Hume

David Hume nacque ad Edimburgo, in Scozia, nel 1711,e seguendo il volere della famiglia, studia per divenire avvocato, pur non avendo un interesse verso la giurisprudenza. I suoi interessi, infatti, erano rivolti verso la cultura umanistica: legge Cicerone, Virgilio e si avvicina alla filosofia, al punto da ambire, appena maggiorenne, ad una rielaborazione dello studio dell’uomo. L’intensa attività intellettuale lo porta ad avere un esaurimento nervoso, seguito da crisi depressive, che dopo numerose cure riesce a superare.                    Decide così, nel 1734 di trasferirsi in Francia, per approfondire i suoi studi: qui dà alla luce il suo scritto più importante, il Trattato sulla natura umana, che però non riceve un accoglienza benevola da parte dei contemporanei. Dopo che l’università della città natale rifiuta la sua candidatura ad una cattedra di filosofia, Hume intraprende la carriera politica, che lo porta a soggiornare in Austria e poi in Italia. Nel 1752 diventa bibliotecario ad Edimburgo, compone una Storia dell’Inghilterra che gli garantisce finalmente la notorietà a cui aspirava, e poi accetta di trasferirsi nuovamente in Francia con l’incarico di segretario dell’ambasciatore inglese a Parigi. A Londra diventa, anche se per un breve periodo, sottosegretario al ministero degli Esteri, e ritorna, infine, a Edimburgo, dove conduce una vita agiata e ritirata insieme alla sorella sino alla sua morte, avvenuta nel 1776.

 

Il concetto di simpatia

La dipendenza reciproca degli uomini

«L’uomo è del tutto insufficiente a se stesso, e quando gli troncate tutti i contatti con gli altri, immediatamente cade nella melanconia e nella disperazione più cupa (…) Non possiamo mai formulare un desiderio che non abbia un riferimento alla società. Una solitudine totale è forse il peggior castigo che ci si possa infliggere. Qualsiasi piacere languisce se non è goduto in compagnia, e qualsiasi dolore diventa più crudele e intollerabile. Qualunque sia la passione che ci muove, orgoglio, ambizione, avarizia, brama di sapere, desiderio di vendetta o concupiscenza, di tutte la simpatia è l’anima o il principio animatore. Se anche tutte le forze e gli elementi della natura pattuissero di servire un solo uomo e di obbedirgli; se anche il sole sorgesse e tramontasse al suo comando; se anche il mare e i fiumi scorressero a suo piacimento, e la terra producesse spontaneamente tutto quanto gli fosse utile o gradito, egli sarebbe pur sempre un infelice finché non gli si desse almeno un’altra persona con cui condividere la propria felicità e di cui godere la stima e l’amicizia»

Che cos’è la simpatia? principio di apertura alla sfera sentimentale degli altri uomini

«Non c’è qualità della natura umana più notevole, sia in sé e per sé, sia per le sue conseguenze, della nostra propensione a provare simpatia per gli altri, e a ricevere per comunicazione le inclinazioni e i sentimenti altrui, per quanto diversi e addirittura contrari ai nostri. Questo non è solo evidente nei bambini (…) ma anche in uomini del massimo giudizio e intelligenza. (…) Odio, risentimento, stima, amore, coraggio, allegria e melanconia: sono tutte passioni che sento più per comunicazione che per mio proprio temperamento e disposizione naturali»

Il meccanismo della simpatia

«Quando una qualsiasi affezione nasce per simpatia, dapprima la si vede solo dai suoi effetti e da quei segni esteriori nel contegno e nella conversazione che ce ne comunicano l’idea. Questa idea si converte immediatamente in una impressione, e acquista un tale grado di forza e di vivacità da diventare la passione stessa, e da produrre un’emozione come quella di una affezione originaria». Quindi, concretamente opera in questo modo: 1-Comprensione del comportamento altrui, che si basa sull’analogia dei corpi: è grazie alla somiglianza del mio corpo con quello dell’altra persona che riesco  a proiettare sull’altro le idee di eventi interiori che caratterizza   2-Passaggio dall’idea all’impressione.

 

 

 

Le forme della simpatia

Esistono 4 tipi di simpatia differenti e sono: 1-simpatia immediata= detta anche contagio emotivo, è la simpatia primitiva che consente sin da bambini di entrare in contatto emotivo con gli altri. 2-simpatia mediata= è la simpatia che presuppone l’intervento dell’immaginazione, in modo tale da capire cosa stia provando l’altra persona. 3-simpatia con= ossia una simpatia che ci fa provare sensazioni analoghe a quelle che sta provando un’altra persona . 4-simpatia per=è la simpatia che fa nascere in noi stessi una passione in relazione a ciò che proviamo per l’altro, sebbene non proviamo gli stessi sentimenti.

La simpatia e le relazioni

«Quanto più forte è la relazione fra noi e un oggetto, tanto più facilmente l’immaginazione compie il passaggio e comunica all’idea messa in relazione la stessa vivacità di rappresentazione che è sempre proprio dell’idea che ci formiamo della nostra persona. (…) Ora, è evidente che la natura umana ha conservato una grande rassomiglianza fra tutte le creature umane e che noi non notiamo mai negli altri una passione e un principio di cui, in qualche misura, non possiamo trovare in noi un parallelo. Questa rassomiglianza deve certo contribuire moltissimo a farci entrare nei sentimenti degli altri (…). Di conseguenza troviamo che dove, oltre alla generale rassomiglianza della nostra natura, vi è anche una peculiare somiglianza nelle nostre maniere, carattere, paese o lingua, è più facile che nasca la simpatia. Né poi la rassomiglianza è la sola relazione ad avere questo effetto, ma riceve nuova forza da altre relazioni. I sentimenti degli altri hanno scarsa influenza, quando ci sono molto lontani, e c’è bisogno della relazione di contiguità perché possano compiutamente comunicarsi. Le relazioni di parentela possono contribuire allo stesso effetto, e così anche la nostra familiarità con gli altri, che agisce allo stesso modo dell’educazione e delle abitudini. Tutte queste relazioni, se unite insieme, fanno passare l’impressione o la consapevolezza della nostra persona all’idea dei sentimenti o passioni degli altri, facendoceli concepire nel modo più forte e vivo».

La critica a Hobbes e ai “moralisti”

Attraverso la trattazione della simpatia, Hume critica Hobbes, il quale ritiene che ogni passione umana sia riconducibile all’egoismo. David Hume ritiene che questo pensiero sia riduzionistico, poiché mostra l’uomo come un mostro. Per Hume, l’uomo si interessa ai sentimenti degli altri uomini grazie alla simpatia ed è proprio grazie a quest’ultima che è in grado di provare pietà e amore disinteressato. Hume è altrettanto critico verso i moralisti, i quali sostenevano che l’uomo avesse un certo senso di bene verso tutti gli altri, una sorta di benevolenza universale. Per Hume, questi filosofi esageravano. L’uomo è capace di interessarsi ai sentimenti altrui, grazie alla simpatia, ma essa è strettamente legata alle relazioni e dunque è un meccanismo totalmente parziale. L’uomo è capace di provare passioni disinteressate e non egoistiche, ma anche le sue tendenze più benevole e disinteressate, dipendono dalle relazioni e dalle circostanze.                                        Il confronto decisivo, dunque, non è quello con Hobbes, bensì quello con Hutcheson e Butler (moralisti). È  nel confronto con loro due , che emerge il  pensiero di Hume e quanto sia innovativo il suo metodo: il suo scopo è quello di delineare una teoria delle passioni aderente all’esperienza e rispettosa delle sue sfumature: «L’anatomista non dovrebbe mai emulare il pittore: e nelle sue accurate dissezioni e descrizioni delle parti anche più piccole del corpo umano non dovrebbe mai pretendere di dare alle sue figure un atteggiamento e un’espressione graziosi e attraenti. C’è perfino qualcosa di ripugnante nell’aspetto delle cose che egli ci raffigura».


ARTICOLO DI SARARICOTTI DELLA CLASSE IV I DEL LICEO LINGUISTICO