Il contratto sociale è alla base della nascita della società, ossia di quella forma di vita in comune che sostituisce lo stato di natura, in cui gli esseri umani vivono in una condizione di instabilità e insicurezza per la mancanza di regole riguardo a quelli che sono i loro diritti e doveri. Infatti, lo stato di natura è quella ipotetica condizione in cui gli uomini non sono ancora associati fra di loro e disciplinati da un apparato governativo e dalle relative leggi tipico invece dello stato di diritto.
Il contrattualismo comprende quelle teorie politiche che vedono l’origine della società in un contratto tra governati e governanti, che implica obblighi precisi per ambedue le parti.
Il contrattualismo nasce con Thomas Hobbes, il fondatore dell’antropologia della paura, o antropologia negativa, i cui scritti sono chiamati letteratura maestosa e maledetta.
In questa concezione, il potere politico si fonda su un contratto sociale che pone fine allo stato di natura, segnando l’inizio dello stato sociale e politico.
Le persone accettano spontaneamente le leggi che vengono loro imposte, perdono una parte della loro assoluta e (potenzialmente) pericolosa libertà, ma riescono così ad assicurarsi una maggiore tranquillità e sicurezza sociale. Nel momento in cui il patto viene violato, il potere politico diventa illegittimo; di conseguenza il diritto di resistenza e ribellione viene legittimato.
I più importanti pensatori contrattualisti sono Thomas Hobbes, Jean-Jacques Rousseau e John Locke .
Tutto inizia dalla concezione diversa che questi tre filosofi hanno dello Stato di natura.
HOBBES:
Thomas Hobbes nei sui scritti politici lo descrive come una «guerra di tutti contro tutti», dovuta al sostanziale diritto a tutto di ogni essere umano, cosa che lo porterebbe a scontrarsi con il prossimo per il sostentamento e il possesso dei beni. L’espressione utilizzata da Hobbes fu quella già introdotta da Plauto nell’Asinaria: «homo homini lupus», ovvero ogni uomo è come un lupo per ogni altro uomo.
Questo stato di guerra perenne avrebbe impedito lo svilupparsi di ogni attività cooperativa e associativa, riducendo gli esseri umani alla condizione di animali impauriti.
Essendo l’uomo dotato di ragione può operare un calcolo razionale, che lo porta a rinunciare al diritto a tutto e ad alienare lo stesso a un potere superiore che – operando col consenso della moltitudine – può imporre leggi e farle rispettare con la forza. I patti che l’uomo compie sono tre : Pactum Unionis, Pactum societatis e Pactum subiectionis .
Lo Stato assoluto non è rappresentato da tutti i cittadini, ma solo dal sovrano, che è superiore alla legge. Ogni cittadino si deve identificare nello Stato, che così diventa totalitario. In cambio lo Stato fa di tutti gli individui singoli un popolo.
Individualmente nessuno ha diritti che lo Stato sia tenuto a rispettare. Infatti lo Stato può disporre delle forze e delle ricchezze di tutti.
LOCKE:
Nel Secondo trattato sul governo, John Locke tratteggia una condizione pre-sociale molto diversa da quella del suo conterraneo, affermando l’esistenza di una legge naturale innata negli individui, la quale comanda che «nessuno debba danneggiare l’altro nella vita, nella salute, nella libertà e nella proprietà».
La “ragione naturale” e la “rivelazione” legittimano il diritto alla proprietà. Ci sono due limitazioni al diritto all’appropriazione dei beni naturali:
1) in comune devono restare “cose sufficienti e altrettanto buone”;
2) il diritto alla proprietà riguarda “ciò che è stato aggiunto mediante” il lavoro al prodotto naturale.
Lo “stato di natura”, pertanto, non deve essere per forza uno stato di conflitto e barbarie, ma lo diventa quando una o più persone ricorrono alla forza per ottenere ciò che la legge naturale gli nega. A questo punto è necessario creare, tramite un “pactum”, una forma di potere che possa legittimamente tutelare i diritti dei singoli: lo Stato.
Una differenza sostanziale tra i due pensatori è quella che, secondo Locke, anche il sovrano rientra nel patto, ragion per cui il suo potere non risulta assoluto ma limitato dai diritti naturali dei cittadini che è suo compito difendere. Il regnante, quindi, non è al di sopra della legge ma sottoposto ad essa come tutti i cittadini e, nel caso venga meno al suo compito, può essere deposto.
ROUSSEAU:
Rousseau sembrava che vedesse più in là di tutti. Non si faceva illusioni sull’uso borghese della ragione. Da questo punto di vista è stato grande il suo contributo in direzione della scoperta del valore delle società pre-classiste. La civiltà – a suo giudizio – non stava tanto nella scienza o nella tecnica, cioè nel progresso materiale, quanto nell’umanesimo.
Jean-Jacques Rousseau contesta duramente i presupposti dei due autori inglesi, partendo da una visione antropologica profondamente differente.
Per Rousseau il benessere dell’uomo primitivo era esclusivamente legato alla sua vita individuale, autosufficiente; i problemi sorsero nel momento stesso in cui l’uomo ebbe bisogno dell’aiuto di un altro uomo.
A suo avviso, infatti, sia Hobbes che Locke inseriscono in uno stato naturale un uomo che nei suoi tratti è già sociale, falsando del tutto le premesse e le conclusioni del loro ragionamento. L’uomo nello “stato di natura” è, secondo l’illuminista, fondamentalmente innocente (le bon sauvage) e i beni messi a disposizione dall’ambiente circostante basterebbero per tutti gli individui. Il conflitto nasce con l’introduzione della proprietà privata, come afferma in un celebre passo del Discorso sull’origine della disuguaglianza. L’introduzione del concetto di proprietà privata,conduce quindi a una guerra tra ricchi e poveri, per ovviare alla quale nascerebbe lo Stato
Nel Contratto sociale egli si propone di esporre quale sia l’ordinamento sociale e politico che meglio consente di coniugare ciò che il diritto autorizza e ciò che l’interesse suggerisce, «in modo che la giustizia e l’utilità non si trovino separate.»
Avendo rifiutato la fondazione della società sulla base della forza o della schiavitù, e rifiutando anche le fondazioni basate sul diritto divino o sul paternalismo politico, Rousseau passa quindi a esaminare quello che secondo lui è l’atto propriamente costitutivo delle società umane, con cui si trasforma un gruppo inorganico e disorganizzato in una comunità regolata da precise convenzioni. La clausola fondamentale di tale patto, quella che lo rende legittimo (l’unico, in effetti, legittimamente possibile), è che ognuno (come singolo) si dia a tutti gli altri (come comunità) e (come membro della comunità) riceva tutti gli altri (come singoli).
Rousseau credeva di poter superare, attraverso il Contratto sociale, sia il limite di un individualismo “buono”, che però non riesce a imporsi sull’antagonismo della società borghese, sia il limite della “cattiva” socializzazione che si verifica nella stessa società borghese, allorché in nome della proprietà si vuole affermare l’ineguaglianza.
CONCLUSIONE:
Hobbes sostiene che la naturale condizione umana sia il “bellum omnium contra omnes”, dando potere assoluto al Governatore, a patto che difenda i governati, motivati da un unico istinto di conservazione. Locke sostiene che ogni uomo ha in sé una naturale predisposizione alla giustizia e alla pace, il governatore deve sottostare alle leggi naturali tanto quanto il governato, e può ugualmente ad esso essere punito.
La differente visione di Rousseau è una visione pessimistica, nella quale lo Stato dev’essere subordinato alla società, il legislatore deve conformarsi alla volontà del popolo. Non solo, ma il popolo deve diventare legislatore di se stesso, e ciò è possibile solo a livello locale, perché solo a questo livello è possibile una democrazia diretta, piena, sostanziale e non formale, cioè non delegata a rappresentanti che vivono lontani dalla realtà quotidiana, che non possono oggettivamente avere il polso della situazione. La democrazia è reale quando può essere posta sotto controllo quotidiano dagli stessi cittadini che la gestiscono.
SITOGRAFIA:
https://www.homolaicus.com/teorici/locke/locke10.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Contratto_sociale
https://www.homolaicus.com/teorici/rousseau/rousseau.htm
ARTICOLO DI VALERIA MARTINELLI DELLA CLASSE IV D DEL LICEO LINGUISTICO
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