Riguardo al modo in cui noi uomini ci relazioniamo gli uni con gli altri, i filosofi Thomas Hobbes e David Hume hanno ipotizzato dinamiche peculiari.
Hobbes, vede alla base dei rapporti interpersonali l’egoismo. L’uomo hobbesiano è egoista, tenta in ogni modo di sopraffare i suoi simili per sopravvivere in un ambiente difficile, per ottenere ciò che ogni altro desidera: il controllo delle risorse.
Dice Lorenzo Bertolone: “Per Hobbes lo stato di natura è una realtà conflittuale, una situazione di guerra costante in cui la vita umana si rivela misera. Il processo logico, basato sul modello assiomatico della geometria, muove da una serie di assunti fondamentali e indiscutibili e porta Hobbes ad affermare che la natura umana sia conflittuale dato che l’uomo è un essere desiderante: ogni uomo ha desideri differenti, ma tutti desiderano, e ciò li porta inevitabilmente a competere dato che la natura è dotata di risorse scarse.
Hobbes ricorda altresì che gli uomini tessono relazioni solo per motivi egoistici, non per naturale socievolezza, «Ogni associazione spontanea di gente – afferma Hobbes – nasce dal bisogno reciproco o dal desiderio di soddisfare la propria ambizione… ogni patto sociale si contrae o per utilità o per ambizione, cioè per amor proprio e non già per amore dei consoci».” (1)
Infatti agli occhi di Hobbes una relazione come quella che intercorre tra un bambino e un adulto è dovuta dal fatto che il bambino, pensando alla propria sopravvivenza, necessiti di un adulto che si prenda cura di lui. Allo stesso modo un rapporto di amicizia nasce dai vantaggi che i due “amici” possono ricevere l’uno dall’altro.
Prosegue Bertolone: “I fini egoistici e la naturale uguaglianza degli uomini portano, inevitabilmente, al conflitto.
In tale competizione non può verificarsi una vittoria netta e duratura di un individuo (o di un gruppo di individui). Infatti, in ogni momento, tutti potrebbero subire una sconfitta o un tradimento. Altra caratteristica fondamentale dello stato di natura è dunque la totale assenza di garanzie.
Gli uomini sono tendenzialmente uguali, dotati della stessa forza e della stessa arguzia; e anche se esistono delle differenze naturali tra i singoli, esse non sono tali da consentire il dominio completo e durevole di un individuo su un altro. Hobbes priva di ogni fondamento l’idea che esistano delle differenze biologiche tra gli uomini e le donne, che siano tali da giustificare la pretesa di superiorità naturale del sesso maschile. Dunque, gli esseri umani sono tutti dotati tendenzialmente della stessa forza e delle stesse possibilità.”(1)
L’uomo humiano rimane in parte egoista ma con facoltà di indirizzare il proprio interesse verso quei binari che consentono anche la soddisfazione del desiderio altrui. Hume vede nelle relazioni una qualità che lui chiama simpatia ovvero la propensione di comprendere le inclinazioni e i sentimenti degli altri. La simpatia agisce in varie forme e con una spontaneità e una intensità diversa a seconda delle relazioni che esistono tra due individui. Le forme della simpatia, analiticamente, si possono dividere in quattro categorie: la simpatia mediata, la simpatia immediata, la simpatia con e la simpatia per. Le relazioni tra gli individui possono essere relazioni di familiarità, amicizia, conoscenza ma possono dipendere anche dalle similarità non solo a livello fisico ma soprattutto a livello culturale e intellettivo. Secondo Hume è più facile provare simpatia per qualcuno con una stessa religione, una stessa cultura etc. Tuttavia Hume fa riferimento anche a quella che potremmo definire l’altra faccia della medaglia della simpatia, ovvero il confronto. Se quando proviamo simpatia per qualcuno proviamo un sentimento simile a quello dell’altra persona, quando invece entra in gioco il confronto i sentimenti che noi percepiamo sono quasi opposti a quelli dell’altro. Un esempio: nel caso in cui una persona che non sopportiamo ricevesse una promozione noi proveremmo un’invidia pari alla gioia del suddetto. Da sempre l’uomo ha cercato di comprendere la propria natura per dare una spiegazione alle proprie azioni e per risalire a quel complesso di interazioni che è la società. Il dibattito è stato sempre incentrato tra due idee: l’uomo come animale naturalmente sociale e l’uomo come potenziale nemico dei suoi simili. Hobbes e Hume potrebbero essere i due immaginati rappresentanti di queste due posizioni.
(1) Lorenzo Bertolone, Lo stato di natura: mondo prepolitico per Hobbes e Locke.
Sitografia
https://www.treccani.it/magazine/chiasmo/diritto_e_societa/Natura/sssgl_lostatodinatura.html
http://polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/ravazzi.pdf
ARTICOLO DI MIRELLA CORDARO ALLIEVA DELLA CLASSE IV B DEL LICEO CLASSICO
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