Karl Marx nacque in Germania, più precisamente nella città di Treviri nel 1818 da una famiglia ebrea, egli ebbe un’educazione di tipo liberale e razionale scegliendo la facoltà di Giurisprudenza. Egli provava un particolare interesse e infatti si dedicò al giornalismo politico, sopratutto nel suo soggiorno a Parigi, dove poi incontrerà Engels. Il suo primo discorso di filosofia politica moderna lo troviamo all’interno del suo discorso la ”Critica alla filosofia del diritto di Hegel”, pubblicata nel 1843. L’anno successivo, dopo svariati studi economici, con altrettante ricerche e approfondimenti sui più importanti economisti inglesi in voga in quel periodo, pubblica “Manoscritti economico-filosofici”. Nel 1847, egli si reca a Londra, dove entra a far parte del primo congresso della lega dei comunisti ed elabora su richiesta un documento teorico-programmatico: il “Manifesto del partito comunista”, che sarà pubblicato un anno dopo. Nel 1864 entra a far parte dell’Associazione internazionale dei lavoratori e nel 1866 pubblica il “Capitale”. Scrisse successivamente altre opere di rilevanza minore e infine morì nel 1883 a Londra, nel regno unito.

Ciò che fece Marx fu proprio una profonda analisi della società globale, senza tralasciare alcun punto di vista, riducendola poi ad aspetti filosofici sociologici ed economici. Egli ha una visione del mondo molto particolare, infatti vede l’uomo come una costante di rivoluzione, sempre in grado di cambiare. Marx tenta di costruire una nuova società in modo fisico e non solamente teorico, superando dunque Hegel che iniziò solamente questo lavoro, senza portarlo a termine, infatti, l’hegelismo ha esercitato una forte influenza per Marx.

Egli comprende, mettendo in considerazione anche gli aspetti di Hegel, che le istituzioni sono pure allegorie di una realtà spirituale che si nasconde dietro ad esse. La realtà non è altro che manifestazione dello spirito. Inoltre, Marx vede la storia come serie di concatenati eventi storici che sono semplicemente stati mossi da delle opposizioni e disaccordi. Ricordiamoci inoltre che Marx, all’interno della sua idea di comunismo, crea largo consenso per la critica globale del periodo riguardo alla civiltà moderna e allo stato liberale andato formandosi. In questa nuova società infatti si era andata a creare una spaccatura tra la parte civile e lo Stato, essere parte integrante di questa novità ti portava a due possibili modi di vivere possibili: quella da borghese di terra, egoista e interessato alla società civile e poi quella del cittadino, chiamato in specifico cittadino di cielo, superiore all’interesse dello Stato e dell’interesse comune. Il cielo infatti vissuto dal cittadino è un elemento assolutamente illusorio, infatti il suo compito è quello di porsi come mediatore tra interessi comuni e quelli della società. Lo stato in realtà non fa altro che sancire gli interessi dei gruppi e di particolari persone proclamando una falsa uguaglianza formale e una vera diseguaglianza fisica in società. Marx considera l’età moderna come una società prettamente egoista ed illusoria. In essa si è sviluppato un principio di società individuale a cui vi si oppone l’ideale di stato di Marx dove vi è un mix perfetto tra individuo e comunità e dove ogni cosa si sviluppa all’interno della società. Un modello di comunità solidale dove vi è l’eliminazione delle diseguaglianze sociali attraverso l’eliminazione della proprietà privata. Marx propose inoltre il ricordo al suffragio universale, come mezzo per la rivoluzione sociale, in tal modo da sfruttare le grandi masse di persone con una condizione disagiata per ottenere un miglioramento in tutta la società.

Invece, parlando di un’altra sua opera “I manoscritti economico-filosofici” del 1844 egli parla dell’ambiente economico politico e della sua rappresentazione in realtà. Più in specifico discute della società capitalista in via teorica dove incolpa i borghesi di non essere capaci ad approcciarsi ad uno sviluppo e creare un modo razionale di produzione. Da qui si crea un conflitto tra borghesia e proletariato che vede la difficoltà di questi ultimi a una condizione di vita sana a causa del salario a loro concesso. Questa viene anche chiamata ‘alienazione del proletario’ e non è altro che cosa negativa, dove si applica una condizione di dipendenza socio-economica che dipende dal salario e dalla condizione del salariato in una società capitalista. Per Marx bisognerebbe sorpassare la proprietà privata attraverso le ideologie del comunismo facendo si che l’uomo smarrito nella civiltà in cui vive possa ritrovarsi nella nuova società.

L’ideologia per Marx è solamente falsa rappresentazione. Non descrive cos’è realmente l’uomo ma solamente il suo apparire. Inaugura una nuova scienza dove l’individuo e l’umanità sono evoluti e lottano per la sopravvivenza. La storia da lui creata assume aspetto di un continuo ciclo di bisogno e di soddisfacimento. Per produrre i mezzi per saziare il bisogno di soddisfacimento l’unica via possibile è attraverso il lavoro. Nel lavoro possiamo trovare diverse figure e modalità, le principali sono: la forza lavoro degli operai, i mezzi di produzione di proprietà del capitalista e le conoscenze tecniche e scientifiche per l’organizzazione della produzione. I rapporti della produzione sono scelti dal proprietario che è colui che ha il compito di mettere a disposizione del lavoratore i mezzi di produzione che vengono scelti e comprati da lui e che devono essere poi venduti per ricavare un guadagno. Ed è quindi lui che impartisce questa gerarchia e questo ordine. Questa gerarchia è detta “sovrastruttura” ed è la legge economica a stabilirla, non lo Stato. La classe con maggiore forza, che quindi significa quella che riesce a vendere più prodotti da lui creati, diventa la figura modello della nuova legge di rapporto di produzione. Marx afferma che, se è sociale la produzione della ricchezza, ovvero il lavoro che è fatto da tali operai, allo stesso modo dovrebbe essere sociale la distribuzione di questa cosa, ma nella realtà non è così.

Una delle sue opere più importanti, che è stata pubblicata nel 1848, è il ‘Manifesto del partito comunista’. Il suo scopo era quello di pubblicare le sue idee per iniziare un’azione rivoluzionaria che tocca in sintesi l’idea marxista del mondo. Si parla di più temi:

  • La funzione storica della borghesia, è impossibile che esista la borghesia senza una costante rivoluzione nei rapporti sociali e nei metodi di produzione, in quanto questa è una classe dinamica, in continuo cambiamento.
  • La storia come lotta di classe tra borghesia e proletariato, le varie lotte delle classi sociali sono degli elementi fondamentali per la creazione della storia e sopratutto sono il soggetto principale.
  • La critica al socialismo non scientifico, vi è una forte critica nei confronti dei socialisti precedenti che sono stati: i reazionari, che attaccano la borghesia basandosi solamente su aspetti legati al passato da buoni conservatori quali non dovrebbero essere essendo reazioni proposti a un cambiamento “in avanti”. I conservatori-borghesi, sono gli economisti che pensano sia possibile rimediare agli inconvenienti del capitalismo senza però distruggerlo essendo per loro cosa vantaggiosa. I critici-utopisti, non riconoscono al proletariato un’importante fase della storia e non fanno riferimento a tutta la società per una pacificazione generale facendo così i moralisti utopici.

Che cos’è il capitale? Il capitale è un libro scritto da Marx che parla dei meccanismi e delle strutture della società borghese e parla dei movimenti economici della società moderna. Marx sostiene che non vi siano leggi universali dell’economia ma che ogni formazione abbia caratteri specifici e, paradossalmente, la classe borghese che ha creato l’economia della società moderna che di fatto è quella che conosciamo come capitalista, contiene al suo interno tanti elementi che servono a dettarne la stabilità. Quello che possiamo capire dal libro è che è una forma di prevenzione, in caso succedesse davvero la formazione del capitalismo. Inoltre, individua gli elementi strutturali dell’organizzazione capitalistica con la dialettica. La popolazione ricopre un ruolo non molto importante in questo mondo, in quanto è suddivisa da tante classi sociali e a sua volta il concetto di classe sociale è vago, perché come ho scritto prima, queste ultime vengono costruite in base agli elementi dei rapporti di produzione.

Il capitalismo essendo un sistema economico produce merce che deve possedere un valore d’uso e deve servire a qualcosa. Quel qualcosa è proprio il valore di scambio. Il valore viene detta o dalla quantità di lavoro necessaria alla produzione della merce ma dipende anche dall’abbondanza o dalla scarsità della merce in questione o dal suo bisogno in determinate circostanze. Il capitalismo si basa sul concetto del plusvalore. Questo infatti, non è in grado di nascere dalla merce o dallo scambio, essendo sempre quelli i valori equivalenti da usare, ma deriva dalla “merce umana”. Più bassa è la forza-lavoro in quanto a denaro da dovergli dare come salario maggiore è il plusvalore guadagnato dal capitalista borghese. Il plusvalore dipende quindi dai salari ed è un rapporto variabile. L’investimento dei salari è anche dipeso dall’investimento da fare in campo di macchinari utili alla produzione facendo diminuire ulteriormente il plusvalore acquisibile ma il capitalista guadagnerà sempre.

Lo scopo del capitalismo è quindi un plusvalore maggiore e quindi di basa su una logica di proprietà privata e non comune e collettiva. Questo ragionamento porterà Marx a una sola via di arrivo: una sempre maggiore classe proletaria sfruttata e una sempre minore classe industriale ingrandita.


ARTICOLO DI CIMA CAMILLA DELLA CLASSE 4I^ DEL LICEO LINGUISTICO.


FONTI: Wikipedia, Storiologia.it