La paura della morte è ciò che accomuna qualsiasi essere umano, ma come mai la temiamo così tanto?

La risposta in realtà è molto semplice, non sappiamo cosa ci sia dopo, non sappiamo nemmeno se ci sia un dopo, la morte è infatti uno dei più grandi misteri che ci sono da sempre. La paura di morire è un meccanismo di autodifesa che attiva il nostro istinto di sopravvivenza e ci porta a prendere decisioni che conservino il nostro corpo e ci permettano di restare in vita. Ma solo originariamente la paura di morire aveva questo ruolo. Al giorno d’oggi, non dovendo più rischiare la vita per procurarci cibo e rifugio, quella della morte è diventata una paura completamente diversa.

LA SCIENZA E LA MORTE

La scienza dice che una persona muore quando le sue attività celebrali e cardiache cessano e può dare altri mille dettagli su ciò che avviene dal punto di vista biologico quando una persona, da viva, diventa ufficialmente morta. La freddezza contenuta nei termini tecnici e nei numeri raccontano la fase in cui un corpo smette di essere funzionante. La maggior parte degli uomini ormai si affida completamente alla razionalità e quest’ultima dice una sola cosa, e cioè che dopo la nostra morte non c’è nulla, buio totale, in sostanza game over.

LA MORTE E LA RELIGIONE

Molte filosofie orientali pensano che la realtà si basa sull’armonia degli opposti cioè che, ad esempio, può esistere un prima solo se c’è un dopo e quindi qualcosa può esistere solo se esiste il suo opposto. Questo si può capire meglio con un semplice esempio: un foglio di carta ha due parti, fronte e retro, lo stesso foglio di carta infatti esiste solo se ha sia un fronte e un retro , per questo motivo non si può dividere. Seguendo questo ragionamento non può esserci la vita senza la morte e secondo alcune religioni come il buddhismo la morte non è la fine.

LA REINCARNAZIONE

La reincarnazione oltre che a una base spirituale ne ha anche una scientifica, infatti la scienza è la prima a dire che nulla si crea nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Molti studiosi hanno anche capito che se noi fossimo certi di reincarnarci in qualcos’altro, la morte in realtà non farebbe così paura. Il problema è che tutte queste sono supposizioni che se anche basate sulla scienza non possiamo dimostrarle.

HOBBES E LA MORTE

Thomas Hobbes nacque a Westport il 5 aprile 1588, è stato un filosofo e matematico britannico, sostenitore del giusnaturalismo e autore del “Leviatano”.

CHE COSA NE PENSA HOBBES DELLA PAURA DELLA MORTE?

Per Hobbes questa passione, la paura della morte, sta alla base della civilizzazione, è all’origine dello Stato e non è una costruzione naturale. Fattore civilizzatore perché impedirebbe la ricaduta nello stato di natura, quello della guerra, ossia di tutti contro tutti. La paura rappresenta l’unico margine di compatibilità dei conflitti, da preferirsi allo scatenarsi della violenza incontrollabile. Anche la ragione sarebbe una passione, al servizio di tutte le altre e soprattutto l’unica difesa della vita contro una morte incombente. L’uomo, consapevole di dover morire, grazie alla fear of agonizing death  se da un lato si isola dagli individui, dall’altro si avvicina ad essi per fondare lo Stato moderno. Non esistendo più come abbiamo visto “il sommo bene”, il “sommo male” (la morte violenta del corpo) si trasforma in un allegato del potere politico. Hobbes crede nella trasformazione degli esseri nel tempo, i quali sono tutti mossi a soddisfare perentoriamente i propri impulsi. Inoltre, diversamente dallo stoicismo,  Hobbes è posto sul futuro anche perché gli appare improbabile la figura del saggio dedito nella sua beatitudine alla contemplazione e intimamente immune alla violenza del mondo e alla lotta politica. La paura per Hobbes è quindi una passione comune che colpisce tutti gli uomini indistintamente, anche chi fa dell’onore la propria forza e perfino i vanitosi, coloro che nonostante la vanagloria sprofondano in un terribile abbattimento spirituale.
La paura, sentimento di tutti, mette gli uomini sullo stesso piano; questa è la grandissima novità introdotta da Hobbes. La paura quindi non è quella passione che, come diceva Aristotele, provoca solo dolore: essa ci rende uguali, lungimiranti e ci spinge a ricercare l’unione con gli altri uomini, mostrando così il suo aspetto positivo preposto all’evoluzione, il fattore di civilizzazione.

Ci sono la continua paura e il continuo pericolo di morte violenta e la vita di un uomo è solitaria, povera, odiosa, brutale e breve. T.H.(Leviatano)

ESPERIENZE “PRE-MORTE”

I soggetti che hanno vissuto tali fenomeni, una volta riprese le funzioni vitali, hanno raccontato di aver provato esperienze che risultano in buona parte connotate da numerosi elementi comuni.

  • abbandono del proprio corpo con la possibilità di osservarlo dall’esterno, assistendo all’eventuale attività di medici e soccorritori intorno ad esso;
  • attraversamento di un tunnel buio in fondo al quale si intravede distintamente una luce;
  • raggiungimento di una sorta di “confine” in cui l’esperienza materiale si interrompe e si ha consapevolezza e timore di “tornare indietro”, verso la vita terrena;
  • sensazione di pace e serenità mai provate prima, difficilmente descrivibili con il linguaggio umano, fuori dallo spazio e dal tempo terrestre;
  • difficoltà nel descrivere la nuova realtà sperimentata, caratterizzata da luci, colori e suoni meravigliosi non riscontrabili in alcun modo sulla Terra;
  • incontro con “altri esseri”, identificati in genere con parenti o amici morti in precedenza, con i quali si comunica mentalmente, in modo istantaneo e non verbale;
  • incontro con uno o più esseri luminosi, rivestiti di luce bianca e comunicanti sensazioni di amore totale, spesso identificati sia dai credenti sia dai non credenti come Dio
  • rivisitazione della propria vita terrena, comprendente anche episodi che sembravano dimenticati e relativi a momenti immediatamente successivi alla nascita
  • ritorno alla vita terrena accompagnato da un sentimento di rimpianto per non essere entrati o rimasti nell’aldilà, oltre al ritorno alla sofferenza fisica per il “rientro” nel proprio corpo fisico;
  • timore di riferire ad altri l’evento vissuto per paura di non essere creduti, desiderosi comunque di condividere un’esperienza estremamente preziosa e importante;
  • ritorno alla vita terrena con totale scomparsa del timore della morte, vista come il felice passaggio a una realtà superiore;
  • ritorno alla vita terrena che porta ad una riconsiderazione dei veri valori della vita, con a capo l’amore verso tutti gli esseri viventi e la ricerca dell’armonia con essi.

Molti medici e studiosi hanno anche riscontrato un fattore comune in tutti i malati terminali, la maggior parte di essi anche se non sa con esattezza quando sarà la sua data di morte, giorni prima del giorno fatidico si sentono costantemente agitati (a volte hanno addirittura attacchi di panico), non vogliono stare da soli e molto spesso in punto di morte riescono a “vedere” i propri cari, quasi come fossero loro a prenderli e portarli via per sempre dalla Terra.

SITOGRAFIA

https://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_Hobbes

https://le-citazioni.it/frasi/561556-thomas-hobbes-ci-sono-la-continua-paura-e-il-continuo-pericolo-d/

https://it.wikipedia.org/wiki/Esperienze_ai_confini_della_morte

https://www.ipsico.it/news/paura-di-morire-lansia-della-morte/


ARTICOLO DI ALESSIA FINOTELLO DELLA CLASSE IV B DEL LICEO CLASSICO