CONSULTA LINK
“QUANDO MATTEI E L’ITALIA FACEVANO PAURA AL MONDO”
https://thevision.com/cultura/enrico-mattei-eni/
BIOGRAFIEONLINE
https://biografieonline.it/biografia-enrico-mattei
LA STORIA SIAMO NOI
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/enrico-mattei/9/default.aspx
IL GIALLO DELLA MORTE
Enrico Mattei, fondatore di Eni, è un personaggio chiave della storia italiana del dopoguerra: la sua azione per lo sviluppo e la ripresa economica del Paese ha lasciato segni ancora oggi tangibili. Le doti di strategia aziendale, la lealtà e l’attaccamento alla famiglia, l’impegno in politica sono stati fondamentali nella realizzazione del sogno di un uomo che guardava alle risorse del presente per costruire un futuro, verso un’impresa energetica nazionale. Nel 1957 Mattei Fonda Agip Nucleare e realizza la centrale Elettronucleare di Latina, che ha il reattore più grande d’Europa. È un innovatore anche nel campo della cultura: nel 1958 istituisce la Scuola Mattei e promuove un metodo di ricerca di tipo sperimentale nei laboratori Eni a San Donato Milanese. Alle grandi doti imprenditoriali, Mattei unisce una vera e propria passione per l’arte e la cultura che lo porta ad affidare al poeta Attilio Bertolucci la realizzazione della rivista “Gatto Selvatico”. Appassionato d’arte, colleziona una serie di quadri che diventano il patrimonio artistico di Eni che oggi il pubblico può conoscere grazie alla galleria virtuale Eni Museum presente sul nostro sito.
Enrico Mattei nasce il 29 aprile 1906 ad Acqualagna in provincia di Pesaro, da Angela Galvani e Antonio. Nel 1919 il padre da brigadiere dei carabinieri è promosso maresciallo: per questo la famiglia si trasferisce a Matelica, in provincia di Macerata. Finite le scuole elementari, Enrico entra in collegio a Vasto, dove frequenta la scuola tecnica inferiore. Le ristrettezze economiche della famiglia e la rigida disciplina imposta dal padre lo spingono a cercare subito un’autonomia, anche di tipo economico. Il padre lo fa assumere nella fabbrica di letti di Scuriatti come verniciatore di letti di metallo, poi nel 1923 entra come garzone alla conceria Fiore. La carriera di Mattei nell’azienda è rapida: prima operaio, poi aiutante chimico, infine, a soli vent’anni, diventa direttore del laboratorio. Il salario più alto gli permette di aiutare la famiglia, così nel 1926 riesce ad aprire un negozio di stoffe per la madre. Nel 1927, compiuto il servizio militare, torna a Matelica e diventa il collaboratore principale del proprietario della conceria. Presto, però, cominciano a sentirsi gli effetti della crisi economica generale e gli affari iniziano a peggiorare: nel 1929 la conceria chiude, Mattei si trasferisce a Milano dove continua la sua attività industriale aprendo assieme alla sorella e al fratello la sua prima fabbrica, un piccolo laboratorio di oli emulsionanti per l’industria conciaria e tessile. Grazie alle competenze tecniche acquisite negli anni e alla tenacia, nel 1934 fonda l’Industria Chimica Lombarda, con uno stabilimento in via Tartini, nella periferia industriale di Milano.
Nel 1936 Enrico Mattei si sposa con la viennese Greta Paulas, si diploma ragioniere e si iscrive all’Università Cattolica. Nel maggio 1943 incontra Giuseppe Spataro, esponente della Democrazia Cristiana, che lo aveva introdotto nelle strutture milanesi del nuovo partito attraverso il quale entra in contatto con i circoli antifascisti milanesi e dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, si unisce insieme a Marcello Boldrini, economista dell’Università Cattolica, ai gruppi partigiani attivi sulle montagne circostanti Matelica. Tornato a Milano riprende i contatti con la Democrazia Cristiana locale che lo nomina, per le sue doti organizzative più che militari, comandante del Corpo volontari per la libertà, la prima struttura di coordinamento delle forze partigiane durante la Seconda guerra mondiale riconosciuta sia dal Governo italiano che dagli Alleati. Nel 1944 viene creato un Comando militare Alta Italia del Comitato di Liberazione Nazionale di cui Enrico Mattei fa parte per la Democrazia Cristiana.
Nei giorni successivi alla tormentata fine della guerra civile in Italia, Mattei viene incaricato di liquidare e di provvedere alla sostanziale privatizzazione degli asset energetici dell’Agip, l’Azienda generale italiana petroli, costituita nel 1926 dallo Stato italiano per sviluppare una propria attività petrolifera. Sceglie di non seguire questa indicazione, per realizzare un obiettivo che ritiene fondamentale: garantire al Paese un’impresa energetica nazionale, in grado di assicurare quanto serve ai bisogni delle famiglie e allo sviluppo della piccola e media impresa a prezzi più bassi rispetto a quelli degli oligopoli internazionali. Raddoppia la perforazione dei pozzi, sfrutta al meglio la ricerca mineraria nella Val Padana, sceglie le alleanze necessarie all’interno del governo e dei partiti che lo sostengono per realizzare ciò che per il momento è solo nella sua mente. Ci riesce nel 1953 con l’istituzione dell’Eni – dopo una lunga e travagliata discussione – iniziata nel 1947, tra chi sosteneva ad oltranza l’iniziativa privata e quanti erano fautori di una forte presenza dello Stato nell’economia. Mattei riesce ad affermare il ruolo strategico dell’energia nello sviluppo economico italiano e a ispirare fiducia nel possibile miracolo dell’indipendenza energetica. Intesse una rete di collaboratori capaci di muoversi sulla scena internazionale: questo diviene uno dei punti di forza che Eni, oltre gli interessi specifici, sa offrire all’azione diplomatica dell’Italia. È tra i primi a coltivare lo spirito di frontiera e il rispetto delle culture diverse. Il 27 ottobre 1962 il suo aereo, proveniente da Catania diretto a Linate, precipita a Bascapè in provincia di Pavia. Muoiono Mattei, il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista americano William Mc Hale.
Sono passati ormai cinquantaquattro anni da quel 27 settembre del 1962 quando, tra le 18.55 e le 18.57 della sera, la torre di controllo di Linate perse i contatti con l’aereo su cui viaggiava Enrico Mattei. Il velivolo, un Morane-Saulnier MS760 Paris I-SNAP, stando alle ricostruzioni dei pochi testimoni (tra cui spiccava il coltivatore diretto Mario Ronchi), era esploso in volo e quindi precipitato all’altezza di Bascapè, piccola frazione del comune di Pavia. Insieme ad Enrico Mattei persero la vita anche il pilota Irnerio Bertuzzi e lo statunitense William McHale, giornalista di Time-Life, a cui era stato chiesto proprio di scrivere un corposo pezzo sul Presidente dell’ENI.
Sebbene quella dell’esplosione in volo dell’aereo, provocata da una carica esplosiva, sia sempre stata la versione più accreditata presso l’opinione pubblica, quasi un “segreto di Pulcinella”, le prime inchieste puntarono piuttosto ad affermare la pista dell’incidente dovuto magari ad un errore umano: quella sera, in fondo, le condizioni climatiche erano avverse, sconsigliabili per chiunque volesse compiere un viaggio aereo.
Ed infatti le successive inchieste, a cominciare dagli Anni ‘90, hanno contribuito a ristabilire almeno una parte della verità, o quantomeno a portarla dall’ufficiosità a cui era relegata all’ufficialità vera e propria. Nel 1994 vennero riaperte le indagini dalla Procura di Pavia, e nel 1997 fu stabilito che l’aereo era stato “dolosamente abbattuto”. Nel frattempo, nel 1995, anche la salma di Enrico Mattei era stata riesumata, cosa che permise di stabilire come il suo corpo, al pari di quelli degli altri occupanti dell’aereo, avesse subito una “deflagrazione”. L’esame di alcuni reperti, come l’orologio da polso di Mattei e di parti del velivolo, affermò senza tema di smentita come a bordo fosse avvenuta un’esplosione, con un tipo di forza imputabile ad almeno cento grammi di esplosivo Compound B.
Prima degli Anni ‘90, tuttavia, altri fatti avevano fatto capire come ci fosse del mistero, indubbiamente parecchio mistero, intorno alla morte di Enrico Mattei. Mauro De Mauro, il famoso giornalista palermitano in forza a “L’Ora”, che indagava sulla morte del Presidente dell’ENI fin dal 1962, e che aveva finalmente scoperto cose molto compromettenti e sensazionali, scomparve improvvisamente nel 1970: rapito, ucciso ed occultato dalla Mafia, a quanto pare esecutrice materiale anche dell’attentato a Mattei. Mauro De Mauro stava dando una mano anche a Francesco Rosi a realizzare il suo capolavoro cinematografico, “Il Caso Mattei”, interpretato da Gian Maria Volontè, fornendogli notizie di prima mano che ovviamente non si dovevano affatto sapere. Il film, apparso nel 1972, a dieci anni dalla morte di Mattei, resta probabilmente ancora oggi una delle ricostruzioni e delle inchieste più attendibili a nostra disposizione circa la storia e la fine del vulcanico Presidente dell’ENI.
Pochi anni dopo fu la volta anche di Pier Paolo Pasolini, che nel suo romanzo “Petrolio”, di formazione ma soprattutto di feroce critica sociale, intendeva piazzare anche un capitolo sulle trame politiche che ruotavano intorno all’ENI e che miravano a neutralizzare e sostituire Enrico Mattei. Anche Pasolini morì in circostanze piuttosto ambigue, e per molti anni, praticamente fino ad oggi, tutte le ricostruzioni relative alla sua uccisione vennero condite con abbondanti menzogne e depistaggi.
C’erano, dunque, su Enrico Mattei, e soprattutto sulla sua scomparsa, delle verità che si volevano tenere accuratamente nascoste e celate. Ma chi lo voleva? E quali erano queste verità? Come già abbiamo detto, in parte si trattava di un “segreto di Pulcinella”, di fatti ufficiali che molti pretendevano di far passare per ufficiosi.
Poco prima della sua morte Enrico Mattei era stato minacciato dall’OAS per il suo sostegno alla lotta di liberazione algerina, mentre il responsabile del KGB per l’Italia settentrionale, Leonid Kolosov, venne a trovarlo per avvertirlo che erano in corso tentativi di “neutralizzazione” della sua persona da parte anglo-americana. E solo pochi giorni prima dell’attentato di Bascapè il “Financial Times” era uscito con un articolo decisamente poco beneaugurante: “Will signor Mattei have to go?” (“Il signor Mattei se ne dovrà andare?”). Al suo interno si spiegava chiaramente come fosse importante, per Washington e per Londra, un abbandono di Mattei, che altrimenti avrebbe portato l’Italia fuori dalla loro orbita.
Ed infatti secondo il Foreign Office Mattei aveva confidato “ad una certa persona” conosciuta da un misterioso Mr. Searight le seguenti parole: “Ci ho messo sette anni per condurre il governo italiano verso un’apertura a sinistra. E posso dire che ce ne vorranno di meno per far uscire l’Italia dalla NATO e metterla alla testa dei Paesi neutrali”. Come riportato anche dal libro di Filippo Bovo “Enrico Mattei – L’uomo della rinascita. Vita e morte dell’ultimo patriota”, edito nel 2016 da Anteo Edizioni ed in cui si raccontano tutta la vita del Presidente dell’ENI e i misteri e le ricostruzioni sulla sua morte, la nota aggiungeva che “non ci sono motivi per dubitare che tali affermazioni siano state effettivamente fatte”.
Commenti recenti