GIUSEPPINA DI BEAUHARNAIS
Marie-Josèphe-Rose nacque il 23 giugno 1763 vicino a Fort-Royal, primo genita del cavaliere Joseph-Gaspard Tascher Seigneur de La Pagerie, e di Rose-Claire des Vergers de Sannois. Originaria di Marchenoir, la famiglia del padre era giunta in Martinica nel 1726 per fare fortuna, ma l’unico successo di Joseph-Gaspard era stato quello di sposare una donna di un ceto sociale ben più elevato del suo, che gli aveva portato in dote una vastissima piantagione di canna da zucchero.
La famiglia, però, gestì male le proprietà avute e, alla morte del padre di Rose-Claire, la famiglia non ricevette l’eredità che sperava, ma solo molti debiti. Sfortuna volle che la casa di famiglia venne distrutta da un uragano nel 1766, ma Joseph non volle sentire ragioni e, non la fece ricostruire, preferendo quindi far restaurare come abitazione il piano superiore della raffineria di zucchero della piantagione, dove si installò con la moglie e le tre figlie.
Ben presto, Rose, venne mandata a studiare nell’istituto religioso delle Dames de la Providence di Fort-Royal con la sorella Catherine Désirée: non furono mandate in Francia a ricevere un’educazione adeguata a ragazze del loro rango, a causa delle ristrettezze economiche della famiglia. Non dotata di una mente brillante, Rose ricevette dalle suore un’istruzione approssimativa in cultura umanista, catechismo, disegno, danza, musica e canto. Morta Catherine Désirée per una febbre maligna, Rose uscì dal collegio a quattordici anni per tornare alla tranquilla vita a fianco della madre a Trois-Îlets.
Nel frattempo Joseph-Gaspard ricevette da François d Beauharnais, amante di sua sorella Marie Euphémie Désirée, la proposta di nozze fra Catherine Désirée e suo figlio minore, il visconte Alexandre de Beauharnais. Mentre questa domanda stava raggiungendo la Martinica, la ragazza morì. Dopo varie sollecitazioni, la scelta ricadde su Rose, che venne accompagnata in Francia dal padre, da una zia e da Euphémie, una serva mulatta, in un viaggio periglioso a bordo della Ile de France. Il matrimonio fra la quindicenne Rose e il diciottenne Alexandre venne celebrato il 13 dicembre 1779 a Noisy-Le-Grand.
IL MATRIMONIO
Non iniziò nel migliore dei modi. Costantemente criticata dal marito, che la riteneva troppo ignorante e grossolana per essere presentata nell’alta società, Rose visse i primi due anni di matrimonio in casa Beauharnais in centro a Parigi, frequentando il salotto letterario di Fanny di Beauharnais. D’altra parte Alessandro, spesso lontano da casa per doveri militari, sfruttava ogni occasione per moltiplicare le sue relazioni amorose. Nonostante gli screzi sempre più frequenti a causa del carattere di entrambi, la coppia mise comunque al mondo due figli, Eugène, che nacque il 18 settembre 1781, seguito due anni dopo da Hortense, nata il 10 aprile 1783. Nel novembre dello stesso anno Rose, affidata la figlia a una balia e portando Eugène con sé, entrò nel convento di Panthémont, rifugio per aristocratiche in difficoltà. A contatto con numerose dame apprese usi e costumi da tenere in società, affinando le sue qualità mondane. Due settimane dopo avviò le pratiche per la separazione dal marito. Il 5 marzo 1785 si arrivò alla separazione consensuale: Rose avrebbe potuto vivere dove voleva, ottenendo la custodia di Eugène fino ai suoi cinque anni e quella di Hortense, mentre Alexandre si sarebbe occupato del loro mantenimento finanziario.
Quando uscì dal convento, Rose andò ad abitare con il suocero e sua zia Edmée a Fontainebleau, dove la famiglia si era trasferita in seguito a ristrettezze economiche: le entrate che dovevano venire dalle piantagioni in Martinica, mal gestite dal conte Tascher e da Alexandre, che scialacquava denaro, non erano elevate. Nonostante ciò, Rose frequentò parecchi nobili e borghesi, dandosi alla vita di società: nacquero così vari pettegolezzi sulle sue presunte relazioni e persino su una sua gravidanza.
LO SCOPPIO DELLA RIVOLUZIONE
Nella primavera 1792 lo scoppiò una dura guerra contro l’Austria e le sconfitte dell’esercito francese portarono a una violenta risposta antimonarchica: la famiglia reale fu arrestata e portata alla Torre del Tempio, il mese dopo il popolo assaltò le prigioni, con vari cospargimenti di sangue e infine, il 21 settembre 1792, venne dichiarata la Repubblica. Il 21 gennaio 1793 il re Luigi XVI venne ghigliottinato, seguito nove mesi dopo dalla moglie, la regina Maria Antonietta. Era iniziato il regime del Terrore, con l’approvazione da parte della Convenzione Nazionale, secondo la quale ogni nobile era un possibile controrivoluzionario, che poteva essere arrestato e ghigliottinato. In questo clima sempre più teso, Rose cercò di salvaguardare se stessa e i figli, cercando inizialmente di farli emigrare assieme ad amici, ma il piano fu bloccato dal marito.
Nel frattempo, dopo lo scioglimento dell’Assemblea Costituente nel settembre 1791, suo marito aveva ottenuto il comando di un’importante armata del Reno, ma non manifestò grandi capacità militari. Nel luglio 1793, a seguito della caduta di Magonza in mano nemica, dette le dimissioni. Fu accusato di essere un cospiratore e nel marzo 1794 fu incarcerato nella prigione dei Carmelitani. Il 21 aprile seguente venne raggiunto da Rose, denunciata da una lettera anonima. In carcere Rose non dette prova di coraggio e, secondo i ricordi di alcuni testimoni, pianse molto spesso per la disperazione. Fortunatamente per lei, in prigione vi rimase solo pochi mesi. Altrettanto fortunato non si può definire Alessandro che con l’approvazione della legge del 22 pratile, veniva consentita la condanna a morte dei “nemici del popolo” anche senza processo, furono giustiziate oltre 1000 persone, fra cui anche Alessandro, il 23 luglio 1794. Quando Rose apprese la notizia svenne, in preda al panico.
IL MATRIMONIO CON NAPOLEONE
Negli anni, grazie al carisma che l’aveva sempre contraddistinta si creò numerose amicizie influenti, frequentando i salotti francesi. In quel periodo conobbe, grazie a Teresa Cabarrus, che la introdusse nei salotti del governo e le presentò Paul Barras, un importante nobile, capo del Direttorio, di cui divenne amante. Anche se biasimata per essersi legata a un uomo così malfamato, Rose ne trasse vantaggio per migliorare il proprio tenore di vita e quello dei figli: Eugène venne mandato a studiare al Collège Irlandais, mentre Hortense alla prestigiosa scuola fondata e diretta da Madame Campan.
Negli stessi salotti frequentati da Rose e dalle Merveilleseus, abbigliate secondo la nuova moda neoclassica detta alla directoires, era ospite anche il giovane generale corso Napoleone Bonaparte. Rose e Bonaparte si conobbero più approfonditamente grazie a un favore che il generale concesse a Eugène e lei volle incontrarlo per ringraziarlo. Colpito, come dirà, dalla «eccezionale grazia e maniere irresistibilmente amabili» della donna, i due iniziarono a frequentarsi e ben presto diventarono amanti. In poco tempo Napoleone si innamorò visceralmente della donna e nelle sue lettere d’amore la denominò Joséphine, Giuseppina, sfruttando il secondo nome di battesimo.
Ben presto arrivò la proposta di matrimonio da parte di Napoleone, accettata dopo qualche titubanza da Giuseppina. Eugène accolse positivamente la notizia, avendo intenzione di fare carriera militare, mentre Hortense, avendo in antipatia il generale, pianse a dirotto.
Il matrimonio civile avvenne la sera del 9 marzo 1796 nella capitale francese. La cerimonia venne officiata da un funzionario minore che mancava della competenza giuridica. Entrambi gli sposi mentirono sull’età, dichiarando di avere ambedue ventotto anni(mentre avevano rispettitivamente 32 anni lei e 26 lui) . Erano presenti solo Barras, Tallien e Jerome Calmelet, consigliere finanziario della sposa e Lemarois, aiutante in campo di Napoleone, ma nessun parente. Lo sposo le donò per le nozze un anello con una piccola iscrizione: «Al destino».
Due giorni dopo le nozze, Bonaparte, che era stato nominato dal Direttorio generale in capo dell’Armata d’Italia, partì per raggiungere il suo esercito, mentre Giuseppina rimase a Parigi, poiché l’organo politico del Direttorio le aveva ritirato il passaporto. In questo breve periodo di lontananza i due si tennero in contatto con svariate lettere d’amore da parte soprattutto del generale.
Sconfitto l’esercito del regno di Sardegna e gli austriaci ed entrato trionfalmente a Milano, Napoleone reclamò la moglie al suo fianco e il Direttorio diede il suo consenso. Per molti mesi Giuseppina rifiutò di raggiungerlo, accampando varie scuse, da malanni ad una presunta gravidanza. Grazie alle gesta del marito, Giuseppina era divenuta infatti una figura famosa a Parigi e, con il suo charme e la sua affabilità, riuscì a rendersi molto popolare sia all’alta società sia al popolo, venendo soprannominata Notre-Dame-des-Victoires (Nostra dama delle Vittorie).
Pressata dalla disperazione di Napoleone, fu infine costretta a raggiungerlo, partendo il 27 giugno 1796. Era accompagnata da alcuni amici che desideravano fare degli affari in Italia, tra cui il giovane amante Hippolyte Charles, di cui si era pazzamente innamorata.
Pur riscontrando enorme successo nel capoluogo lombardo per le sue maniere gentili, la sua bontà e la sua delicatezza, Giuseppina confessò di annoiarsi «terribilmente» in Italia. Riceveva le entusiaste attenzioni del marito che riteneva talvolta opprimenti, difatti, mentre lui si trovava sul campo di battaglia, Giuseppina continuò con discrezione la sua relazione segreta con Hippolyte.
Nel luglio 1797 Giuseppina seguì il marito a Brescia, dove salvò fortuitamente Napoleone, evitando che finisse vittima di una cospirazione austriaca, insistendo per andarsene prima del previsto da un ballo: ciò convinse il marito che il suo sesto senso creolo fosse il suo portafortuna. Nel settembre dello stesso anno si scontrò con la famiglia Bonaparte, invitata in Italia da Napoleone, che la disapprovò pesantemente. In particolar modo Giuseppina venne particolarmente osteggiata dalla suocera e dalla giovane cognata, screzi che continuarono con il passare degli anni.
I coniugi Bonaparte tornarono per vie separate nel gennaio 1798 a Parigi, dove Giuseppina continuò assieme a Hippolyte i suoi traffici illeciti sull’assegnazione degli appalti per l’esercito, per sovvenzionarsi le spese pazze e ripagare gli enormi debiti, di cui il marito era all’oscuro. Conscia che Napoleone fosse un vero eroe nazionale, iniziò a preoccuparsi di non essere ancora riuscita a dargli un figlio. Dopo essersi separata da lui, partito per la campagna d’Egitto, Giuseppina si recò alle terme di Plombières, note per portare fecondità. Al suo ritorno, Bonaparte parve deciso a divorziare, ma dovette rinunciare per l’attaccamento ai due figli di Giuseppina. Alla fine la situazione coniugale s’invertì: Napoleone prese ad avere amanti nell’entourage di sua moglie e Giuseppina, che non ignorava la cosa, dovette subire la presenza delle rivali.
L’ASCESA AL TRONO E GLI ULTIMI ANNI
Napoleone e Giuseppina furono incoronati imperatore e imperatrice dei francesi nel 1804 nella Cattedrale di Notre-Dame. Giuseppina, ormai troppo in là con l’età non poteva più dare un erede a Napoleone, l’imperatore decise di accogliere l’invito dei suoi consiglieri e avviare le pratiche per la dichiarazione di nullità del matrimonio, riconosciuta dall’ufficiale dell’arcidiocesi parigina l’11 gennaio 1810.
Marco Rimini IV I
Giuseppina de Beauharnais (histouring.com)
Giuseppina di Beauharnais – Wikipedia
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