Ritratto di Alfonso La Marmora

Alfonso la Marmora nacque a Torino il 18 novembre 1804. La sua famiglia era di antica tradizione militare, tra i suoi fratelli infatti si distinsero Carlo Emanuele e Alberto come ufficiali nelle guerre napoleoniche e Alessandro in quanto fondatore dei Bersaglieri.

La Marmora dedicò la sua vita alla carriera militare e politica e il racconto della sua storia è un frenetico susseguirsi di eventi legati a battaglie, a successi e a promozioni.

La sua iniziazione al mondo militare fu molto precoce: già nel 1816, quando aveva solo dodici anni, La Marmora venne ammesso all’Accademia militare di Torino. Il 3 luglio di quello stesso anno divenne paggio d’onore del re e nel marzo 1822 fu promosso sottotenente d’artiglieria. Da subito nella sua carriera ricevette continui riconoscimenti, ma essendo ancora un periodo di pace, raggiunse l’ottenimento dei gradi più alti molto lentamente. Nel 1823, uscito dall’Accademia con il grado di sottotenente, fu assegnato al corpo d’artiglieria della Venaria e fu promosso a capitano.

Nella prima metà degli anni Quaranta compì numerosi viaggi in Italia e all’estero, sia per accrescere le sue conoscenze personali, sia per studiare, su incarico del governo, l’organizzazione militare dei paesi stranieri. Nel 1844 andò in Algeria, nel 1846 in Grecia, Turchia ed Egitto.

Nel 1848 partecipò alla prima guerra d’indipendenza agli ordini del duca di Genova e si distinse per i combattimenti di Mozambano, Valeggio e Peschiera. Ottenne così il grado di colonnello e la medaglia d’argento al valor militare. Nel mese di ottobre fu promosso generale e divenne ministro della Guerra nel gabinetto Pinelli (carica che riottenne nel 1849 con Gioberti).

Dopo la sconfitta di Novara, il 1º aprile 1849, ottenne la promozione a luogotenente generale e essendo scoppiati a Genova moti popolari, fomentati dai circoli repubblicani e democratici che rifiutavano la pace con l’Austria, la Marmora ricevette l’incarico di reprimere la sollevazione e quindi fu inviato a Genova in qualità di commissario straordinario con pieni poteri. Represse la breve ribellione nel sangue, i cannoni seminarono terrore e si registrarono moltissimi assassinii a sangue freddo, stupri e crudeltà di ogni genere nei confronti dei cittadini inermi. Dando il via al combattimento, La Marmora sentenziò: «Non merita riguardo una città di ribelli».

Guerra di Crimea (1853-1856)

Nel 1855 gli fu conferito il comando in capo della spedizione di Crimea. Qui mise per la prima volta alla prova la nuova organizzazione dell’esercito. Il corpo di spedizione da lui guidato fu tale da meritare l’alto elogio del comandante inglese, che in un suo ordine del giorno così si espresse: «I nostri coraggiosi alleati francesi, con la loro intrepidità ed audacia, hanno dato nuovo lustro alle nostre armi e in questa occasione, la prima nella quale l’Armata Sarda abbia incontrato il nemico, si è dimostrata degna di combattere a fianco della più grande Nazione militare d’Europa». In seguito a questo La Marmora fu promosso generale d’armata.

Nel 1859 combattè contro gli Austriaci; dopo l’armistizio di Villafranca fu per sei mesi presidente del Consiglio, in sostituzione di Cavour che si era dimesso per protesta. In seguito ottenne la carica di Governatore di Milano. Nel 1861 venne nominato Prefetto di Napoli e comandante del corpo d’armata della città, dove combatté il brigantaggio. Nel 1865 rassegnò le dimissioni, ma subito dopo dovette sostituire Minghetti nell’incarico di Primo Ministro. Lasciò il governo nel 1866 per entrare in guerra con la carica di comandante dell’esercito, ma a causa dell’esito negativo della guerra culminata nella disfatta di Custoza del 23 giugno, ne fu esonerato durante l’armistizio di Cormons. Per un breve periodo di tempo fu ancora capo del corpo d’armata di Firenze, dove nel frattempo era stata trasferita la capitale. Dopo la presa di Roma fu primo luogotenente del re nei territori ex-pontifici. Infine, dopo una lunga e intensa carriera politica e militare si ritirò a vita privata.
Alfonso La Marmora morì a Firenze il 5 gennaio 1878. Oggi è sepolto a Biella, nella chiesa di San Sebastiano.

Statua di Alfonso La Marmora, Biella

 

BIBLIOGRAFIA

https://www.treccani.it/enciclopedia/ferrero-della-marmora-alfonso_%28Dizionario-Biografico%29/

http://www.asbi.it/docs/alfonso/alfonso_1.pdf

https://www.biellaclub.it/persone/LaMarmoraAlfonso.php

http://www.lamarmora.net/alfonso-la-marmora-biografia.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Alfonso_La_Marmora