere poemi cavallereschi, tragedie e commedie. Nel frattempo si formò in lui un uomo d’ordine, di disciplina, nemico di ogni furberia e d’ogni violenza. Nacque in lui la passione politica tra il 1843 e il 1844  in seguito alla frequentazione del cugino Cesare Balbo, che lo incoraggiò a scrivere le
“Speranze d’Italia”.
Il moto rivoluzionario scoppiato a Rimini nel 1845 diede occasione a d’Azeglio di entrare arditamente nella lotta; alla morte di Gregorio XVI si reca a Roma, dove fu testimone delle speranze portate dall’elezione al soglio pontificio di Pio IX, il quale avviò la strada per l’idea liberale, moderata e legalitaria. Gli fu poi offerta la presidenza del Ministero toscano, ma dopo la pubblicazione di una delle sue opere fu allontanato da Firenze.
Il 7 maggio del 1849 fu nominato presidente del consiglio e governò fino al 1852, proponendosi come obbiettivi primari la pace con l’Austria, l’intesa con la Francia e l’Inghilterra, la difesa della costituzione e riforme interne. In seguito all’elezione come presidente della Camera di Rattazzi, d’Azeglio presentò le dimissioni e lasciò la vita politica.

la battaglia di Legnano
Titolo: La Battaglia di Legnano Tecnica: Olio su tela, 130 x 90 cm.                                        Collocazione: Galleria d’Arte Moderna
Il dipinto in esposizione è una replica in dimensioni più ridotte della Battaglia di
Legnano esposta dal d’Azeglio a Brera nel 1831 e oggi in collezione privata. Il tema
sembra essere stato a lungo presente all’artista prima che questi giungesse alla
versione esposta nel 1831, anno del suo trasferimento a Milano. I disegni relativi al
Carroccio si possono infatti rintracciare in due taccuini di schizzi databili rispettivamente agli anni dal 1823 al 1830. Il centro della composizione è segnato dal vessillo del carroccio e dal fascio di luce
che colpisce il cavaliere teutonico col giustacuore bianco, forse il Barbarossa stesso.
Le vicende sono ambientate a Milano ed a Como, nel 1176. Durante la lotta tra i
Comuni lombardi, riuniti nella Lega lombarda,  e Federico Barbarossa, Milano è
minacciata dalle truppe dell’Imperatore tedesco. Tra i combattenti a difesa della città si
trova anche Rolando, che ritrova Arrigo, ritenuto morto in battaglia. Arrigo rincontra
anche Lida, in precedenza sua promessa sposa, ma che per volontà di suo padre ha
sposato Rolando. Arrigo, piegandosi al destino, entra nella Compagnia della Morte, lo
squadrone di cavalieri chiamati a difesa del Carroccio, con grande angoscia di Lida,
che gli invia una lettera per tentare di fargli cambiare idea. Nel frattempo Rolando, che
si prepara a partire per combattere è avvicinato da Marcovaldo, un soldato tedesco
prigioniero, che gli consegna la lettera di Lida per Arrigo. La collera di Rolando sfocia
in vendetta. Scoprendo Lida e Arrigo mentre conversano, l’uomo imprigiona Arrigo in
una torre, così non potrà partecipare all’appello della Compagnia della Morte e sarà
disonorato. Arrigo, sgomento, si butta da una finestra gettandosi nelle acque del
fiume. Mentre Lida e le donne milanesi si rivolgono a Dio per i soldati, il Barbarossa è
sconfitto nella Battaglia di Legnano. Tra i lombardi tornati vittoriosi, c’è anche Arrigo, in
fin di vita. Dopo aver discolpato Lida, muore tenendo in pugno vicino al cuore il
vessillo del Carroccio.