Principe dei Germani Cherusci
Arminio (per i Romani Caius Iulius Arminius e per i Germani Armin o Hermann) fu un ex-prefetto della coorte cavalleresca ausiliaria al servizio di Roma e poi in seguito condottiero e principe della tribù germanica dei Cherusci. Arminio è noto per aver tradito e sconfitto l’esercito romano durante la battaglia della foresta di Teutoburgo (9 d.C), grazie all’ausilio di una coalizione di alcune tribù germaniche, formata e comandata da Arminio stesso. Il comandante romano Publio Quintilio Varo, vedendo le sue truppe venire massacrate ed essendo stato tradito da Arminio, di cui si fidava ciecamente, si tolse la vita trafiggendosi con una spada nel campo di battaglia. Viene considerato come uno dei più grandi tradimenti della storia e come una delle sconfitte più pesanti per l’Impero Romano.
Infanzia e carriera nell’esercito romano
Arminio nacque in Germania Magna nel 18 a.C. ed era il figlio del capo del tribù germanica dei Cherusci, alleata dei Romani. Essendo Segimero favorevole a Roma ed entrando già nell’orbita di questi, Arminio e suo fratello Flavus crebbero servendo tra le file dell’esercito romano. Grazie ai propri meriti militari, Arminio ottenne la cittadinanza romana, cosa alquanto rara per un barbaro, prendendo il nome di Caius Iulius Arminius (Arminius non è altro che la forma latinizzata del suo nome germanico Armin). La sua fedeltà a Roma era del tutto senza dubbi. Suo fratello Flavus rimase fortemente fedele a Roma, a differenza del fratello.
Romani e Germani: eventi storici di rilievo
58-52 a. C.: spedizioni di Cesare contro Ariovisto e oltre il Reno, ritenuto confine naturale tra barbarie e civiltà.
Durante il principato di Augusto ripetuti tentativi di espansione fino all’Elba (Druso, 12-9 a.C.)
9 d.C.: disfatta di Teutoburgo (Arminio /Hermann sconfigge Q. Varo); conclusione della fase espansionistica.
15 d. C.: Nerone Claudio Druso, detto Germanico, nipote e figlio adottivo di Tiberio, intraprende una nuova spedizione contro Arminio. Rende gli onori funebri ai caduti nel luogo della strage (Tacito, Annales, I, 60-61).
16 d. C.: Germanico “vendica” la sconfitta di Varo. Seguono operazioni di contenimento e difensive.
21 d. C.: morte di Arminio ( Annales, II, 88,3).
69-70 d. C.: rivolta dei Batavi, guidati da Giulio Civile, sconfitti dal generale romano Petilio Ceriale (Tacito, Historiae).
II sec. d. C.: si costruisce un limes, a scopo di fortificazione, di 460 km, lungo il Reno e il Danubio.
Varo e la campagna in Germania
Publio Quintilio Varo fu un generale romano, che ottenne successo militare-politico grazie alla vicinanza dell’imperatore Ottaviano Augusto. Varo infatti era nato da una gens patrizia decaduta nel 47 a.C., la gens Quintilia. Ottaviano Augusto gli permise di intraprendere il cursus honorum e gli diede in matrimonio la figlia di suo genero, Marco Vipsanio Agrippa. Nel 7 d.C. venne mandato in Germania Magna come governatore. Arminio era secondo in comando e affiancava Varo, il quale si fidava ciecamente di lui siccome questi era cresciuto lontano dalla Germania e secondo i costumi romani. I Romani durante il principato di Augusto avevano conquistato i territori compresi tra il Reno e l’Elba.
Il tradimento
Arminio, essendo un ufficiale romano, era conoscenza dei piani espansionistici dei Romani in Germania. Tornato alla terra d’origine, Arminio ottenne il favore del padre. Condividendo informazioni alle tribù germaniche, Arminio divenne principe e condottiero dei Cherusci e successivamente si unirono anche altre tribù germaniche come Catti, Bructeri, Marsi. Non si sa perchè Arminio abbia tradito i Romani. L’ipotesi più probabile è che volesse avere potere in Germania scacciando i Romani. Si pensa che Arminio, tornato in Germania, credeva negli ideali di libertà e indipendenza della sua gente. La presenza romana costituiva infatti una minaccia per la cultura e la religione germanica. I Germani aspettavano solo l’opportunità giusta per attaccare i Romani.
Battaglia della foresta di Teutoburgo
L’opportunità giusta sembrò arrivare agli inizi di settembre dell’anno 9 d.C. quando Varo, essendo finita la stagione di guerra, si era spinto a nord-ovest con tre legioni, muovendosi verso i campi invernali. Siccome questi non conosceva il territorio della regione, pensava di affidarsi alle informazioni dei Germani, i quali riteneva assoggettati.
Venne simulata una rivolta nel territorio dei Bructeri, nei pressi del massiccio calcareo di Kalkriese. Arminio convinse Varo a placare subito la rivolta. Varo che non sospettava nessun agguato, marciò con le sue tre legioni per reprimere la rivolta, nonostante egli non conoscesse la regione e in più era un territorio difficile da attraversare per tre legioni ed alcune unità ausiliarie. Giunti nella foresta di Teutoburgo, l’attuale Kalkriese, Arminio si separò dai Romani per raggiungere la coalizione: i Germani erano in vantaggio perchè conoscevano molto bene il territorio. Le truppe romane, a causa del territorio difficile, avanzavano in modo disordinato. Arminio attaccò a sorpresa i Romani, i quali essendo attaccate a sorpresa in una posizione sfavorevole e in inferiorità numerica, vennero decimate in tre giorni. I primi due giorni, Varo riorganizzò l’esercito e cercò una via d’uscita dalla selva. Il terzo fu un vero e proprio massacro.
Le truupe romane, già decimate e ridotte allo stremo a causa dei giorni precedenti, vennero annientate dai Germani aiutati dalla pioggia, molti soldati Romani preferirono suicidarsi che diventare prigionieri. Varo stesso si tolse la vita trafiggendosi con una spada. I superstiti vennero sacrificati alle divinità germaniche oppure fatti prigionieri. L’imperatore Augusto, appena seppe della disfatta di Varo, gridò disperato: ”Varo rendimi le mie legioni!”. Non è finita qui. Con Germanico verrà organizzata una spedizione punitiva per vendicare l’onore delle legioni annientate.
Sitografia:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Arminio
Nel 9 d.C. Publio Quintilio Varo, legato imperiale in Germania, varcò il Reno con tre legioni e si addentrò nella Germania Magna, occupata oltre vent’anni prima dai soldati romani. Varo e i suoi uomini non sarebbero mai più tornati indietro: furono massacrati da guerrieri germanici nel Teutoburger Wald, l’area coperta da dense foreste in cui oggi sorge il centro di Kalkriese. Attirati in una trappola dal nobile cherusco Arminio, i legionari si trovarono attaccati su ogni lato da una coalizione di tribù germaniche, insorte contro il dominatore straniero. In seguito i Romani compirono varie spedizioni punitive contro i Germani e recuperarono le loro aquilae, ma la tragica fine di Varo e delle sue legioni li indusse ad abbandonare l’idea di trasformare la Germania Magna in una provincia romana e a stabilire lungo il fiume Reno il confine fra il mondo romano e quello delle tribù germaniche.
VIDEO LA BATTAGLIA DI TEUTOBURGO: PERCHE’ ROMA RINUNCIO’ ALLA GERMANIA?
https://www.youtube.com/watch?v=FWpc9iliqK8
IL RACCONTO DI VELLEIO PATERCOLO HISTORIAE II 117/119
117 (1) L’imperatore aveva appena completato le operazioni in Pannonia e in Dalmazia, quando a soli cinque giorni dal completamento di una così grande impresa, arrivarono dalla Germania lettere funeste che portavano la notizia dell’uccisione di Varo e del massacro di tre legioni, di altrettanti squadroni di cavalleria e di sei coorti: la fortuna ci si mostrò indulgente almeno nel senso che un simile disastro non successe quando il capo era occupato altrove. Però la causa del disastro e la persona di Varo richiedono un indugio. (2) Quintilio Varo, nato da famiglia non nobile, ma famosa, era uomo di indole mite, di abitudini tranquille, piuttosto inerte nel corpo come nell’animo, abituato alla vita tranquilla dell’accampamento più che alle campagne di guerra, tutt’altro che spregiatore del denaro, come aveva mostrato la Siria, di cui tenne il governo: entrò povero in una provincia ricca e uscì ricco da una provincia povera. (3) A capo dell’esercito di Germania, prese per uomini quelli che di umano avevano solo il corpo e la voce e si illuse che potessero essere civilizzati dal diritto quelli che non si potevano domare con la spada. (4) Con quest’animo si inoltrò nel cuore della Germania e passò il tempo della campagna d’estate amministrando la giustizia civile e facendo passare un processo dopo l’altro davanti al suo tribunale come se fosse in mezzo a uomini amanti della pace.
118 (1) Ma i barbari che pure nella loro estrema ferocia sono astutissimi, e nati per la menzogna – cosa che nessuno crederebbe senza averlo sperimentato – simularono una serie di finte controversie e ora provocandosi a vicenda, ora manifestando riconoscenza perché la giustizia romana dirimeva le loro questioni e la loro barbarie si addolciva grazie a una disciplina nuova e sconosciuta, e venivano risolte dalla legge questioni use ad essere decise dalle armi, indussero Quintilio al massimo della trascuratezza al punto che gli pareva di amministrare la giustizia nel foro come pretore urbano, anziché comandare un esercito nel cuore della Germania. (2) Allora un giovane nobile forte e sagace, di intelligenza più pronta dell’uso dei barbari, Arminio figlio di Sigimero, capo di quel popolo, che sprizzava ardimento dal volto e dagli occhi, assiduo compagno dei nostri nella precedente campagna, dove aveva ottenuto oltre alla cittadinanza romana anche le insegne dell’ordine equestre, approfittò dell’inerzia del comandante per un piano criminoso saggiamente pensando che chi si può più facilmente sconfiggere è proprio chi non teme niente, e che spessissimo l’eccessiva sicurezza è l’inizio della rovina. (3) Estende i suoi piani dapprima a pochi, poi a più persone. Dice loro, persuadendoli, che è possibile vincere i Romani, e ai piani fa seguire i fatti, stabilendo il momento dell’agguato. (4) La congiura fu svelata a Varo da un uomo di quella popolazione, fedele e di nobile rinomanza, Segeste, che gli consigliò di mettere in catene i cospiratori. Ma ormai il fato era più forte dei progetti e avevano offuscato in Varo ogni acutezza.
Accade infatti che quando il dio vuol mutare la sorte di un uomo, ne sconvolge la mente e fa in modo (cosa tristissima) che ciò che gli accade sembri accaduto per colpa sua, e il caso si trasformi in addebito. Varo dunque rifiutò di prestar fede alla denuncia, dichiarando di ritenere adeguate ai propri meriti le speranze riposte nell’affetto dei Germani. E dopo quel primo informatore, non ci fu più tempo per un secondo.
119 (1) Anch’io, come altri, tenterò di esporre in un volume adeguato i dettagli di questa spaventosa disgrazia, di cui nessun’altra fu più grave nelle campagne estere, dopo quella subita da Crasso contro i Parti: per ora non posso che deplorarla nel suo insieme. (2) Il più forte di tutti gli eserciti, il primo per addestramento, forza, esperienza, fu sorpreso a causa della mollezza del capo, della perfidia del nemico, della ingiustizia della fortuna, senza neppure avere la possibilità di combattere né di compiere una sortita, se non in condizioni sfavorevoli, non come i soldati avrebbero voluto – alcuni anzi furono duramente puniti perché usarono da Romani le armi e il coraggio. Furono intrappolati tra boschi, paludi e agguati e uccisi fino all’ultimo uomo da un nemico che avevano sempre massacrato come bestie, al punto che la vita e la morte di quelli dipendeva soltanto dalla loro collera o dalla loro clemenza. (3) Il comandante ebbe più coraggio nel morire che nel combattere: si trafisse seguendo l’esempio del padre e dell’avo. Dei due prefetti del campo, tanto luminoso fu l’esempio dato da Lucio Eggio (4) quanto infame quello di Ceionio che, quando la schiera aveva già perso la maggior parte dei suoi effettivi, si fece promotore della resa e preferì morire sul patibolo che sul campo di battaglia. Vala Numonio, legato di Varo, uomo in genere onesto e tranquillo, fu responsabile di un pessimo esempio, abbandonando i suoi cavalieri senza cavalli a combattere a piedi e gettandosi con gli altri in fuga verso il Reno. Ma la fortuna si vendicò di questa sua azione: non sopravvisse a quelli che aveva abbandonato, e cadde da disertore. (5) La ferocia nemica aveva sbranato il corpo mezzo bruciato di Varo; la testa fu tagliata e portata a Maroboduo, che la mandò all’imperatore, in modo che finalmente ebbe l’onore della sepoltura nella tomba di famiglia.
LATINORUM
http://www.latinorum.tk/storia-romana/9-d-c-teutoburgo/
La battaglia di Teutoburgo, la più dolorosa sconfitta di Roma
da STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC
https://www.storicang.it/a/battaglia-di-teutoburgo-piu-dolorosa-sconfitta-di-roma_14957
ARTICOLO DI ALBAB ADAM DELLA CLASSE III A DEL LICEO CLASSICO
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