Etimologia e storia

La moda può essere vista in due differenti modi: quello delle sfilate, delle modelle, dei grandi palcoscenici, degli stilisti come Giorgio Armani, Gianni Versace, Dolce&Gabbana, insomma come un movimento che riguarda le alte classi sociali e i grandi personaggi. Può però anche essere vista come da Miuccia Prada, che disse: “Quello che indossi è il tuo modo di presentarti al mondo, specialmente oggi che viviamo in un’era in cui il contatto umano è così rapido. La moda è un linguaggio istantaneo”, ovvero la considerazione della moda come qualcosa che definisce l’identità di ognuno, come l’arte attraverso la quale è possibile esprimere se stessi, il proprio umore, le proprie sensazioni, il proprio ego.

I sarti del 1500 chiaramente erano uomini, poiché alle donne erano riservati solo compiti secondari, ed erano chiamati a lavorare solo su commissione dagli aristocratici dell’epoca. Non esistevano le taglie, i pezzi erano unici perché creati appositamente su misura per la persona che li richiedeva. I tessuti non potevano essere ordinati direttamente dal sarto, doveva essere il committente a farlo. Il concetto di stilista, infatti, nasce proprio in quell’epoca, sebbene gli uomini e le donne di quel tempo non avessero libertà in merito alle proprie creazioni. Fu solo nell’800 che il concetto di stile e di conseguenza, di moda, cominciò a prendere forma. L’abolizione delle leggi suntuarie, che prevedevano multe salatissime per l’epoca per tutti coloro, al di fuori dei ceti aristocratici, che avessero indossato oggetti o abiti di lusso, fu un grande passo avanti per la moda, ma soprattutto per il popolo.

Anni 20

Il periodo che va dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino agli anni Trenta è di solito definito come I Ruggenti anni ’20; probabilmente il periodo più rivoluzionario di tutto il XX secolo. Durante la Prima Guerra Mondiale, con gli uomini impegnati al fronte, le donne cominciano ad addentrarsi in settori fino ad allora impensabili per loro. Sia per quanto riguarda le donne del popolo che quelle delle classi sociali più agiate, si comincia ad avvertire il bisogno di abiti più semplici e pratici, che diano libertà di movimento in una vita decisamente più dinamica rispetto al passato.
Gli orli si accorciano. Prima all’altezza del polpaccio, poi dal 1925 al ginocchio e per la prima volta l’Europa volge il suo sguardo all’America attraverso il cinema e ne assimila lo stile libero attraverso ritmi come il fox-trot, il charleston e il jazz. È da qui che arriva la nuova moda delle Flapper girls. In questo decennio molti sono i nuovi nomi della moda europea: tra i principali ricordiamo Chanel, Vionnet, Patou, Lanvin. Il nome “Flapper Girls”è una parola in slang americano che può avere due significati diversi: da una parte definisce ragazze da poco diventate donne; dall’altra era il nome con cui, in Inghilterra, venivano chiamate le prostitute alle prime armi, per poi trasformarsi ed andare ad indicare una qualsiasi adolescente troppo irrequieta. Le caratteristiche principali di questa nuova moda femminile degli anni ’20 erano il trucco eccessivo, le gonne corte, le caviglie in mostra e i capelli corti. Ma le Flapper erano anche note per una sessualità disinvolta e libera, bere alcolici, fumare in pubblico e guidare automobili come facevano gli uomini. Insomma, la maggiore libertà ottenuta dalle donne si riflette sul loro modo di vestire.

Gabrielle Chanel, conosciuta anche come Coco Chanel, è la stilista più popolare di questi anni, che porta una rivoluzione nella moda: si specializza nell’utilizzo del jersey in modelli all’avanguardia, come le gonne a vita bassa dalla pieghettatura morbida, le camicette ampie o alla marinara, le giacche dalla linea morbida o i maglioni da uomo e i cardigan da indossare sopra gonne dritte. Da questo si può capire che già dagli esordi Chanel puntava alla funzionalità degli abiti: ogni donna poteva facilmente vestirsi da sola, poiché le chiusure erano tutte a portata di mano. La prima delle importanti innovazioni di questa stilista, nei primi anni venti, va ricercata nell’introduzione della moda alla garçonne, il taglio dei capelli corto, che nacque per una fatalità: essendosi bruciata parte dei capelli con un fornello, tagliò anche l’altra parte. Da qui in poi, durante il corso del decennio, questo taglio si espanse alla maggior parte dell’universo femminile. Questa moda si riversò poi anche nell’abbigliamento. è il 1921 quando esce, per la prima volta sul mercato, un profumo tutt’ora iconico, lo “Chanel N.5”, messo a punto con l’aiuto del profumiere Ernest Beaux, profumiere dello Zar, emigrato in Francia a causa della Rivoluzione Russa. Nel 1926 Chanel lancia per la prima volta il suo abito simbolo: “le petite robe noir”, il tubino nero.
Va anche detto che il successo immediato delle creazioni di Chanel è dovuto ad una modellistica molto semplice e facilmente riproducibile, per cui fu largamente imitato già dagli esordi. Le scarpe più popolari sono le decolletè col cinturino e il tacco medio. Per quanto riguarda gli uomini, ci sono vari cambiamenti: giacche con spalle larghe e cadenti, pantaloni larghi o corti (portati con calzettoni a quadri), chiamati Oxford bags e l’utilizzo frequente di un tipo di tessuto che mescolava quadri e righe, chiamato Principe di Galles. Dal 1928 nella moda maschile si affermano gli Spezzati, completi in cui giacca e pantaloni avevano colore diverso. Altre tendenze che prendono piede negli anni ’20 sono l’utilizzo di colori chiari per il giorno, le giacche a doppiopetto e il risvolto all’orlo dei pantaloni.

Anni 30

Lo stile degli anni ‘30 rappresenta una sorte di “ritorno all’ordine” rispetto alla rivoluzione del decennio precedente. Con il crollo della borsa del ‘29, l’ottimismo che aveva percorso gli anni ‘20 finisce bruscamente e così le flapper perdono popolarità fino a scomparire. Come sempre accade nei momenti d’incertezza politica ed economica, torna di moda un tipo donna più femminile e morbida.
L’immagine della donna trasgressiva non è più di moda .La silhouette femminile così vede il trionfo di forme più morbide: emancipata, ma delicata, mai aggressiva, vestita in modo ricercato, sobrio ma sempre sofisticato. Diventarono popolari i colori neutri e si cominciano a fabbricare capi di abbigliamento piùModa Anni '30: eleganza morbida e romantica - Giovanna Vitacca economici grazie all’uso di fibre sintetiche. La seta artificiale o il nylon, materiali molto più accessibili, che fanno in modo che la moda arrivi a tutte le sfere della società. Allo stesso modo, vengono utilizzati per la prima volta i pantaloni da donna. L’origine del pantalone femminile sorge dal cambio di ruolo che devono assumere le donne con l’inizio della Prima Guerra Mondiale, quando devono iniziare a lavorare nelle fabbriche mentre i propri mariti si trovano in guerra; così diventano popolari i primi pantaloni disegnati esclusivamente per le donne, poiché fino a quel momento utilizzavano quelli dei propri mariti. Elsa Schiaparelli introduce la gonna pantalone e raggiunge il successo. La sensualità veniva segnata da scollature  nei vestiti e nelle bluse con spalle completamente scoperte. Allo stesso modo, i sandali erano fini e lasciavano vedere i piedi della donna, una cosa che veniva considerata molto sensuale. Tornano di moda le pellicce: di giorno erano di pelo corto, spesso usate come rifiniture e guarnizione degli abiti, mentre di sera erano usate quelle a pelo lungo per coprire le spalle. Tra gli accessori più alla moda troviamo le cinture, che grazie al ritorno della vita marcata, riacquisiscono importanza. Una donna elegante non usciva di casa senza il cappello e i guanti.  I cappelli in particolare furono l’oggetto sul quale le donne riversarono tutta la propria fantasia e creatività. Assunsero le forme più strane, all’inizio erano piccoli e piatti ma man mano che avanzava il  decennio, con le forme che  diventavano  sempre più Moda anni 30, alla scoperta di uno stile più glamour - Passione Retronumerose, li si trovava spesso sistemati leggermente obliqui sulla fronte. La vera rivoluzione degli anni ’30, tuttavia, sono i tessuti: la crisi infatti costringe e risparmiare sui filati ed ecco che, per la prima volta nella storia, l’industria dell’abbigliamento introduce le fibre sintetiche: il nylon (e non la seta) diventa il materiale più utilizzato per la fabbricazione di calze e collant, vera e propria invenzione dell’epoca. Le acconciature a onde sono il grande classico femminile degli anni ’30: riccioli e boccoli sono onnipresenti, danno origine a pettinature soffici e voluminose o adornano quelle raccolte. Lo styling dei capelli anni ’30 è più delicato rispetto ai caschetti e ricci stretti tipici delle acconciature anni ’20 e le donne iniziano a propendere per chiome lunghe e tagli carichi di femminilità. L’uomo d’affari degli anni ’30, utilizza di norma il completo di flanella grigio scuro, blu o nero con giacca doppiopetto, a cui si accompagna il soprabito di cammello e un cappello morbido, preferibilmente di Dobbs, casa newyorkese leader nella produzione di copricapi maschili. In questo periodo nascono anche le prime polo e i pantaloni a vita alta non più accompagnati alle bretelle ma dalle cinture.

Anni 40