Moltissime civiltà antiche credevano nell’arte profetica e si avvalevano di sacerdoti e riti per predire il futuro; i Greci avevano per esempio il celebre Oracolo di Delfi, gli Etruschi e i Romani si rivolgevano ad auguri e aruspici. Il rapporto con gli dei era quindi fondamentale, era necessario consultarli per essere certi di non andare contro il volere divino. Non sempre però i messaggi profetici venivano cercati, ci sono stati casi di visionari a cui le divinità si sono rivolte direttamente, stravolgendo il corso degli eventi.

Sogni profetici

Il sogno è un fenomeno psichico legato al sonno, che prevede la percezione come reali di immagini e suoni prodotti dall’immaginazione di un individuo. Da sempre l’uomo si interroga sul significato dei sogni, attribuendo molto spesso all’attività onirica interpretazioni profetiche anche per intervento divino. Molte civiltà antiche, per questo motivo, tenevano in grande considerazione i sogni e ritenevano che permettessero di entrare in contatto con gli dei. Tra i Greci, per esempio, era comune la pratica incubativa: ci si recava in un tempio di Asclepio dove si dormiva, per poi permettere ai sacerdoti di interpretare i sogni; proprio da questi riti nasce la Onirocritica, la scienza che si occupa di studiare e attribuire significato ai sogni. Artemidoro di Daldi, un famoso onirocritico greco, distingue il gruppo degli insogni (i sogni non profetici) dai sogni profetici che a loro volta possono essere diretti o simbolici. Nel Medioevo le opinioni sui sogni erano svariate: molto spesso erano ritenuti una manifestazione del Diavolo, più che di Dio; Papa Gregorio II arrivò a vietarne l’interpretazione, pena la morte. Sappiamo, comunque, di sogni e in particolare visioni di carattere divino, che resero famosi i mistici del tempo e contribuirono a scrivere la storia.

 

L’imperatore Costantino

Costantino il Grande è conosciuto per essere stato il primo imperatore romano di religione cristiana; nel 313 d.C. mise fine alle persecuzioni nei confronti dei cristiani con l’Editto di Milano, un momento molto importante per la storia dell’Occidente. Alla sua conversione sembra essere legato un episodio particolare, di natura mistica, che gli permise di conquistare il trono. Un anno prima dell’emanazione dell’Editto, Costantino affrontò il suo rivale Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio; era il 28 Ottobre del 312 e quasi inspiegabilmente egli vinse, lasciando gli storici a interrogarsi su come mai Massenzio,  in vantaggio, sia sceso in campo aperto lasciandosi sconfiggere. Secondo Lattanzio ed Eusebio di Cesarea, cristiani, la notte prima della battaglia Costantino sognò l’apparizione di un angelo che gli rivolse parole ormai celebri: “in hoc signo vinces”, “sotto questo segno vincerai”. È anche possibile che la visione si sia manifestata all’imperatore nel cielo notturno insieme ad una Croce, idea plausibile in quanto l’immagine potrebbe coincidere con quella della Costellazione del Cigno. Ciò che è dato per certo è che Costantino sia rimasto molto colpito da queste apparizioni e abbia quindi deciso di far incidere il simbolo della Croce sulle insegne dell’esercito, vincendo la clamorosa battaglia di Ponte Milvio.

 

Calpurnia e Cesare

 

Non sempre i sogni premonitori sono bastati a vincere una battaglia o salvare delle vite. Calpurnia, moglie di Cesare, non riuscì a impedire che il marito fosse ucciso da una congiura nel 44 a.C.: ci è stato raccontato da diversi storici, infatti, che la donna sognò la morte di Giulio Cesare la notte prima del 15 Marzo, ma la sua angoscia non fu sufficiente a distoglierlo dal recarsi in Senato. Le versioni sono differenti: Plutarco riferisce che quella notte fu particolarmente ventosa e Calpurnia sognò che la casa stesse crollando sentendo il rumore delle finestre che si spalancavano; Cassio Dione e Svetonio aggiungono che nel sogno Cesare veniva assassinato e si rifugiava nel grembo della moglie dopo il crollo. Secondo Appiano, Calpurnia vide solo il corpo grondante sangue. Alcuni storici ritengono che anche lo stesso Cesare non passò quella notte tranquillamente, ma addirittura fece un sogno in cui si innalzava in volo fino a superare le nuvole e stringere la mano a Giove: la sensazione di volare in stato onirico è tipica di chi sa di dover presto affrontare qualcosa di importante, in questo caso una assemblea in Senato. Non possiamo sapere se questi sogni si verificarono davvero, magari a causa di reali preoccupazioni che affliggevano la coppia, o se furono inventati successivamente, ma rimane comunque una grande quantità di altri presagi tramandati nei testi. Pare infatti che nei giorni precedenti all’assassinio fossero accaduti alcuni episodi piuttosto strani, incluso uno divenuto celebre grazie alla tragedia di Shakespeare Giulio Cesare: a causa di responsi particolarmente negativi nei giorni precedenti i Lupercali (celebrazioni che si tenevano a Febbraio), il summus haruspex Spurinna si sarebbe rivolto a Cesare con le parole “Guardati dalle Idi di Marzo”. È verosimile pensare che il famoso condottiero, la mattina del giorno in cui fu ucciso, abbia quindi davvero posticipato l’assemblea al giorno successivo, forse perché l’esito degli ulteriori sacrifici compiuti lo aveva reso disposto a credere a Calpurnia, o forse a causa di un malessere fisico; intervenne però Decimo Bruto, un vecchio amico ora alleato dei Cesaricidi, che lo convinse a non ascoltare la moglie e a dirigersi in Senato. A questo punto si verificò l’ultimo di una serie di funesti presagi: mentre usciva di casa, Cesare vide una sua statua nel vestibolo cadere e andare in pezzi; ma a quel punto niente riuscì a fermarlo dal raggiungere i congiurati.

 

Caterina da Siena e Giovanna d’Arco

Non è facile che il nome di una donna vissuta nel Medioevo diventi così celebre da giungere fino a noi. Perché ciò avvenga è necessario che la donna abbia fatto qualcosa di grandioso, che la sua vita e le sue azioni siano state riportate nei testi in modo estremamente preciso. È questo il caso di Caterina da Siena e Giovanna d’Arco, le donne più conosciute delle loro epoche (rispettivamente il ‘300 e il ‘400), due figure storiche eccezionali sotto molti punti di vista ma anche accomunate tra di loro da altri aspetti: furono infatti due grandi religiose e Sante. Entrambe visionarie, sostenevano che Dio si rivolgesse direttamente a loro per dettare il suo volere. 

 

 

Il “carisma mistico” di Caterina da Siena si rivelò all’età di sei anni, quando una visione di Gesù Cristo vestito da Papa le apparve sul tetto della Basilica di San Domenico, in occasione di una visita in città fatta alla sorella Bonaventura. Questo episodio provoca nella bambina una forte vocazione, che la porterà a far voto di verginità e dedicare la sua vita alla privazione dei piaceri e alla mortificazione del suo corpo; è il primo di una serie di apparizioni che renderanno Caterina una figura conosciuta e influente del suo tempo. Durante queste visioni afferma di essersi unita in matrimonio con Cristo, tramite un anello visibile soltanto a lei, e in un’altra fa una sorta di accordo con Dio: a tutti i suoi cari sarà concessa l’eterna beatitudine in Paradiso, poiché lei si propone di scontare i loro peccati sulla terra. Caterina fa digiuno, dorme pochissimo e si frusta con catene di ferro sin da giovanissima. Una delle suo missioni più importanti fu tirare il papato fuori dalla cattività avignonese e poi convincere le signorie d’Italia che il Papa dovesse rimanere a Roma. Scriveva alle figure religiose e politiche più importanti servendosi della sua autorità come profetessa, che le procurò anche una comunità di discepoli stretti intorno a lei. Nelle sue lettere, molte delle quali dettate al suo confessore Raimondo da Capua, descrive come le sue visioni siano reali: Dio, Gesù e i Santi sono accanto a lei fisicamente e questa sua passione la fa bruciare e le strappa il cuore dal petto.

 

 

Giovanna D’Arco, la pulzella d’Orléans che guidò i francesi di Carlo VII e diede una svolta decisiva alla guerra dei cent’anni. Come Caterina, era caratterizzata da un grande amore per Dio e la religione: da quanto è emerso dalle testimonianze degli abitanti del suo villaggio, in Lorena, sin da piccola Giovanna era molto pia, andava a messa e si confessava frequentemente. Intorno ai tredici anni iniziò a sentire le “voci” e divenne quindi una mistica e una profetessa in grado di comunicare con Dio. La prima volta, racconta Giovanna al suo processo, le voci la spaventarono molto: vennero un giorno d’estate, mentre lei era nel giardino di suo padre; arrivavano da destra, dalla parte della chiesa, insieme ad una forte luce. Questa immagine che la giovane ricostruisce è ricca di elementi simbolici: se la voce fosse giunta da sinistra, per esempio, sarebbe stata meno credibile. Inizialmente nelle sue visioni le viene detto di comportarsi bene e pregare spesso, poi Dio le affida la missione di raggiungere il delfino Carlo VII e combattere per lui per riconquistare la Francia. Queste voci continuano a presentarsi a lungo, Giovanna afferma di sentirle tutti i giorni e desidera ascoltarle, a lungo prova a scappare di casa per andare a combattere. Fa voto di castità, motivo per cui è conosciuta con il soprannome di pulzella, vergine. Quando a diciassette anni Giovanna riesce a farsi convocare dal re non è la prima che sostiene di avere una profezia: qualche anno prima l’Università di Parigi aveva pubblicato un appello pubblico in cui chiedeva alle persone pie dotate del dono della premonizione di manifestarsi, per la salvezza del regno. Questo non vuol dire che tutti credettero da subito a Giovanna, anzi: suo padre e i suoi fratelli si dicevano disposti ad affogarla in un fiume pur di farla smettere. Lei però non vuole solo annunciare una profezia, intende combattere in prima linea e guidare i francesi per riprendersi il regno, ed è quello che fa con l’assedio di Orléans e tante altre battaglie, dopo aver convinto della sua sincerità il delfino e una commissione di teologi e giuristi. A un certo punto le verrà chiesto in che lingua parlano queste voci, lei risponderà “Parlano in francese, molto meglio di voi”; le sue visioni le danno una certa vanità e la fanno sentire superiore ai chierici, a cui dirà che nei libri del Signore c’è la verità a cui gli altri non potranno mai avvicinarsi, mentre lei può nonostante sia analfabeta.

 


ARTICOLO REDATTO DA ELISA MAFFEO DELLA CLASSE IIIA DEL LICEO CLASSICO


 

SITOGRAFIA

http://www.humantrainer.com/articoli/sogni-significato-storia-umanita.html

http://https://telodiciamonoisevuoi.altervista.org/2017/10/07/hoc-signo-vinces-sogno-cambio-la-storia/

http://http://www.capitolivm.it/in-libreria/in-hoc-vinces/

http://https://www.studiarapido.it/gli-auguri-e-gli-aruspici-presso-i-romani/

http://https://biografieonline.it/biografia-santa-caterina


 

“Come pensava una donna nel Medioevo”, interventi di Alessandro Barbero al Festival della Mente 2012 di Sarzana.

BIBLIOGRAFIA

“Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità” di Alberto Angela

“In Hoc Vinces – La notte che cambiò la storia dell’Occidente” di Fabrizio Falconi e Bruno Carboniero