Jean-Jacques Rousseau pubblicò nel 1756 un romanzo epistolare intitolato La nouvelle Héloïse che ebbe un successo immenso. Rousseau consegnò alla letteratura del tempo un modello di eroe romantico, già nella metà del Settecento attraverso la storia d’amore tra Julia e il suo precettore Saint-Preux.
LA STORIA DI ABELARDO ED ELOISE
Per scrivere questa vicenda Rousseau prese spunto dalla storia d’amore tra Pietro Abelardo ed Eloisa. Un amore passionale, purtroppo tragico, ed eccezionale per la sensibilità dei protagonisti, specialmente per quella di Eloisa. Questa storia divenne molto famosa perché ambientata nel Medioevo, nella Francia del XII secolo, e parla di un amore spirituale e intelletuale. Abelardo fu un insegnante universitario, un filosofo, un logico e un teologo. È stato inoltre considerato il primo grande intellettuale moderno per la consapevolezza che aveva del suo ruolo e della sua posizione d’insegnante. Incontrò Eloisa a Parigi grazie allo zio di lei, l’ecclesiastico Fulberto, che assunse Abelardo come precettore della nipote. Fulberto in effetti fece una buona scelta perché Abelardo era un maestro straordinario ed Eloisa aveva un’intelligenza fuori dal comune.
Un anno dopo l’inizio della storia d’amore allo zio Fulberto giunse voce di questa incauta relazione dalla quale era nato un bambino: Astrolabio. Fulberto non la prese bene e mandò dei sicari da Abelardo. Questi lo sorpresero nel sonno e, come punizione, lo evirarono. Abelardo si vide costretto a ritirarsi in un monastero a Saint Denis, e così fece pure Eloisa che si recò nel monastero di Argenteuil. Anni dopo la separazione, Eloisa ed Abelardo iniziano un carteggio, di cui fortunatamente ci sono rimaste otto lettere scritte in latino. I due ex-amanti, Abelardo ed Eloisa, in queste lettere rievocano vari episodi della loro storia d’amore e cercano di offrirsi consolazione l’un l’altro, ma in modi diversi. I loro punti di vista, infatti, sono parecchio distanti. Abelardo trova conforto in Dio, nella fede. Eloisa, invece, nonostante sia poi divenuta una badessa stimata e apprezzata, non può fare a meno di rimpiangere la sua condizione precedente di amante, e di crucciarsi per il loro destino. Eloisa non considera come un peccato la relazione con Abelardo, ma un atto puro, perché mosso da amore vero. Il tono di Eloisa, a tratti disperato, è uno dei motivi che rendono questo epistolario veramente affascinante. La donna scrive, per esempio, che Abelardo era l’unico padrone del suo corpo e della sua anima. Eloisa e la sua sensibilità così umana e vicina a quella moderna, stupiscono. Stupiscono tanto che alcuni studiosi hanno ritenuto le lettere non autentiche, ma altrettanti esperti negli ultimi decenni hanno reputano l’amoroso carteggio vero.
Analogamente il libro di Rousseau parla della storia di Julia e il suo precettore. L’epistolario è suddiviso in 163 lettere in cui Rousseau si chiede se è più giusto abbandonarsi alla pura passione amorosa, sacra espressione della natura e dunque inalienabile diritto dell’uomo, oppure tener conto delle convenzioni sociali, certo e solido fondamento della convivenza umana. All’interno del racconto emergono prepotentemente i temi del pensiero di Jean Jacque Rousseau: la riscoperta dell’Io, il rapporto tra individuo e società, la possibilità di costruire una società ideale e l’esplorazione dello spirito e la riscoperta della religiosità.
Lo scrittore ginevrino, in maniera essenziale e asciutta, pone alla base delle teorie morali, le teorie delle passioni: La Nouvelle Héloïse, infatti, vuole essere la descrizione del difficile cammino di un individuo che prova amore. Tale concetto conferisce all’opera originalità rispetto ai modelli di letteratura classica, anche nei confronti dell’epistolario di Pietro Abelardo ed Eloisa.
Il pensiero roussoniano si allontana dal virtuosismo di cui sono intrisi sia gli scritti classici che quelli suoi contemporanei. La nuova Eloisa non bandisce la passione come la Eloisa di Pietro Abelardo, anzi, riscopre l’amore attraverso il trasporto dei sensi: la passione, secondo il pensiero innovativo di Rousseau, non va scacciata a favore del virtuosismo. Passione e virtù, se pur incompatibili, si intersecano, creando un indispensabile sodalizio, non potendo fare a meno l’una dell’altra.
Il percorso morale che Saint-Preux e Julie devono percorrere è lungo e tortuoso, ma è solo conoscendo il male che potranno approdare al bene. Commettere il peccato, per intraprendere poi la retta via è fondamentale per Rousseau: proprio per questo i due innamorati protagonisti, pensano a tutto il peggio prima di arrivare alla rettitudine e separarsi. Morale e passione sono elementi strettamente connessi tra loro: solo lottando e cedendo alla tentazioni si può poi trovare la forza di redimersi. La virtù non è quindi dell’animo umano: l’uomo non nasce integerrimo, il virtuosismo si conquista, anche e soprattutto con l’errore, dopo che lo si è commesso e se ne è compreso il significato.
La storia di Saint-Preux e Julie, non si riduce pertanto ad una semplice storia d’amore, ma diventa il simbolo dello status umano. Il puro amore deve essere astratto: solo in questo modo l’uomo può raggiungere la vera felicità e diventare un essere virtuoso all’interno della comunità. La ricerca del virtuosismo e il bando delle passioni dopo la caduta, comporta un perenne contrasto tra amore e desiderio che farà sempre parte dell’animo umano. Per quanto l’uomo possa sforzarsi, tale contrapposizione sarà sempre presente nel suo spirito.
SITOGRAFIA
https://www.letteratour.it/letin/julie-nouvelle-heloise-chillon.asp
https://www.trattorosa.it/lifestyle/la-storia-di-abelardo-ed-eloisa/
ARTICOLO DI GIORGIA STOMBOLI DELLA CLASSE IV B DEL LICEO CLASSICO
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