LUZ LONG, vita e morte di un campione

Berlino, 4 agosto 1936, all’Olympiastadion,il faraonico impianto voluto da Hitler per celebrare la potenza e i trionfi del nazismo, si sta svolgendo la finale di salto in lungo della XI° Olimpiade dei Giochi moderni. Gli occhi dei 120.000 presenti sono tutti puntati sul campione americano di colore Jesse Owens, che il giorno prima aveva vinto l’oro nei 100 metri piani e che nei giorni successivi bisserà nei 200 e nella staffetta 4×100.Quel pomeriggio ad assistere alla finale è presente il Führer in persona e il gotha dei gerarchi del regime. La regista tedesca Leni Riefenstahl, chiamata ad immortalare l’evento, fisserà nel suo film Olympia i volti terrei e irrigiditi dei nazisti davanti alle vittorie del “negro” dell’Alabama

Tutte le speranze tedesche erano riposte nel giovane campione nazionale Carl Ludwig Long, detto Luz. Nato a Lipsia, il 27 aprile 1913, Long nell’aspetto incarnava pienamente il modello ariano propagandato dal regime: alto, biondo, lo sguardo fiero e marziale. Tesserato nello Leipziger SC, Long, fin dai primi anni trenta, era considerato tra i migliori saltatori di Germania. Nel 1934 ai Campionati europei di atletica tenutisi a Torino, aveva vinto la medaglia di bronzo con un salto di 7,25 m., dietro al connazionale Leichum, (che cadrà in combattimento sul fronte russo nel 1941) 7,41m. e al norvegese Berg con 7,31. Ai Giochi olimpici di Berlino, in semifinale aveva battuto, con 7,73 m., il record del mondo stabilito ad Amsterdam, nel 1928, dall’americano Edward Hamm, e ora, in quel pomeriggio d’agosto, a contendersi il podio più alto aveva come avversari diretti lo stesso Owens e il fortissimo saltatore giapponese Naoto Tajima.

Malgrado le forti tensioni tra Stati Uniti e Germania e a dispetto delle politiche razziali naziste, nei giorni precedenti la finale Long e Owens ebbero modo di familiarizzare sia in pista che fuori. Fu proprio in pista, durante le qualificazioni, che Long mostrò la straordinaria sportività che lo consegnerà alla storia ancor più dei suoi meriti sportivi. Le qualificazioni per il lungo erano in contemporanea con quelle dei 200 metri piani, Owens coinvolto in entrambe le specialità nelle prime fasi del salto in lungo non riuscì a concentrarsi compiendo due salti nulli. Luz Long, tra gli sguardi increduli e incuriositi dei presenti si avvicinò al saltatore americano e, come Owens anni dopo racconterà, gli suggerì di staccare venti centimetri prima della linea di battuta e per indicare il punto appoggiò per terra un fazzoletto. Il campione americano si fidò del tedesco, seguì il consiglio e al terzo e ultimo salto si qualificò per la finale del lungo. Ma torniamo al 4 agosto, Long nei tre salti a disposizione riuscì progressivamente a migliorare il suo stesso record giungendo fino a 7,87 metri, lasciandosi alle spalle il giapponese Tajima, peraltro oro nel salto triplo nella stessa Olimpiade del ’36. Ma l’impresa di Long nulla poté contro Jesse Owens; l’americano dopo un primo salto nullo volò prima a 7,94 e poi a 8,06 metri, gelando i presenti dell’Olympiastadion. Luz Long fu il primo a correre incontro all’avversario congratulandosi con lui, immagine poi tagliata dal film della Riefensthal,tra gli sguardi imbarazzati e increduli dei gerarchi nazisti seduti in tribuna d’onore. Rudolf Hesse, n.°2 del regime avvicinatosi al giovane atleta tedesco gli sibilò rabbioso:

Non abbracciare mai più un negro”.

Luz Long e Jesse Owens, Berlino 1936

Si potrebbero fondere tutte le medaglie che ho vinto, ma non si potrebbe mai riprodurre l’ amicizia a 24 carati che nacque sulla pedana di Berlino.”

Jesse Owens

La carriera sportiva di Long continuò ancora fino allo scoppio della II°Guerra mondiale, nel 1937 migliorò ancora il proprio record personale fino a 7,90 metri, primato tedesco per oltre quarant’anni, nel ’38 vinse ancora un bronzo ai Campionati di atletica di Parigi,nel frattempo riuscì a laurearsi in legge, a sposarsi e nel ’41 ad avere un figlio, Karl.

Ma i nazisti non avevano dimenticato l’affronto di quell’agosto 1936 e quando, sul finire del’42, le truppe dell’Asse incominciarono ad arretrare da tutti i fronti, non esitarono a richiamare l’ex campione e inviarlo in prima linea. Arruolato col grado di Obergefreiter (caporal maggiore) nel I° Reggimento della divisione della Luftwaffe Hermann Goering come addetto alle batterie antiaeree, Long fu inviato prima in Polonia e poi, nel maggio ’43 in Sicilia, dove, nel luglio dello stesso anno risulterà disperso in combattimento. Ed è in Sicilia che si apre il secondo capitolo sulla vita di Luz Long, quello relativo al mistero della sua morte, mistero che si intreccia con una delle pagine più drammatiche della Seconda Guerra mondiale: lo sbarco Alleato in Sicilia nel luglio’43. E’ grazie alle ricerche dello storico e senatore della Repubblica Andrea Augello1 se oggi conosciamo gli ultimi istanti di vita dell’atleta tedesco.

Flak 38 in dotazione alla Luftwaffe

Lo sbarco in Sicilia (in codice Operazione Husky) avvenuto il 10 luglio 1943, fu voluto dagli Alleati e da Stalin sia per alleggerire la pressione tedesca sul fronte orientale, sia per aprire, (al momento l’opzione Francia era stata accantonata) un fronte meridionale, sconfiggere il regime mussoliniano e puntare verso la Germania. L’operazione vide protagonisti due celebri generali, l’americano George Patton, a capo della 7° Armata e l’inglese Bernard Law Montgomery, comandante dell’8° Armata britannica, in totale circa 160.000 uomini. A contrastarli vi erano circa 200.000 effettivi italiani sotto il comando del generale Guzzoni (Divisione fanteria Aosta, Assietta, Napoli e Livorno) e numerose batterie costiere. I tedeschi schieravano circa 60.000 soldati, principalmente della Divisione Hermann Goring, alcuni reparti di paracadutisti, i temuti Fallschirmjäger,oltre ad una divisione corazzata di Panzer. La morte di Luz Long avvenne sicuramente nei primissimi giorni dopo lo sbarco, tra il 14 e il 15 luglio. Diverse biografie, riportando dati non suffragati da testimonianze, indicano il luogo del ferimento mortale o a San Pietro di Clarenza, vicino a Catania o secondo altri presso l’aeroporto militare di Ponte Olivo presso Gela,dove il tedesco, colpito in combattimento, sarebbe stato successivamente trasferito, giungendo cadavere, in un ospedale militare da campo2. Le ricerche di Augello propongono una nuova versione, questa volta più attendibile. Luz Long non sarebbe morto in un ospedale da campo tedesco né a San Pietro di Clarenza né a Ponte Olivo in quanto dalle verifiche svolte non risulterebbe la presenza di ospedali in quelle località, inoltre se il campione fosse stato ferito presso l’aeroporto di Ponte Olivo sarebbe stato più logico trasportarlo nella cittadina di Niscemi, lì sì dove si trovava un nosocomio militare.

Secondo i documenti, recentemente recuperati dallo storico presso gli archivi militari tedeschi, due sarebbero i toponimi siciliani indicanti il luogo dove sarebbe caduto Long: Biscari e San Pietro. Biscari era il nome col quale, frettolosamente, gli americani denominarono l’aeroporto, in realtà una semplice pista appena battuta, di San Pietro, costruito nel 1941 dalla Regia aeronautica e usato come pista alternativa sia a quello di Comiso che a quello di Gela-Ponte Olivo. Biscari sarà tristemente noto per la strage, impunita, compiuta dalle truppe americane nei confronti di inermi prigionieri italiani e tedeschi. Luz Long sarebbe caduto in combattimento all’interno del perimetro dell’aeroporto il 14 luglio. Quel giorno due battaglioni del 145° Reggimento della 45° Divisione americana assaltarono il piccolo aeroporto difeso da alcune postazioni di artiglieria leggera (Flak 38 da 20mm). La 10° compagnia Flak sotto il comando del capitano Wolfang Hartmann combatté fino all’ultimo proiettile. Caddero lo stesso capitano insieme a Long e ad un altro artigliere di nome Heinrich Zingsheim, mentre rimasero gravemente feriti due sottufficiali e sette soldati semplici3.

Secondo la testimonianza riportata dai documenti d’archivio, Long, ferito a morte, sarebbe stato caricato a spalle da un commilitone che dopo averne, però, constatato la morte lo avrebbe abbandonato ai margini della pista. Il corpo dell’ex olimpionico tedesco fu poi recuperato dagli americani che lo seppellirono anonimamente insieme ad altri caduti italiani e tedeschi in una fossa comune nel cimitero di Biscari. oggi Acate. Un mese dopo, il 13 agosto, tutti i corpi verranno riesumati e sepolti nuovamente nel settore C del cimitero di Ponte Olivo vicino Gela Nel 1958 il cimitero di Ponte Olivo sarà smantellato e i caduti lì sepolti nuovamente riesumati e collocati nel Sacrario di Catania. Luz Long riposa, oggi, insieme ad altri 4651 soldati tedeschi nel cimitero militare germanico di Motta Sant’Anastasia vicino al capoluogo etneo.

Il suo nome, infatti, compare inciso sulla piastra E, una delle numerose lapidi d’ardesia presenti nel cimitero riportanti le generalità dei caduti tedeschi in questo estremo lembo d’Europa.

Cimitero Motta Sant’Anastasia, piastra E, fossa 2

1Andrea Augello, Uccidi gli Italiani. Gela 1943, la battaglia dimenticata, Mursia, II° ed., 2014.

2Andrea Augello, op.cit., pag. 175

3Andrea Augello, op.cit., pag. 177