Guglielmo d’Orange, figlio dello Statolder Guglielmo II(Principe d’Orange)e di Maria Enrichetta Stuart, Principessa Reale d’Inghilterra, nacque il 14 novembre 1650 a L’Aia, nei Paesi Bassi. Pochi giorni prima della sua nascita il padre morì di vaiolo, cosicché Guglielmo divenne Principe d’Orange ancora in fasce. Nacquero presto una serie di accese discussioni tra la Principessa Maria e la nonna paterna, Amalia di Solms-Braunfels riguardo al nome da dare al nuovo nato. Maria voleva chiamarlo Carlo, come suo fratello, mentre sua suocera insisteva per il nome Guglielmo per rafforzare la sua futura nomina a Statolder. Guglielmo II aveva nominato nel suo testamento la moglie come tutrice, tuttavia le carte non furono firmate e la questione rimase irrisolta. Il 13 agosto 1651 l’Alta Corte stabilì che la potestà fosse affidata congiuntamente a Maria, Amalia e Federico Guglielmo, Elettore di Brandeburgo. Quest’ultimo, principe di Prussia, fu scelto come parte neutrale, con l’obiettivo di mediare tra le due donne, ma anche perché, in veste di possibile erede, nutriva un gran interesse nel proteggere i beni della Casa d’Orange che Amalia temeva avrebbero potuto essere sperperati dalla superficiale Maria. La Principessa Maria mostrò sempre una scarsa attenzione per suo figlio, spesso assente, e si era sempre deliberatamente tenuta da parte dalla società olandese, cosa che le impedì persino di avere una accettabile padronanza della lingua.
Il giovane Guglielmo fu educato da varie nobildonne olandesi di origini inglesi, tra le quali Walburg Howard; dall’aprile 1656 il predicatore Cornelius Trigland, un seguace del teologo puritano Gisbertus Voetius , fu scelto per istruire il principe nella religione di Stato, il Calvinismo.
Il principe, un retto e serio ragazzo, si convinse pian piano della sua predestinazione a divenire uno Strumento di Dio sotto la guida della Divina Provvidenza.
Nel 1659 Guglielmo fu mandato per sette anni presso l’Universitá di Leida per studiare sotto la guida del professore di morale Hendrik Bornius. Fino all’inizio del 1660, uno studente protestante, insegnò al principe il francese. Guglielmo mostrò inclinazione per i trattati dei grandi filosofi e per la letteratura classica, nonostante ciò preferì studiare le arti, soprattutto la pittura e l’architettura, che fiorirono durante l’Etá dell’oro olandese. Mentre risiedeva presso Prinsenholf, a Guglielmo fu data una scorta ed un nuovo sovrintendente, Federico di Nassau, nonno di Guglielmo.
Il 25 settembre 1660 le Province Unite sotto la guida di Gran pensionario Johan de Witt, reggente Cornelis de Graeff, Pieter de Graeff e Gillis Valckenier decisero di farsi carico dell’educazione di Guglielmo per assicurarsi che egli avrebbe acquisito le necessarie abilità per assolvere le future ed ancora non ben determinate funzioni. Questo primo coinvolgimento non sarebbe stato lungo tuttavia. Il 23 dicembre 1660, quando Guglielmo aveva appena dieci anni, sua madre morì di vaiolo nel Palazzo di Whitehall, a Londra, mentre era in visita a suo fratello Carlo II. Nelle sue volontà Maria designava Carlo come tutore legale di Guglielmo. Carlo ora chiese che le Province Unite cessassero le loro interferenze; per placare il potente re d’Inghilterra, il 30 settembre 1661 esse acconsentirono a mettersi da parte. Carlo delegò le sue funzioni di tutore alla nonna paterna di Guglielmo, la Principessa Amalia, con l’intendere che i suoi consigli sarebbero stati in ogni modo seguiti. Questo accordo non ostacolò Carlo dal mantenere una stabile corrispondenza con il nipote. Nel 1661 Zuylestein iniziò a lavorare per Carlo, collaborando con l’ambasciatore inglese George Downing, l’informatore inglese de facto nelle Province d’Olanda. Questi spinse Guglielmo a scrivere delle lettere allo zio chiedendo di intercedere in suo nome per migliorare le sue prospettive di Statolder. Carlo sfruttò tale richieste per tornaconto politico, tentando di far nascere dissensi nella società olandese, tra le fazioni degli Orangisti e dei repubblicani.
Le autorità olandesi in un primo momento finsero di ignorare gli intrighi di palazzo, ma durante la Seconda guerra anglo-olandese, scoppiata nel 1665, queste rigettarono la proposte di pace di Carlo II che prevedevano un miglioramento della posizione di suo nipote. Come contromisura nel 1666, quando Guglielmo aveva sedici anni, le Province Unite ufficialmente lo posero sotto tutela d’ufficio. Il consenso di Amalia fu ottenuto con la promessa di una considerevole pensione di stato, cosa che Guglielmo non avrebbe mai dimenticato di adempiere. Tutto ciò fu disposto al fine di preparare Guglielmo per il ruolo governante, sebbene in che cosa avrebbe dovuto consistere tale ruolo fosse ancora vago od omesso. Un diretto risultato di tali disposizioni fu comunque l’allontanamento di tutti gli elementi filo-inglesi, primo fra tutti Zuylestein, che fu rimosso dalla guardia di Guglielmo. Quest’ultimo fu affranto da siffatta decisione e pregò il De Witt e De Graeff di permettere a Zuylestein di restare. La richiesta venne rifiutata, ma De Witt prese l’educazione di Guglielmo nelle sue mani, istruendolo settimanalmente nelle questioni di stato – e facendolo prendere regolarmente parte nelle partite di pallacorda(antenato del tennis). Guglielmo e De Witt, avendo entrambi un carattere introverso e restio a far trasparire emozioni, non riuscirono ad intrattenere una reciproca amicizia.
I rapporti con Inghilterra e Francia
Nel 1666 le altre province vollero affidare al principe il comando delle truppe, gli Stati di Olanda si opposero e con l’Editto perpetuo del 1667 abolirono la carica di statolder per la loro provincia e stabilirono inoltre che mai un capitano generale o ammiraglio generale dell’Unione avrebbe potuto essere allo stesso tempo statolder in una regione qualsiasi. Ma poi la minaccia sempre più grave di una guerra con la Francia fece sì che gli Stati di Gheldria, la provincia più esposta al pericolo, proponessero di nominare Guglielmo capitano generale. La forte opposizione dell’Olanda fu vinta e seguì la nomina, però ristretta ad una sola campagna.
Poco dopo cominciò la guerra: Francia, Inghilterra, i vescovati di Colonia e Münster assalirono insieme le Sette Province. L’esercito era in un pessimo stato e le fortificazioni trascurate. Con meno di 20 000 uomini, Guglielmo, generale novello e di scarsa educazione militare, si trovava dietro il fiume Yssel, mentre Luigi XIV invadeva, con un esercito sei volte più forte e sotto la guida di famosi generali come Condé, Turenne e Luxembourg, il territorio della repubblica. Non si venne a battaglia aperta: le città non erano in stato di difesa e l’unica cosa da fare era ritirarsi nella provincia d’Olanda, dove con l’inondare il paese si poteva fermare il nemico. L’Olanda fu colpita da terrore e panico: il popolo credette, falsamente, che Giovanni de Witt e gli altri reggenti fossero in rapporti segreti col re di Francia per far fallire la prima impresa di Guglielmo, e vi fu una ribellione violenta a favore del principe, il quale personalmente però non fece nulla per rinforzare quel movimento.
Il 27 giugno 1672 la città di Veere in Zelanda ed la vecchia Dordrecht in Olanda abolirono per prime l’Editto Perpetuo. Una settimana dopo gli Stati d’Olanda riconobbero Guglielmo come statolder e capitano generale; la Zelanda aveva fatto lo stesso già un giorno prima e così fecero le altre regioni. Gli animi si entusiasmarono e finalmente si trovava la forza di resistere al nemico. Un tentativo del De Witt di ristabilire la pace con Luigi XIV fallì e quando Guglielmo riuscì ad ottenere l’aiuto del grande elettore di Brandeburgo e dell’imperatore – aiuto che del resto si limitò a ben poco – rifiorì la speranza. Seguì però l’episodio dell’assassinio dei due De Witt: il principe non ebbe nessuna colpa in questa brutta pagina della storia olandese, ma è certo che per sua volontà i principali colpevoli non furono puniti. Tutti i posti d’importanza furono poi dati agli Orangisti e immediatamente l’esercito, che per volontà degli Stati d’Olanda era sempre tenuto debole, fu rinnovato. Ma un tentativo di tagliare le comunicazioni dell’esercito francese d’invasione con la Francia fallì a Charleroi nel dicembre del 1672, e Guglielmo ritornò appena in tempo in Olanda per impedire al duca di Luxembourg di forzare la linea di difesa costituita dai terreni inondati.
Nella primavera seguente la guerra ricominciò con più lena e alla fine del 1673 il principe si poté riunire con le truppe dell’imperatore e del Brandeburgo nella Renania e prendere Bonn. Con l’Inghilterra, dopo alcune delle più gloriose vittorie del De Rutyer, si venne ad una pace favorevole. Münster e Colonia seguirono l’esempio: così la diplomazia di Guglielmo aveva isolato Luigi XIV, suo principale nemico. Nel 1674 tutto il territorio della repubblica venne liberato e nelle province riconquistate, Utrecht, Overijssel, Gheldria, Guglielmo rafforzò il suo potere: gli fu concesso infatti nelle cinque regioni lo statolderato ereditario della sua famiglia, mentre fallì invece il progetto di farlo sovrano. Continuava la guerra e anche quando l’esito delle battaglie era indeciso (Seneffe, 1674), o addirittura sfavorevole per lui (Montcassel, 1677), Guglielmo riusciva con i suoi movimenti strategici ad annullare i vantaggi del nemico e, specialmente, a dare delle amare sorprese diplomatiche a Luigi XIV.
Il 10 agosto 1678 la Pace di Nimega poneva fine alla guerra, in modo assai onorevole per la repubblica. Tuttavia, per quanto ufficialmente si fosse in pace, Guglielmo non tralasciò da allora di contrastare Luigi XIV ed i suoi piani di monarchia universale. Proprio mentre la conclusione della Lega di Augusta del 1686 coronava la lunga e tenace propaganda antifrancese di Guglielmo, si preparava in Inghilterra quel rivolgimento per cui Guglielmo sarebbe salito sul trono.
Nel 1677 aveva sposato Maria Stuart, primogenita di Giacomo duca di York (chiamato in seguito Giacomo II): questo matrimonio aveva avuto un’importanza politica grandissima, giacché Giacomo non aveva figli maschi e quindi per Maria si affacciava l’eventualità della successione alla corona inglese. Tuttavia al matrimonio non seguì alcuna nascita. Guglielmo aveva persino cercato di far escludere dal trono inglese il suocero e nel luglio 1681 s’era recato in Inghilterra, mettendosi a tale scopo in contatto con i Whigs. Tuttavia, all’ascesa al trono d’Inghilterra di Giacomo II, Guglielmo mantenne un atteggiamento corretto: inviò in aiuto del suocero i reggimenti inglesi e scozzesi che erano a servizio dell’Olanda ed offrì se stesso come comandante.
Guglielmo non riuscì ad associare Giacomo nei suoi piani antifrancesi: la revoca dell’Editto di Nantes (1685) in Francia, e la coercizione esercitata sui suoi sudditi nel Principato d’Orange sdegnarono Guglielmo, ma Giacomo rifiutò di protestare presso la corte di Versailles. Anzi, in Inghilterra egli stesso cercava di ridar forza ai cattolici contro i protestanti. Gli oppositori alla politica regia cercarono allora aiuto in Guglielmo: il vescovo Burnett venne in Olanda ma Guglielmo fece comprendere che non si sarebbe mosso senza un invito scritto.
L’occupazione dell’Inghilterra
Quando I sette vescovi, che erano stati processati per poi essere assolti a causa della protesta contro la seconda dichiarazione di indulgenza, fu raggiunta la crisi finale. Un invito cifrato, firmato da sette politici inglesi, fu mandato a Guglielmo, al quale era richiesto « di salvare l’infranta libertà » della nazione. Il 5 novembre 1688 Guglielmo sbarcò a Torbay, marciando poi su Londra, mentre attorno a lui s’andavano, man mano, ingrossando le fila di sostenitori. Giacomo, che aveva rifiutato follemente l’aiuto di Luigi XIV, si trovò ridotto a contare solo sui propri mezzi. Egli aveva raccolto il suo esercito a Salisbury e mosse per raggiungerlo. Allarmato però dal sempre più crescente numero di traditori(tra i quali vi era anche John Churchill)si ritirò a Londra e fuggì in Francia all’ultimo.
L’incoronazione
Per la deliberazione presa da un’assemblea di notabili, convocata in fretta, Guglielmo decise di convocare una convenzione per il 7 gennaio 1689. Il problema della successione fu discusso con molto impeto. I tories finirono col dichiarare che la successione doveva spettare per diritto ereditario a Maria; ma Guglielmo fece sapere che non si sarebbe mai adattato ad agire da principe consorte. La difficoltà fu risolta con l’accettazione della dottrina dei whigs del contratto sociale originario; e così fu adottata in ultimo la deliberazione che Giacomo II, avendo cercato di sovvertire la costituzione, violando il contratto originario fra il re e il popolo, e le leggi fondamentali del regno, aveva abdicato al governo e quindi il trono era vacante. Seguì l’altra decisione, che era incompatibile con la sicurezza ed il benessere della nazione protestante il governo di un principe papista. Il 12 febbraio 1689 la corona fu offerta a Guglielmo e Maria in comune nel Banquetting Hall a Whitehall; l’incoronazione ebbe luogo l’11 aprile. Non si ebbe tempo di redigere una costituzione scritta; ma il parlamento dichiarò Guglielmo e Maria re e regina e nella Dichiarazione dei diritti condannò seriatim i vari atti di malgoverno dei quali era stato accusato Giacomo II, e che furono dichiarati illegali.
Gloriosa rivoluzione
Nel 1688 Guglielmo sbarcando in Inghilterra e sconfiggendo Giacomo II, rifugiatosi poi in Irlanda, divenne re, essendo anche imparentato con gli Stuart. In cambio di tutto ciò, Guglielmo dovette firmare nel 1689 il Bill of Rights con cui riconosceva il ruolo del Parlamento e l’Inghilterra divenne una monarchia costituzionale in cui il Parlamento aveva molti poteri. Poi Guglielmo III sbarcò in Irlanda, sconfisse nuovamente Giacomo II, massacrò gli irlandesi e tolse loro altri territori. Tutta questa vicenda è detta Gloriosa Rivoluzione perché avvenne in pochi giorni e senza eccessivi spargimenti di sangue. Con il Bill of Rights si decise anche che il Parlamento doveva essere ricambiato regolarmente attraverso delle votazioni popolari. Venne ribadita la libertà di culto per tutte le professioni protestanti, mentre i cattolici non potevano avere incarichi politici poiché erano devoti al papa, che era un sovrano straniero.
La politica inglese di Guglielmo
Guglielmo, che non si trovava troppo a suo agio in Inghilterra, di cui non gradiva il clima eccessivamente piovoso e freddo, non riuscì a valutare esattamente l’importanza che la contrapposizione, sempre crescente, fra i due partiti dei Whigs e dei Tories aveva nella vita interna del paese, e le ripercussioni che dovevano derivare nei metodi di governo. Egli si sforzava di scegliere i suoi ministri fra i membri dei due partiti in base dunque a criteri prettamente personali, e solo col tempo dovette volgersi verso il governo di partito quale la situazione politica inglese ormai esigeva. Guglielmo d’altronde soleva passare i soli mesi dell’inverno in Inghilterra, dove convocava il suo Parlamento e sbrigava gli affari di stato; durante la stagione estiva egli era sul continente, occupato nelle trattative diplomatiche, o al comando delle truppe sui campi di battaglia.
Gli ultimi anni e la morte
Costretto dal rigore inglese e dalle necessità militari della guerra contro la Francia a trascorrere nei Paesi Bassi la maggior parte dell’anno, Guglielmo affidò l’amministrazione dello Stato a sua moglie e, dopo la morte di lei avvenuta nel 1695, a dei lords justices di nomina regia: ciò ebbe molta parte, insieme con l’esigente politica militare, nel diminuire la popolarità di Guglielmo, che del resto non mostrò in quegli anni di rendersi ben conto della situazione «rivoluzionaria» del Paese. La Pace di Rijswijck (1697) fu un grande successo della diplomazia di Guglielmo: ma ebbe come conseguenza, in Inghilterra e nei Paesi Bassi, questi economicamente ancor più stremati, la richiesta di pronta smobilitazione. Le elezioni del 1698, risultate favorevoli ai tory, indebolirono ancor più la posizione di Guglielmo, e lo costrinsero persino a rinunciare ai frutti di laboriosi trattati segreti con Luigi XIV per la successione al trono spagnolo. Egli scelse allora la via dell’abilità politico-diplomatica anche all’interno: non resistette all’Act of settlement (giugno 1701) che, pur riconoscendo la successione hannoveriana, limitava con certe clausole i poteri reali, e cercò di riguadagnare tutta la sua popolarità quando Luigi XIV, violando gli impegni di Rijswijck, riconobbe alla morte di Giacomo II (sett. 1701) i diritti del figlio; le elezioni del novembre portarono in Parlamento uomini pronti a sostenere il re in una politica vigorosa, e nei primi mesi del 1702 Guglielmo otteneva uomini e fondi necessari per ricominciare la lotta. Non poté però vedere il frutto della sua politica: già molto malato, morì senza eredi il 21 febbraio 1702, a seguito di una caduta da cavallo che gli provocó una grave polmonite, causa poi della sua morte. Gli succedette l’ultima erede degli Stuart, la figlia protestante di Giacomo II, Anna.
SITOGRAFIA
http://win.storiain.net/arret/num194/artic5.asp
https://it.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_III_d%27Inghilterra
ARTICOLO DI MARCO RIMINI DELLA CLASSE IV I DEL LICEO LINGUISTICO
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