La nascita dei club
Club, parola d’origine inglese indica, a partire dal 1788, delle società che si riuniscono
regolarmente per discutere di affari politici. Per essere membro di un club, è necessario essere
ammesso, cooptato da altri membri e pagare una quota annuale. I club rivoluzionari sono in gran parte
derivati da società di pensiero del Settecento, accademie di eruditi, ma anche da società letterarie o
organizzazioni massoniche più o meno segrete. I club rivoluzionari sono sorti generalmente dalle riunioni necessarie ai deputati per preparare i dibattiti agli stati generali poi all’assemblea costituente. Il nome tradizionale della maggior parte di essi deriva dal nome dei conventi di Parigi che erano stati requisiti dai rivoluzionari, dove solevano riunirsi e che curiosamente spesso riproducevano in chiave laica rivalità esistenti da secoli.
Il club bretone- Giacobini
Esso sorge già nel maggio del 1789 a Versailles, ed è fondato dai rappresentanti del terzo stato di Bretagna e
prende il nome di club bretone, è probabilmente al suo interno che sono state preparate tutte le
importanti misure votate durante l’estate 1789.
Quando l’assemblea nazionale costituente venne trasferita a Parigi come il re, nell’ottobre 1789, il club si insidiò nel convento dei Giacobini (Domenicani) di rue Saint-Honoré, che diede il nome più diffuso alla società degli amici della costituzione, denominazione esatta del Club bretone trasferito nella capitale. Composto in origine da 200 deputati circa, in breve tempo il club dei Giacobini accolse tutti. I membri discutevano le questioni che dovevano essere all’ordine del giorno all’Assemblea costituente, preparando così la linea di condotta dei deputati del club. Esso raccoglie le posizioni della media e piccola borghesia: è favorevole alla punizione del Re, al centralismo amministrativo e all’intervento politico in economia. Nel luglio 1791, con la tentata fuga del Re, la maggioranza moderata si stacca dal club giacobino, perché contraria alla condanna del Re, per fondare il club dei foglianti, guidato da Barnave e La Fayette.
Il club dei Foglianti
Creato il 15 luglio 1791 in seguito a una scissione all’interno del club dei Giacobini, –provocata dalla petizione che chiede la deposizione del re -, chiamato ufficialmente Società degli amici della costituzione . Il loro nome derivò da quello del loro luogo di riunione ovvero il convento della congregazione dei Foglianti in Rue Saint Honoré, un ramo dell’ordine religioso cistercense derivato dalla riforma attuata dall’abate di Feuillant, Jean de la Barrière. Il club dei Foglianti viene formato dai Giacobini moderati e dominato dai sostenitori di La Fayette e dal triumvirato composto da Barnave, Duport e Lameth. Sotto la guida di Gilbert du Motier de La Fayette, questo club tentò di mantenere la forma di stato proclamata dalla costituzione del 1791. La Fayette fu nominato per acclamazione comandante della Guardia Nazionale (la milizia borghese armata) ma nel luglio 1791 fu l’artefice di un sanguinoso e tragico avvenimento: il massacro del Campo di Marte; fu la strage di 50 persone, che protestavano contro la monarchia, da parte della Guardia nazionale per ordine del comandante. Questo provocò un ulteriore frattura con il club dei giacobini, e quando questi salirono al potere ridimensionarono l potere dei foglianti, i quali, ormai indeboliti, caddero insieme alla monarchia il 10 Agosto 1792 perdendo definitivamente ogni importanza politica.
Il club dei girondini
l club dei girondini, anche detti brissottini, sorge nel 1791 e riunisce i deputati all’Assemblea legislativa del dipartimento della Gironda: sono notabili dell’alta e media borghesia, d’idee liberali e con un forte senso della legalità, favorevoli ad un ordinamento politico decentrato e contrari al dirigismo economico. Alleati dapprima con Robespierre contro la monarchia, se ne allontanano appoggiando una politica bellicista vista con timore dall’ incorruttibilità. Fu un ministero detto “girondino” a dichiarare la guerra nell’aprile 1792, con Roland all’Interno e Dumoriez agli Affari esteri. Allarmati dai primi insuccessi militari, i Girondini tentano di ritorcere contro la monarchia l’ira del popolo. Siamo alle giornate del 20 Giugno e del 10 Agosto. Ma i massacri di Settembre 1792 e l’ascesa al potere del comune di Parigi allarmano i
Girondini, tutti di provincia e ostili alla dittatura della capitale. La Montagna ne approfitta per
accusarli di “federalismo” e andare al potere a Parigi. Alla convenzione, il gruppo girondino è il più forte: più di 150 deputati su 745. Schierati a sinistra all’Assemblea legislativa, i Girondini si ritrovano a destra alla Convenzione. Abbandonano il club dei Giacobini, cercano inutilmente di salvare il re dalla condanna a morte chiedendo un appello al popolo, insorgono contro l’istituzione del Tribunale rivoluzionario. La sconfitta di Neerwinden del 18 marzo 1793 e la defezione di Dumouriez che era vicino a loro, rendono precaria la situazione dei Girondini. Allora fanno nominare una commissione di dodici deputati per indagare sulle manovre del comune di Parigi che sospettano, non a torto, di preparare un’azione di forza contro la Convenzione. Formata il 18 maggio, la commissione dei dodici fa arrestare Hébert, sostituto procuratore. Le sezioni, controllate per la maggioranza dalla Montagna, organizzano due giornate di rivolta, il 31 Maggio e il 2 Giugno 1793. Durante la seconda la Convenzione, terrorizzata, si arrende e consegna 22 deputati, i capi della Gironda. Gli arrestati sono ghigliottinati il 31 ottobre 1793. Tra quelli che possono lasciare Parigi di nascosto, molti vengono uccisi, altri si suicidano. La provincia francese, ampiamente favorevole ai Girondini, non riesce ad organizzarsi contro la dittatura della capitale e della Montagna, Å definita “ribelle” e “federalista”, sconfitta con le armi e sottomessa al Terrore proveniente da Parigi. Alcuni sopravvissuti della Gironda torneranno sui banchi della Convenzione alla morte di Robespierre, come Louvet, Isnard o Languinais.
Il club dei Montagnardi
Montagnardi o Montagnards erano gli appartenenti al gruppo più radicale e rivoluzionario, in netta contrapposizione con i Girondini (repubblicani federalisti), chiamati così perché occupavano i banchi posti più in alto nella Convenzione. Facevano parte di questo gruppo i seguaci di Robespierre (i cosiddetti giacobini), di Danton e di Marat, oltre a molti altri. I Montagnardi non costituirono mai un gruppo politico omogeneo. Di origine molto varia, socialmente non si discostavano molto dai girondini, appartenendo anche loro alla media borghesia, e non avevano nessun programma economico e sociale,
ma godevano dell’appoggio delle sezioni parigine. Del resto i principali animatori del gruppo erano tre
eletti di Parigi: DANTON, MARAT e ROBESPIERRE, assistiti da personaggi come Des Moulins, David e Fabre D’églantine. Eliminarono i Girondini grazie all’intervento insurrezionale del comune di Parigi, poi costituirono un governo rivoluzionario molto centralizzato e applicarono il terrore per consolidare il loro potere. Robespierre eliminò successivamente gli arrabbiati e i sostenitori di Hébert a sinistra, che rivendicavano riforme sociali alle quali era ostile, e a destra Danton e i suoi seguaci, gli indulgenti , che auspicavano che la repubblica vittoriosa all’interno e alle frontiere desse prova di clemenza e mettesse fine al Terrore. Robespierre fu a sua volta eliminato da ex terroristi come Barras, Fouché e Tallien, i quali, appoggiati dalla pianura, posero fine alla sua dittatura. Gli ultimi Montagnardi, detti ” Crétois”, furono eliminati dopo il fallimento delle rivolte di germinale e di pratile, nella primavera del 1795.
Il club dei cordirglieri
Fondato con il nome di Società degli amici dei diritti dell’uomo e del cittadino, chiamato dei Cordiglieri per il nome del convento nel quale stabilisce la sua sede, questo club viene inaugurato nell’aprile del 1790. Si pone a sinistra del club dei giacobini ed è animato agli inizi da Danton e Marat. Gioca un ruolo fondamentale nell’organizzazione dei fermenti parigini, nel reclutamento della municipalità e nell’opera di infiltrazione di elementi sobillatori nelle sezioni a proprio vantaggio. Alle sedute del club assistono tra i 300 e i 400 membri. Ad esempio, la petizione presentata il 12 luglio 1791 reca 381 firme. La sottoscrizione mensile che occorre versare per essere soci è poca cosa: 2 soldi. Malgrado un pubblico popolare, la direzione del club è in mano ad una borghesia benestante così come è stato dimostrato da Mathiez. Tra i suoi oratori abituali, oltre a Danton e Marat, troviamo Camille Des Moulins, Legendre, Santerre, Bonneville, Dulaure, Fréron. Apertamente repubblicano dopo la fuga a Varennes, coinvolto nell’affare del Campo di Marte il 17 luglio 1791, il club dei Cordiglieri è la cinghia di trasmissione dei rivoluzionari quando vogliono effettuare un colpo di mano. Nessuna giornata insurrezionale può essere organizzata senza l’appoggio dei Cordiglieri che controllano le sezioni e in parte il comune di Parigi. Sono presenti il 10 Agosto 1792, il 31 Maggio e il 2 Giugno 1793. Dopo la morte di Marat, il club Å dominato da Hébert e Vincent che si attestano su posizioni ultra rivoluzionarie e chiamano in causa il potere dei Montagnardi, esigendo misure terroristiche sempre maggiori e leggi sociali sul modello di quelle precedentemente rivendicate dagli Arrabbiati. Nel marzo 1794 Robespierre decide di sbarazzarsene. I principali caporioni del club dei Cordiglieri vengono arrestati, accusati di un complotto volto a rovesciare la convenzione e giustiziati. Il club è costretto a fare un’opera di autoepurazione e ad umiliarsi sottomettendosi ai Giacobini. Durante il 9 Termidoro, non alzerà un dito per soccorrere quelli che lo hanno abbattuto. I Cordiglieri sopravviveranno, vegeteranno, fino all’aprile 1795 e avranno la gioia, prima che il loro club venga chiuso, di assistere alla scomparsa di quello dei Giacobini.
Il club dei Sanculotti
Termine coniato durante la Rivoluzione francese per designare i popolani che portavano i pantaloni lunghi invece delle culottes, calzoni corti e aderenti preferiti dall’aristocrazia. Adoperato dapprima in senso spregiativo dalla pubblicistica ostile alla Rivoluzione, con il radicalizzarsi della lotta politica l’appellativo divenne motivo di orgoglio per i militanti delle sezioni parigine. Quanto a provenienza sociale i sanculotti erano essenzialmente produttori indipendenti, piccoli commercianti e artigiani, ai quali si aggiungeva una modesta percentuale di salariati. Erano decisamente esclusi dalle loro file sia i poveri e gli indigenti, sia la borghesia agiata dei grossi rentiers, dei mercanti e dei capitalisti. Protagonisti delle giornate rivoluzionarie e reclutati in massa nelle armate, i sanculotti si imposero sulla scena politica dall’estate 1792 fino alla primavera 1795. Sensibili alle difficoltà d’approvvigionamento, all’aumento dei prezzi e alla svalutazione degli assegnati, reclamarono la regolamentazione dell’economia e la fissazione del maximum dei prezzi. Sostenitori della democrazia diretta, tollerarono male il sistema rappresentativo e la concentrazione di potere nelle mani del governo rivoluzionario. I sanculotti hanno l’abitudine di darsi del tu e di chiamarsi “cittadini”; si vestono in modo caratteristico: pantaloni e non calzoni , camicia, giacca corta detta carmagnola, berretto rosso in testa e portano sempre la sciabola e la Picca. Sono loro a formare gli effettivi delle armate rivoluzionarie che attraversano il paese in lungo e in largo, a favorire le mascherate antireligiose; delusi dall’eliminazione di Hébert, assistono indifferenti alla caduta di
Robespierre, e, indeboliti, screditati, scoraggiati, tentano le rivolte di germinale e di pratile, ultima manifestazione di una potenza già battuta in breccia dalla Gioventù Dorata.
Sitografia:
https://doc.studenti.it/vedi_tutto/index.php?h=952b8e5e&correlati=true
https://digilander.libero.it/education/dati_box/STO_2/gruppi_politici_11.pdf
ARTICOLO DI SARA RICOTTI DELLA CLASSE IV I DEL LICEO LINGUISTICO
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