A partire dalla seconda metà del seicento so sviluppa, in Inghilterra, una nuova tradizione di pensiero che mette in dubbio il potere della ragione se quest’ultima non è conducibile all’esperienza. I filosofi di questo periodo si chiedono quali sono i limiti dell’intelletto umano, qual’è il ruolo dell’esperienza nella conoscenza, che cosa sono e da dove derivano le nostre idee e che cosa possiamo conoscere con certezza e cosa in modo probabile. Questi dubbi vengono innalzati anche dall’opera di scienziati come Newton che grazie alla sua impostazione metodologica porterà i filosofi a rinunciare a grandi sistemi metafisici. É in questo periodo che i l’idea di mente come tabula rasa prende il sopravvento sull’innatismo. L’empirismo si sviluppò in contrapposizione al razionalismo, corrente filosofica il cui esponente principale è stato Cartesio. Secondo i razionalisti, la filosofia dovrebbe essere condotta tramite l’introspezione e il ragionamento deduttivo a priori. Secondo gli empiristi, invece, si considera alla base del metodo scientifico l’idea che le nostre teorie dovrebbero essere fondate sull’osservazione del mondo piuttosto che sull’intuito o sulla fede. In senso lato, oggi per “empirismo” si intende un approccio pratico e sperimentale alla conoscenza, basato sulla ricerca e su un modo di procedere a posteriori, preferiti alla pura logica deduttiva. In questo senso possono essere fatti rientrare nella corrente empirista anche Aristotele, Tommaso d’Aquino, Roger Bacon, Thomas Hobbes, e l’induttivista Francesco Bacone. La ricerca dei limiti dell’intelletto umano ha, per i suoi ricercatori come Locke, un fine pratico che è quello di trarne dei vantaggi nella vita di tutti i giorni e anche nelle scienze, non andando più ad analizzare problemi al di sopra della portata umana.
L’empirismo di Locke
Secondo Locke, le idee derivano dall’esperienza .In particolare d,all’esperienza esterna provengono le idee di sensazione e da quella interna provengono le idee di riflessione .Infatti, la mente umana è priva di contenuti (tabula rasa), la quale acquisisce gradualmente le conoscenze con il progredire delle esperienze.
Locke fa una distinzione tra idee semplici ed idee complesse:
- Quelle semplici derivano dalle esperienze elementari, della sensazione e della riflessione impressa nella mente, sono dotate di certezza e sono immagazzinate nella memoria
- Quelle complesse provengono dall’elaborazione delle idee semplici messe in atto con l’intelletto.
Queste idee sono incerte e si distinguono in tre categorie:
Modi: idee considerate non esistenti in sé ma sempre in relazione a una sostanza.
Sostanze: insiemi di idee semplici riferite a qualcosa di esistente in sé che funge da sostrato.
Relazioni: idee complesse che derivano dal rapporto istituito tra idee semplici.
Secondo il filosofo britannico si ha vera conoscenza solo quando le idee sono conformi alla realtà. L’empirismo di Locke, infatti, indica la conoscenza come “percezione di accordo o disaccordo” tra le idee acquisite dall’individuo. Si distinguono così due diversi gradi di conoscenza, a seconda che essa sia basata sull’intuito o su prove e dimostrazioni. Nel processo di conoscenza, riconosce Locke, non sempre però si può avere esperienza diretta di idee, eventi, fenomeni e oggetti. Quando la conoscenza diretta non è possibile la conoscenza non è certa ma “probabile”.
La posizione di Locke è quindi particolarmente critica rispetto a quella di Cartesio, che sosteneva come conoscenze ed idee fossero presenti nella mente umana in modo innato, fin da prima della nascita (innatismo). Per Locke ciò era semplicemente impossibile e a testimoniare l’impossibilità di tale tesi vi erano i bambini e i pazzi. Questi ben dimostravano come non vi poteva essere una conoscenza universale innata in ogni individuo ma come questa si andava formando via via nel corso della vita in base alle peculiari esperienze vissute.
L’empirismo di Hume
Secondo Hume, la fonte della conoscenza sono le percezioni distinguibili in :
- Impressioni- percezioni immediate e vivide.
- Idee- immagini illanguidite delle impressioni.
Impressioni e idee differiscono sono di grado e tra esse c’è corrispondenza. Hume ritiene che la memoria consista nel ricordare le impressioni nella loro successione e forma originale mentre l’immaginazione consista nello stabilire liberamente delle relazioni tra idee, tuttavia, l’immaginazione non è totalmente libera perché procede secondo il principio di associazione il quale opera in base a tre criteri: somiglianza, contiguità e causalità. Egli sostiene inoltre che le idee complesse garantiscono una conoscenza certa quando derivano da pure relazioni tra idee oppure una conoscenza probabile quando derivano da relazioni tra dati di fatto poiché tutte le conoscenze relative a dati di fatto implicano il principio di causalità. L’idea di causa deriva da una tendenza soggettiva a cogliere una connessione necessaria tra due eventi di cui si osserva la regolare contiguità e successione che Hume descrive con i termini latini post hoc, propter hoc sottolineando la tendenza a passare da una contiguità ad una causalità. Questa tendenza è dovuta dall’abitudine dalla quale deriva anche la fiducia nel fatto che il mondo fisico sia retto da principi universali. Anche la credenza, utile per guidare la condotta umana ma priva di certezza assoluta, deriva dall’abitudine. Infine Hume ritiene che bisogna tenere distinti il piano dell’essere da quello del dover essere poiché l’etica non si fonda su principi assoluti ma su criteri empirici e sul senso morale, comune a tutti gli uomini.
L’empirismo di Kant
Ne “ La critica della ragion pura” Kant afferma che la scienza possiede un metodo rigoroso che conduce ad un sapere oggettivo e certo mentre la metafisica non possiede un metodo ed è terreno di dispute continue. Perciò è necessario condurre un analisi sui fondamenti della conoscenza al fine di appurare quali sono le condizioni di possibilità della scienza e capire se è possibile una metafisica come scienza. A questo scopo Kant analizza le proposizioni della scienza ovvero i giudizi che si distinguono in tre categorie :
-Analitici- tipici del razionalismo- Il predicato esplicita solo il contenuto del soggetto e possiedono universalità e necessità ma non accrescono il sapere.
-Sintetici a posteriori- tipici dell’empirismo- Il predicato aggiunge novità al soggetto e accresce il sapere ma non gode di universalità perché sono particolari e contingenti.
Sintetici a priori- tipici della scienza newtoniana- Accrescono sempre il sapere e sono dotati di universalità.
Nei giudizi sintetici a priori possiamo distinguere: l’aspetto materiale e l’aspetto formale . Nel primo, le impressioni sensibili sono ricevute dal soggetto passivamente( a posteriori) mentre nel secondo le impressioni sono ordinate dalla mente con una specifica modalità. É il secondo aspetto che garantisce la validità universale delle scienze. É in questo concetto che sta la rivoluzione del pensiero Kantiano detta anche Rivoluzione copernicana: non è la mente a doversi adeguare alla realtà ma la realtà a doversi adeguare alle modalità conoscitive del soggetto. Per Kant la critica essendo finalizzata all’analisi delle condizioni a priori della conoscenza è trascendentale ,perché si occupa delle sue condizioni di conoscibilità e non degli oggetti in sé.
BIBLIOGRAFIA
https://it.wikipedia.org/wiki/Empirismo
https://vivalascuola.studenti.it/l-empirismo-di-locke-173858.html#steps_3
https://www.skuola.net/filosofia-moderna/empirismo.html
ARTICOLO DI LORENZO BIANCO DELLA CLASSE IV I DEL LICEO LINGUISTICO
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