Il cavallo Marsala di Garibaldi o meglio la cavalla Marsala, quella che lo portava in groppa quando entrò a Palermo da trionfatore e che gli fu compagna per tutto il proseguimento della campagna del Sud, non era bianca come molti pensano, ma grigia. Gliel’aveva regalata subito dopo lo sbarco a Marsala (da qui il nome) quando aveva quattordici anni, il marchese Sebastiano Giacalone Angileri. Dal novembre del 1860 la cavalla raggiunse Caprera e rimase nell’isola con l’Eroe fino alla propria morte, il 5 settembre del 1876 all’età di 30 anni.
L’11 maggio 1860 (data che ai tempi delle mie scuole medie si doveva imparare a memoria!), il giorno dello sbarco a Marsala, di “Mille” in verità ce ne erano soltanto 776 perché gli irriducibili repubblicani, al comando di Callimaco Zambianchi, si fecero sbarcare a Talamone quando seppero che avrebbero dovuto liberare la Sicilia in nome del re Vittorio Emanuele II. Altro fatto, o curiosità, è quello che lega il famoso slogan “Roma o morte”, che Garibaldi utilizzò per la sua “impresa d’Aspromonte”, proprio alla città di Marsala.
Pare infatti che sia stato urlato da un oscuro marinaio marsalese durante un infuocato comizio dell’Eroe che, uditolo, lo fece suo.Garibaldi e la sua cavalla Marsala olio su tela di A. Martelli – Milano, Museo del Risorgimento. Una notizia storica curiosa è legata al famoso cavallo bianco di Garibaldi, in realtà una giumenta grigia di 14 anni, dono di Sebastiano Giacalone Angileri, che Garibaldì accettò di buon grado, chiamandola appunto Marsala.
In sella a Marsala Garibaldi entrò a Palermo, il 27 maggio 1860, e continuò tutta la campagna militare nel regno delle Due Sicilie, fino ad affezzionarsi a lei al punto da imbarcarla il 9 novembre 1860 per Caprera, tenendola con se fino alla sua morte, nel 1876, quando aveva ormai trent’anni.
Ma quello che davvero rappresenta un fatto “speciale” è che il 1° aprile del 1971, Giuseppe Garibaldi fondò la prima “Societá contro il maltrattamento degli animali”.
Come si legge nelle note storiche dell’Enpa, l’attuale Ente Nazionale per la Protezione degli Animali che custodisce gelosamente documenti e lettere firmate dall’eroe, le origini dell’Ente vanno fatte risalire al 1 aprile 1871, anno in cui Giuseppe Garibaldi, su esplicito invito di una nobildonna inglese, lady Anna Winter, contessa di Southerland, incaricò il suo medico personale, il dottor Timoteo Riboli, con studio in Torino, di costituire una Società per la Protezione degli Animali, annoverando la signora Winter e Garibaldi come soci fondatori e presidenti onorari.
Fu così che nacque la “Società Reale per la Protezione degli Animali”, con un ufficio provvisorio a Torino, al primo piano del n. 29 di via Accademia Albertina, di cui la storica tipografia di Vincenzo Bona stampò, nel 1872, uno Statuto Sociale, stilato in lingua italiana, inglese, francese e tedesco.
Nell’archivio dell’Ente è possibile leggere il carteggio autografo tra Garibaldi e lady Winter e la lettera che Garibaldi inviò al dottor Riboldi da Caprera, il primo aprile 1871, che risulta essere il più antico documento, contro il maltrattamento degli animali, conosciuto.
L’eroe dei Due Mondi non dimenticò quindi di considerare e difendere un altro grande mondo, quello degli animali!
Fonte: www.equitando.com
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