Nacque a Varsavia nel 1910 da una famiglia di tradizione socialista e morì nel 2008. Già da bambina era solita trascorrere molto tempo con i suoi coetanei ebrei e durante gli anni universitari si oppone apertamente alla discriminazione degli studenti ebrei. Entrò poi nell’Associazione della Gioventù Polacca Democratica e nel Partito Socialista Polacco.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Irena lavoro come infermiera e assistente sociale per l’amministrazione comunale dove, con l’aiuto del direttore del dipartimento, che verrà successivamente deportato ad Auschwitz, soccorse gli ebrei oggetto di discriminazione da parte dell’autorità nazista.
Nel 1940 quasi 400.000 vennero trasferiti all’interno del ghetto che venne recintato a Varsavia. Queste persone vivevano in condizioni disastrose: mancanza di cibo e medicine, igiene precaria, epidemie, tasso di mortalità altissimo. Irena riuscì a creare una rete di soccorso per fornire cibo e generi di conforto a questi ebrei. Nel 1943 Irena entrò a far parte dell’organizzazione segreta Zegota e riuscì a salvare 2500 bambini ebrei poiché li trasferì dal ghetto, nascondendoli in un’ambulanza, in centri di assistenza; successivamente i bambini verranno assegnati a famiglie e orfanotrofi.
Cambia i nomi ebrei dei piccoli, li fornisce di documenti falsi e comincia, con diversi stratagemmi, a farli uscire dal Ghetto. Aiutata da alcuni membri della Resistenza Polacca, molti bambini vengono addormentati col sonnifero e fatti passare per morti di tifo, i neonati vengono infilati nei cassoni dei motocarri e quelli più grandicelli dentro sacchi di juta, riuscendo in questo modo a mettere in salvo circa 2500 bambini che affida a famiglie, a conventi e a preti cattolici.
Compila degli elenchi coi nomi veri e falsi dei bambini riportando anche i nomi dei genitori veri e di quelli adottivi e infila gli elenchi dentro bottiglie e vasetti di marmellata che verranno sotterrati nel giardino di un’amica fidatissima. Irena spera così che alla fine della guerra, i bambini possano tornare con facilità alla loro vera identità.
Nel 1943, catturata e torturata dalla Gestapo (che le frattura le gambe rendendola invalida per tutta la vita), non svela il suo segreto. Condannata a morte, è salvata dalla Resistenza Polacca e alla fine della guerra, consegnerà gli elenchi al Comitato ebraico che riuscirà a rintracciare circa 2000 bambini. Purtroppo, dei 450.000 ebrei che vivevano nel Ghetto, soltanto 1000 ritorneranno dai lager, per cui la maggior dei bambini non poté ricongiungersi alla propria famiglia. Venne mandata nel terribile carcere di Pawiak e poi condannata a morte, ma l’organizzazione clandestina Zegota riuscì a corrompere i soldati tedeschi con denaro poco prima della sua fucilazione.
Da quel momento la sua vita cambia, non può più entrare nel ghetto, ma deve necessariamente vivere in clandestinità, con il nome di Klara Dabrowska. Questo però non le impedisce di continuare a collaborare con l’organizzazione Zegota e aiutare gli ebrei, coordinando il salvataggio di molti bambini. Non è ancora noto esattamente quanti ne abbia salvati, ma si parla di circa 2.500.
Durante l’Insurrezione di Varsavia lavora come infermiera nel Punto Sanitario e dopo la guerra entra nel Centro di Aiuto Sociale della capitale. Contribuisce a creare orfanotrofi, un Centro di Assistenza per le Madri e i Bambini in difficoltà, alcune istituzioni a sostegno delle famiglie disoccupate. Viene perseguitata anche dai Servizi di Sicurezza comunisti: nel 1949 è arrestata e interrogata, perché sospettata di nascondere membri dell’Esercito Partigiano. Dal 1948 al 1968 è iscritta al Partito Operaio Unificato Polacco, da cui esce dopo nel 1968, in segno di protesta per le repressioni contro studenti ed intellettuali, e per la campagna antisemita lanciata dal governo Nel 1980 aderisce a Solidarnosc.
Nel 1965 venne riconosciuta dallo Yad Vashem di Gerusalemme come una dei Giusti tra le Nazioni. Solo in quell’occasione il governo comunista le diede il permesso di uscire dal paese per ricevere il riconoscimento in Israele. Avvenne grazie alle ricerche degli studenti di una scuola superiore del Kansas nel 1999 che la storia della vita della Sendler fu riscoperta. Furono proprio loro a lanciare un progetto per fare conoscere la vita e l’operato di Irena Sendler a livello internazionale.
Nel 2003 papa Giovanni Paolo II le inviò una lettera personale elogiandola per i suoi sforzi nella resistenza polacca. Il 10 ottobre 2003 le fu conferita la più altra decorazione civile della Polonia: l’Ordine dell’Aquila Bianca e il Premio Jan Karski “Per il Coraggio e il Cuore”.
Sitografia:
https://it.gariwo.net/giusti/biografie-dei-giusti/shoah-e-nazismo/giusti-tra-le-nazioni-di-yad-vashem/irena-sendler-165.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Irena_Sendler
ARTICOLO DI FRANCESCA BELLIFEMINE DELLA CLASSE III A DEL LICEO CLASSICO
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