La funzione del mito per Platone


 

Platone, allievo di Socrate, fonda l’accademia Platonica (il cui nome deriva dall’eroe greco, Accademo)  dove educa i suoi allievi. Platone li istruisce usando usando il mito (dal greco ”mythos”, ”racconto”). Per Platone il mito è uno strumento pedagogico che serve a dare una chiave di lettura ai giovani.

 

 

 

 

 

L’oscillazione tra spirito Apollineo e Dionisiaco nel mito dell’auriga


Il mito del carro e dell’auriga serve a spiegare la tripartizione dell’anima. Platone divide a psicologia umana in tre parti che interagiscono fra di loro per determinare le azioni umane. Serve anche a farci come interagiscono lo spirito Dionisiaco e lo spirito Apollineo. Qual è il pregio di Platone? Il cavallo nero rappresenta l’anima concupiscibile (la libido, la parte appettitiva, i piaceri) che va verso il basso. Il cavallo bianco rappresenta le passioni ed è un’anima irascibile e per sua natura va verso l’iperuranio. Il cavallo bianco e il cavallo nero rappresentano nell’uomo lo spirito Dionisiaco. L’auriga è la parte razionale deve condurli usandoli come motore della biga. L’auriga è lo spirito Apollineo.

 

La ragione deve convivere con gli appetiti, la ragione umana è fatta per conoscere le passione e governarle. L’empatia è importante nella psiche. In tutti noi c’è il prevalere di una delle tre anime e che determinano la nostra personalitàQuindi secondo Platone l’empatia è importante: l’uomo non dovrebbe sopprimere la parte appettitiva. Senza i cavalli, l’auriga non andrebbe da nessuna parte. Dovrebbe comprenderli, conoscerli e sapere condurli.

 

FEDRO   IL MITO DEL CARRO ALATO

https://www.youtube.com/watch?v=p1-PrgoSV94


 

apollineo/dionisiaco Antitesi terminologica introdotta nel linguaggio filosofico da Nietzsche, che se ne servì in La nascita della tragedia  (1872) per illustrare i due impulsi essenziali dai quali nacque la tragedia attica, «opera artistica altrettanto dionisiaca quanto apollinea». Lo spirito a. è ordine e armonia delle forme, mentre lo spirito d. è ebbrezza ed esaltazione entusiastica priva di forma: il primo domina l’arte plastica, il secondo pervade la musica. La straordinaria forza vitale della tragedia greca antica nacque, secondo Nietzsche, dal loro incontro: nelle tragedie di Eschilo e Sofocle sarebbe infatti avvenuto il miracolo dell’unione tra l’entusiastica accettazione della vita che si esprime nell’ebbrezza creativa e nella passione sensuale (elemento d.) e il tentativo di risolvere e superare il caos in forme limpide e armoniche (elemento a.). Ma il ‘miracolo’, secondo Nietzsche, ebbe vita breve: già a partire da Socrate prevalse nella cultura greca l’atteggiamento a., ossia l’incapacità di sostenere la tragica realtà della vita – con i suoi dolori, le sue assurdità, le sue insensatezze – e il desiderio di rappresentarsela come una vicenda ordinata, razionale, dotata di senso. La perdita dell’elemento d. è all’origine, secondo il filosofo tedesco, della decadenza del mondo occidentale, che trova espressione nell’allontanamento dai valori vitali (bellezza, salute, forza, potenza) e nella lunga serie di ‘menzogne’ (la più grande delle quali è Dio) con le quali gli uomini hanno ingannato sé stessi per secoli.

 


ARTICOLO DI ALBAB ADAM DELLA CLASSE III A DEL LICEO CLASSICO